Letterato, filosofo e antropologo, Berruto è stato allenatore della Nazionale italiana di Pallavolo. E annichilisce il premier inglese sulla cura per le persone anziane
Se vogliamo trovare qualche aspetto positivo in questo surreale periodo di reclusione da Coronavirus, c’è l’averci fatto scoprire un personaggio straordinario. Lui è il letterato, filosofo e antropologo che non ti aspetti, visto che di professione ha scelto di fare lo sportivo. E sui massimi livelli, se è vero che dal 2010 al 2015 è stato allenatore della Nazionale italiana di Pallavolo. Ruolo da cui si dimise – per dare un’idea del suo abito mentale e morale – in seguito alle polemiche causate dalla cacciata di 4 atleti della nazionale per non aver rispettato l’orario del rientro in stanza a pochi giorni dall’inizio della World League. Successivamente è stato anche direttore tecnico della Nazionale italiana di tiro con l’arco.
Si chiama Mauro Berruto, e nel suo curriculum in effetti c’è una laurea Lettere e Filosofia presso l’Università di Torino. Ed in questi giorni ha rispolverato la sua formazione letteraria e classica per scrivere una delle cose più belle circolate sulle problematiche sorte nella gestione dell’emergenza, che è diventato un inno all’orgoglio italiano del tutto privo di retorica o di strumentalità.
Lo spunto gliel’ha fornito il premier inglese Boris Johnson, che come tutti sanno, oltre ad aver optato per un incosciente lassismo, lasciando che fossero confermati eventi musicali e sportivi che hanno riunito migliaia di potenziali malati infettivi, ha proposto la sua bislacca teoria dell’immunità di gregge, sostenendo che se molti cittadini si infetteranno ad un certo punto – quando il 60% avrà contratto il virus – tutta la popolazione sarà immunizzata. Il prezzo? Sarà che molti inglesi moriranno, è la sconcertante ammissione, per fortuna pare nelle ultime ore rientrata. E moriranno soprattutto le persone anziane. Ed è stato questo aspetto a dare lo spunto a Berruto, che ha affidato la sua appassionata filippica a Facebook, dove può contare su oltre 20mila followers.
“Ho aspettato un po’ a scrivere, speravo di aver capito male”, attacca lo sportivo/filosofo. “Invece il Primo Ministro del Regno Unito, intendeva dire proprio ciò che ha detto: ‘Abituatevi a perdere i vostri cari’. Boris Johnson si è laureato ad Oxford con una tesi in storia antica. È uno studioso del mondo classico, appassionato della storia e della cultura di Roma, su cui ha scritto un saggio. Ha persino proposto la reintroduzione del latino nelle scuole pubbliche inglesi. Mr. Johnson, mi ascolti bene. Noi siamo Enea che prende sulle spalle Anchise, il suo vecchio e paralizzato padre, per portarlo in salvo dall’incendio di Troia, che protegge il figlio Ascanio, terrorizzato e che quella Roma, che Lei tanto ama, l’ha fondata. Siamo Virgilio che quella storia l’ha regalata al mondo. Siamo Gian Lorenzo Bernini che, ventiduenne, quel messaggio l’ha scolpito per l’eternità, nel marmo. Noi siamo nani, forse, ma seduti sulle spalle di quei giganti e di migliaia di altri giganti che la grande bellezza dell’Italia l’hanno messa a disposizione del mondo. Lei, Mr. Johnson, è semplicemente uno che ci ha studiato. Non capendo e non imparando nulla, tuttavia. Take care. We, Italians”.
PS. Dopo la pubblicazione, molti hanno attribuito il profondo e bellissimo scritto a Philippe Daverio, per il solo fatto che qualcuno aveva chiesto al critico d’arte di commentarlo. E Berruto si è visto costretto ad una precisazione, sempre via Facebook: “Spiace, ma è necessario: sono stato informato dell’attribuzione di un mio post su #BorisJohnson al critico d’arte Philippe Daverio. È stata una leggerezza, vero? Giusto Dagospia? In ogni caso sono felice che sia così piaciuto così tanto a lui… e tanti di voi!”.