COME SI VALUTA UN’OPERA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA?
di Massimo Vecchia e Giorgia Ligasacchi
Il Decalogo dell’opera d’arte adottato da Negri-Clementi
Valutare un’opera d’arte moderna e contemporanea significa tenere in considerazione molteplici fattori. Capire quali sono stati gli elementi indagati che hanno portato ad una certa quotazione permette anche di comprendere appieno la richiesta economica per un eventuale acquisto o il prezzo di vendita di un’opera che si intende alienare. Numerosi ed eterogenei sono i criteri che influiscono sul prezzo di un’opera d’arte e pertanto è importante che venga effettuata una schedatura completa di tutte le informazioni. Non è, infatti, sufficiente compiere una semplice media dei risultati di vendita all’incanto di opere simili per ipotizzare il giusto prezzo (ed è questa l’informazione, evidentemente parziale, che generalmente i database mettono a disposizione); questi dati (che sono pubblici) devono essere interpretati e letti con cura e attenzione da un professionista del settore (il c.d. art advisor) che, grazie all’esperienza maturata, possiede una visione a 360° capace di armonizzare tutti i numerosi fattori che ne determinano la valutazione e il risultato.
Scopriamo insieme quali sono gli elementi, sintetizzati nel Decalogo adottato dallo Studio Legale, che possono far variare, anche sensibilmente, il valore di un’opera d’arte:
i) Autore:
Il primo importante dato preso in considerazione dagli esperti durante la valutazione di un’opera è l’autore, che suggerisce subito una fascia di prezzo indicativa. Esiste una grande differenza se si considera il lavoro di un artista emergente oppure se si tratta di uno già storicizzato. Nel caso di un artista già affermato ci saranno maggiori transazioni da prendere a confronto, sia nel mercato primario, dove le opere vengono proposte per la prima volta, ma soprattutto in quello secondario delle aste che trattano lavori che contano già uno o più passaggi sul mercato (la verifica può avvenire attraverso le più conosciute e disponibili banche dati). Ciò non toglie che opere dello stesso autore raggiungano prezzi molto diversi tra loro. Ne è un esempio l’ampio range di prezzo delle opere di Lucio Fontana (1899-1968): alcune superano i € 24 milioni (quelle della serie: “Concetto spaziale. La fine di Dio”) mentre altre sono valutate solo per alcune migliaia, specialmente se si tratta della produzione seriale, come le incisioni, le litografie o le acqueforti.
ii) Titolo:
Secondo elemento da considerare è il titolo, che solitamente identifica il soggetto dell’opera. In alcuni casi è possibile che si tratti di un “senza titolo”, quindi non è una caratteristica che influenzerà il prezzo. In altri, invece, il titolo identifica anche una fascia di prezzo: è il caso di Giorgio Morandi (1890-1964). Le sue “nature morte” raggiungono quotazioni molto più elevate rispetto ai “paesaggi”, che a loro volta superano i “fiori”.
iii) Data di esecuzione:
Un altro tema intrinseco nell’opera stessa è la sua data di creazione. La carriera di un artista, infatti, è caratterizzata da diverse fasi: gli inizi o le sperimentazioni e la fase più matura. Alcune di esse possono risultare più “interessanti” e apprezzate dai collezionisti e raggiungere quindi quotazioni maggiori sul mercato rispetto ad altri periodi. Le opere della maturità di un artista sono, in genere, anche le opere più richieste dal mercato. Ne sono un esempio le opere di Giuseppe Capogrossi (1900-1972) il cui periodo iniziale, che si potrebbe definire “figurativo”, è meno conosciuto e quindi meno richiesto rispetto alle opere del periodo “informale-segnico” per cui è maggiormente famoso.
Anche le tele iniziali di Afro Basaldella (1912-1976) hanno quotazioni inferiori rispetto alle opere mature informali, così come quelle di Emilio Vedova (1919-2006) e Tancredi Parmeggiani (1927-1964). Tutti questi artisti iniziano la loro carriera attraversando una fase più figurativa, geometrica e post cubista, per arrivare alla fase matura informale che li ha resi celebri e apprezzati dal collezionismo internazionale.
iv) Tecnica:
Olii su tela, incisioni, tempere su cartone, acquerelli, gouache, matite, smalti, ceramiche, video, fotografie, ricami, e così via: numerose possono essere le tecniche a supporto dell’arte e ciascuna di essa incide in maniera diversa sul prezzo dell’opera. La tecnica è ciò che identifica il supporto e come l’artista ha realizzato o fatto realizzare il suo lavoro. Così esisteranno diverse fasce di prezzo, anche se si sta considerando lo stesso autore.
v) Dimensione:
Per quanto riguarda invece le dimensioni di un quadro si è soliti pensare che più è grande la tela più il prezzo cresca, ma non è sempre detto che delle misure importanti siano l’elemento determinante nell’aumento delle quotazioni; in questo caso sono diversi i fattori da tenere in considerazione.
vi) Certificazione di autenticità:
Un tema caldo e sempre più rilevante è quello dell’importanza dell’autentica, che deve essere rilasciata dall’artista, se vivente, oppure dall’archivio o fondazione d’artista o da qualsiasi altro ente certificatore che ne abbia la facoltà e il riconoscimento di tale attività da parte del mercato dell’arte. La certificazione di autenticità incide in maniera significativa sulla valutazione della stessa, da un punto di vista artistico, economico e sulla sua vendibilità. Bisogna tuttavia ricordare che non tutti gli artisti hanno un ente certificatore e che può capitare che addirittura esistano due soggetti, tipicamente un archivio e una fondazione, in disaccordo tra loro che svolgano la stessa attività. In questi casi è importante capire quale è considerato il soggetto più autorevole da parte del mercato dell’arte.
vii) Provenienza:
Nella valutazione di un’opera l’esperto considera anche la provenienza. Se un lavoro è appartenuto ad un collezionista o famiglia illustre, questo dato fa aumentare sensibilmente la sua quotazione. Un chiaro esempio di ciò è stata la straordinaria vendita all’asta nel 2018 tramite Christie’s della Collezione Peggy e David Rockefeller con il 100% di venduto e un ricavato di 646 mln di dollari. Tra i capolavori si ricorda una Nymphéas en fleur di Claude Monet, passato di mano per 84,687,500 dollari, e una Natura morta di Giorgio Morandi battuta per 4,332,500 dollari. Queste stesse opere avrebbero sicuramente raggiunto dei risultati importanti sul mercato anche se non fossero appartenute alla famiglia Rockefeller, tuttavia questo fattore ha fatto da volano e ha inciso positivamente sull’esito finale.
viii) Esposizioni:
Altro aspetto collegato non tanto all’opera in sé ma alla sua storia e al suo percorso è la partecipazione a esposizioni, personali o collettive, che solitamente ne incrementano il valore. Detto ciò, però, esistono casi in cui l’elemento “inedito” talvolta ne può far ugualmente accrescere la quotazione.
ix) Bibliografia:
La presenza poi di un’opera nel catalogo ragionato o generale dell’artista e su altri cataloghi porta a un incremento del suo valore. Questo perché non solo vuol dire che l’opera è ritenuta autentica, ma anche che è considerata importante per la carriera di quel particolare artista.
x) Stato di conservazione:
In ultimo, lo stato di conservazione incide molto sulla valutazione di un’opera. La stima iniziale può essere modificata se il lavoro necessita di pulizia o di restauro. In questi casi è anche importante tenere in considerazione se il tipo di intervento necessario debba essere conservativo o di ripristino.
È quindi evidente come la valutazione economica di un’opera sia un complesso insieme di tanti tasselli, tutti essenziali, che devono essere studiati, approfonditi e interpretati da professionisti del settore così da restituire il giusto valore per non incorrere in acquisti (in)consapevoli. Per concludere, in caso di acquisto, il ruolo dell’art advisor risulta fondamentale; permette infatti al collezionista di avvicinarsi al mondo dell’arte con un miglior bagaglio di conoscenze e una maggior consapevolezza, condividendo con lui competenze specifiche per far sì che un acquisto nato dalla passione e da una emozione possa diventare anche un buon investimento.
Il presente contributo costituisce un estratto di ART&LAW n. 2 del 2019 su “L’ACQUISTO (IN)CONSAPEVOLE DI OPERE D’ARTE” di Negri-Clementi Studio Legale Associato.