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Da Arp a Barbara Hepworth, da Lipchitz a Marino Marini. Scultura nella natura al Kröller-Müller di Otterlo

Constant Permeke, Niobe, 1951, Kröller-Müller Museum photo Cary Markerin Constant Permeke, Niobe, 1951, Kröller-Müller Museum photo Cary Markerin
Constant Permeke, Niobe, 1951, Kröller-Müller Museum photo Cary Markerin
Constant Permeke, Niobe, 1951, Kröller-Müller Museum photo Cary Markerin

Una retrospettiva sulla scultura moderna europea, così come sulla storia del Museo, attraverso le acquisizioni del direttore Bram Hammacher, che ideò il parco ambientale che circonda oggi il Kröller-Müller a Otterlo. Cento sculture e 30 bozzetti su carta dal 1880 agli anni Sessanta del Novecento. Fino al 25 settembre 2019.

Appena nominato direttore del Kröller-Müller Museum nel lontano 1948, Bram Hammacher si adoperò per arricchire la collezione permanente di sculture che documentassero la nascita della scultura moderna europea a partire dal primo Novecento. Nella sua visione, la creazione di un percorso che rappresentasse un capitolo di storia dell’arte attraverso i grandi nomi della scena europea, da Jean Arp a Barbara Hepworth, da Jacques Lipchitz a Marino Marini, contribuendo in maniera determinante a fare del museo olandese uno dei punti di riferimento per la scultura. I coniugi Kröller-Müller si erano infatti concentrati in prevalenza, per la loro collezione, sulla pittura. The beginning of a new world è una retrospettiva di studio. La pubblicazione che l’accompagna, con i saggi di Isabelle Bisseling e Jurriaan Benschop, ripercorre la storia della nascita di questo particolare museo, che dettò il modello per altri del genere in Europa e non solo.

Marino Marini, Cavallo e cavaliere, 1951 - 1955 Kröller-Müller Museum
Marino Marini, Cavallo e cavaliere, 1951 – 1955 Kröller-Müller Museum

Come suggerisce anche il titolo, con il Novecento nasce effettivamente un nuovo mondo, non soltanto nell’arte: l’industrializzazione su larga scala, la nascita del consumismo, le tensioni politiche e due guerre mondiali ridisegnarono il volto della società, alterandone usi e costumi in maniera irreparabile. Anche il mondo della cultura e dell’arte reagì alla nuova situazione, tracciando sentieri radicalmente nuovi rispetto alla scuola plastica di fine secolo. Fra i primi artisti che coltivarono l’anelito della modernità, Aristide Maillol e Auguste Rodin, i quali affrancarono la scultura dal concetto di “superficie chiusa” e dall’adesione alla silhouette, seguendo idealmente in quest’ultimo caso il percorso degli Impressionisti, che avevano sviluppato uno stile dai contorni indefiniti. Rodin, con le sue forme monumentali, compie veri e propri ritratti psicologici e crea effetti di luce e di movimento, mentre Maillol dà forma a momenti di poesia senza tempo, dove l’afflato romantico incontra la grandezza della lezione rinascimentale.

Il diffondersi, sul finire dell’Ottocento, dell’interesse per la cultura africana fa sì che gli scultori dell’avanguardia cubista traggano ispirazione da forme di carattere primitivo, la cui essenzialità del tratto sembrava il doveroso traguardo per superare l’accademismo del secolo; in quegli anni la cultura tradizionale europea stava andando incontro al tramonto, e la Grande Guerra imminente avrebbe imposta la necessità di un ripensamento generale, compresa l’arte. Il corpus delle opere di Jacques Lipchitz racchiude l’essenza della ricerca geometrica in scultura. Hammacher prestò anche attenzione a quegli scultori che dedicavano al bozzetto quasi la medesima attenzione che all’opera finita, e fece incetta di quei bozzetti su carta che in un certo senso costituivano l’anello di congiunzione fra le pitture della collezione e le sculture da lui aggiunte successivamente.

Jean Arp, Berger de nuages, 1953, Otterlo, Kröller-Müller Museum
Jean Arp, Berger de nuages, 1953, Otterlo, Kröller-Müller Museum

Con Barbara Hepworth, Jean Arp, Henry Moore, la collezione si arricchì di opera degli anni Trenta che costituiscono esempi di come le possibilità di lavoro sul materiale vennero considerevolmente ampliate con l’applicazione di fori: si trattò dell’abbattimento di una barriera, di un diaframma, che annullò le opposizioni davanti-dietro, interno-esterno, tutte le dimensioni dello spazio incluso il tempo, in favore non solo di una nuova fusione tra pittura, scultura e architettura, ma di una propugnata totalità che inglobi opera, ambiente e azione, e infondendo nell’opera stessa una rinnovata potenza fisica, tale da creare una forma in perenne dialogo con la realtà circostante, e mai da essa avulsa. Gli anni fra le due guerre resero pesante il clima anche per gli artisti, le cui riflessioni in fatto di estetica nascondevano un tentativo di trasferire su una dimensione più accettabile l’imminente violenza che stava per scatenarsi sull’Europa, e dalla quale molti scelsero poi di emigrare.
Fra le acquisizioni più importanti effettuate da Hammacher, L’uomo che cammina di Giacometti, opera simbolo della riflessione esistenzialista europea negli anni Sessanta, sull’onda del pensiero di Sartre. Un’opera che lega in maniera indissolubile la collezione Kröller-Müller al sentire dei tempi, radicalmente diversi dagli anni in cui essa nacque.

Alexander Archipenko, Torse de femme, 1914 Kröller-Müller Museum
Alexander Archipenko, Torse de femme, 1914 Kröller-Müller Museum

Mettendo in discussione l’idea di Helen Kröller-Müller di una collezione limitata a eventuali arricchimenti di opere di artisti (prevalentemente pittori) già presenti, Hammacher ne fece un corpo vivo, ampliandone sia la prospettiva sia il dialogo con la storia, volendolo aprire ad acquisizioni future a tutto campo. Non pago di aver arricchito la collezione con le sculture, Hammacher volle dare loro una sistemazione particolare, costruendo quello che ancora oggi è il parco ambientale del Museo: già all’epoca concepiva la scultura come un qualcosa che potesse e dovesse armonizzarsi con l’ambiente naturale, e il bosco circostante la residenza dei Kröller-Müller si prestava per tentare l’esperimento.

Nacque così l’attuale “labirinto”, che ancora oggi affascina i visitatori, e che negli anni è stato ulteriormente arricchito. Nacque per l’iniziativa di questo direttore che seppe coniugare la sua funzione di “procacciatore” di opere per la collazione, con l’idea del museo integrato con la natura, capace di offrire al pubblico una doppia valenza educativa all’apprezzamento dell’arte e della natura. Un’idea di museo assai innovativa, che ha poi fatto scuola nel mondo.

Anoniem, Afrika, Bovenstel van een masker, ongedateerd - undated Kröller-Müller Museum, Otterlo Foto Victor E. Nieuwenhuijs, Amsterdam
Anoniem, Afrika, Bovenstel van een masker, ongedateerd – undated Kröller-Müller Museum, Otterlo Foto Victor E. Nieuwenhuijs, Amsterdam

www.krollermuller.nl

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