Caravaggio e Bernini si incontrano nella mostra Caravaggio Bernini. Early Baroque in Rome. Distanti ma a loro modo simili, i due artisti sono al Rijskmuseum di Amsterdam fino al 7 giugno 2020.
Caravaggio e Gian Lorenzo Bernini, due geni, che hanno risvegliato l’arte dalle tarde forme del Manierismo. Nati a distanza di ventisette anni l’uno dall’altro, il primo nel 1571, il secondo nel 1598, sono accostati in una importante mostra al Rijskmuseum di Amsterdam, già passata per il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Che cosa accomuna i due artisti? Non l’età, non il carattere né il tipo di vita, o di arte, Caravaggio pittore, Bernini scultore, architetto, pittore, scenografo, urbanista e altro. Ed anche quei vent’anni di differenza li distanziano.
Ciò che li unisce è aver entrambi rinnovato profondamente il linguaggio artistico, aprendo nuove strade che porteranno al Barocco, termine coniato più tardi. L’attenzione alla realtà, alle emozioni, all’immaginario, hanno provocato un taglio netto con l’ormai stanca Maniera. In comune i due artisti hanno anche la grandezza e l’aver operato a Roma, centro allora dell’universo artistico e sede del papato.
In quegli anni vivaci il papato festeggiava la riconquista del predominio cattolico sul luteranesimo e Roma diventava il centro culturale d’Europa con artisti che provenivano da Italia, Spagna, Francia, Germania, Fiandre, Paesi Bassi. Artisti di lingua e cultura diverse lavoravano a contatto. Così la mostra affianca a Caravaggio e a Bernini un buon numero di artisti attivi negli stessi anni a Roma. Una indovinata selezione di protagonisti, presenti con un’ottantina di capolavori complessivi, tra dipinti e sculture.
Quale il filo conduttore della rassegna? Proprio le emozioni, espresse con i termini di allora: “meraviglia”, “vivezza”, “moto”, “scherzo”, “terribilità” e altro. Ad aprire con “Meraviglia&Stupore” sono proprio Caravaggio, con il Narciso del 1600 circa (attribuito spesso allo Spadarino, e ora restituito con convinzione a Caravaggio) che si specchia nell’acqua, e Bernini con la Medusa in marmo del 1638-1640, ispirata ad alcuni versi di Giambattista Marino. Caravaggio lo ritroviamo anche in “Orrore&Terribilità”, concetti che intridono molte sue opere, dal giovanile Ragazzo morso da un ramarro al truce David con la testa di Golia. Ma non è il solo: ecco altre teste tagliate e sanguinanti nei David con la testa di Golia di Orazio Borgianni, Valentin de Boulogne, Tanzio da Varallo. Sangue anche nelle Giuditte che decapitano Oloferne, di Carlo Saraceni, Orazio Gentileschi e nel Massacro degli innocenti di Guido Reni del 1611. E l’“Amore”? Non mancava certo in quel secolo erotico e licenzioso. Ce lo racconta il sensuale San Giovanni Battista di Caravaggio, uno dei suoi giovani amici, modelli e amanti. Un capolavoro di bellezza e freschezza come Amore sacro e profano di Giovanni Baglione, acerrimo nemico del lombardo. Entrambi del 1602, i dipinti hanno una complessa storia competitiva alle spalle.
Stesso soggetto e altra interpretazione nello spregiudicato Amore sacro e profano di Guido Reni. E nelle varie interpretazioni di Guercino, Poussin, Hendrick ter Brugghen e di altri artisti che, in tempi castigati, osavano con sottigliezza, ironia, anticonformismo e grande arte. Dall’”Amore” alla “Visione”, cioè a contemplazione, meditazione, pietà, vanitas ben espressi nelle formose Maddalene o nei San Francesco in estasi di Caravaggio, di Baglione, di vari maestri nordici. Tra le Maddalene in estasi colpiscono quelle di Louis Finson ripresa da Caravaggio, e di Artemisia Gentileschi, scoperta nel 2011, entrambe di collezione privata, con curiose storie attributive.
Di opera in opera si passa da “Passione&Compassione” a “Moto&Azione”, da “Vivacità” ad “Antichità&La gran maniera greca” sino allo “Scherzo“.