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Cosa ha letto la redazione in quarantena, fino a oggi. Parte prima

letto Libreria dell'acqua alta, Venezia
Libreria Acqua Alta, Venezia

Uno dei pochi aspetti positivi, se non l’unico, di questo periodo forzato di clasura è che quasi tutti abbiamo più tempo per noi e quindi anche per leggere. In questo articolo abbiamo voluto condividere con voi quello che la redazione ha letto in questo mese abbondante di isolamento forzato. Quindi qui trovate i nostri consigli. Così ci facciamo un po’ di compagnia. Ah! Accompagniamo l’articolo con le immagini delle librerie più belle al mondo, che anche l’occhio vuole sua parte.

Chiara Cola

Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura
A differenza di come potrebbe sembrare dal titolo, il libro non parla proprio di gatti. O almeno, non solo. Parla di un ragazzo che scopre che di lì a poco morirà e del Diavolo che gli propone un accordo per allungare il suo tempo. Ma cosa si è disposti a far sparire dal mondo pur di avere un giorno in più? Una lettura veloce, ma che riesce ugualmente a far riflettere su ciò che conta davvero con un’infinita dolcezza, la stessa con cui il gatto Cavolo informa il suo padrone che quando “crede di leggermi nel pensiero alla perfezione, si sbaglia di continuo”.

Follie di Brooklyn di Paul Auster
In un momento in cui è facile buttarsi giù, il breve romanzo di Paul Auster è un bel modo per evadere -anche se solo mentalmente- dalla propria casa. Il pensionato Nathan Glass, pochi affetti e tanti rimpianti, si trasferisce a Brooklyn per trovare un buon posto dove morire. Inutile dire che la sua vita prenderà una piega diversa nel momento stesso in cui arriverà nel quartiere, complici un nipote sfortunato, uno strano libraio e tutti gli altri abitanti del quartiere. Ne nasce un’avventura inattesa, divertente e coinvolgente, che fa venire voglia di mollare tutto e andare ad abitare nella folle Brooklyn (appena sarà possibile uscire di casa, naturalmente).

1Q84 di Haruki Murakami
Libri da leggere d’un fiato ma che di solito non si ha tempo di leggere. Da grande fan di Murakami quale sono (per chi non l’avesse ancora letto, consiglio Norwegian Wood), questo è un libro che mi sono sempre riproposta di leggere, rimandando ogni volta per mancanza di tempo. Effettivamente i due volumi in cui è diviso il romanzo sono abbastanza consistenti (724 pagine il primo e 408 il secondo), ma la scrittura di Murakami fa correre le pagine tra le mani di chi lo legge, che prima di rendersene conto arriva alla fine (anche se spesso non sembra una fine vera e propria). Un’assassina, un ghost writer, una bambina fuggita da una misteriosa setta religiosa e un cielo con due lune. Già così sembra una storia assurda, ma d’altra parte è il 1Q84 ad essere un anno assurdo.

redazione
Shakespeare and Company, Parigi

Chiara Faglia

Amori ridicoli di Milan Kundera
Sette amori per sette racconti. Kundera (L’insostenibile leggerezza dell’essere) scrive “Amori ridicoli” tra il 1959 e il 1968. Personalmente quelli che ho trovato più belli sono “Nessuno riderà”, “Il falso autostop” ed “Eduard e Dio”. L’amore attraversa il libro in tutte le sue forme. Da quello verso Dio all’amore carnale, dall’amore sentimentale alla semplice seduzione. E lo fa attraverso le storie di varie tipologie di personaggi, dal medico al professore, fino all’insegnante. Kundera esamina anche come cambi la ricerca dell’amore a seconda dell’età dei personaggi. Filo rosso è sempre una vicenda incredibile, assurda e a tratti, direi, ridicola.

C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo di Efraim Medina Reyes
Come per Kundera anche in questo romanzo del colombiano Efraim Medina Reyes l’amore è al centro. Rep, il protagonista, ha “il cuore acuminato come le schegge di un’esplosione”. E acuminati sono anche il linguaggio e la storia di questo romanzo, spudorato, egocentrico e duro come la Colombia dove è ambientato. Anche se fa il duro con gli amici, il suo cuore è stato spezzato da “una certa ragazza” che lo ha lasciato. Sullo sfondo di un continuo confronto con i miti musicali di Rep, Kurt Cobain in primis, l’autore racconta la fine di un amore e il tentativo del giovane protagonista di trovare una propria strada.

Storia della mia ansia di Daria Bignardi
Lea è una donna e madre di 49 anni, affermata sul lavoro. Unica nota stonata è che fin da piccola, è accompagnata dall’ansia in tutto quello che fa. Ma quando il suo mondo viene capovolto e sconvolto dalla scoperta della malattia, tutto cambia. “non si prendono decisioni in tempo di guerra” ripete Lea come un mantra lungo tutto il romanzo. Daria Bignardi riesce perfettamente a descrivere la confusione e la paura che una malattia come il cancro comporta. Illuminante il punto di vista differente, quello del malato, così intimo e sincero, un punto di visto che purtroppo non è sempre così chiaro e visibile a chi gli sta vicino

redazione
The Strand, New York City

Davide Landoni

L’avversario di Emmanuel Carrère
Luigi Pirandello, quando pubblicò Il fu Mattia Pascal, dovette fronteggiare una parte della critica che accusava la vicenda di poca aderenza alla realtà. Cosa avrebbero detto allora della storia di Jean-Claude Romand? Quarant’anni di menzogne, talmente grandi che nessuno ha mai osato metterle in dubbio; un lavoro fittizio, delle passioni fittizie, una vita fittizia; una famiglia stabile, forse mai sinceramente amata, sterminata a colpi di fucile da un padre di famiglia privo di una vera identità; un uomo che muovendosi sull’orlo dell’impossibile ha costruito la propria esistenza sul nulla, passando le giornate a passeggiare da solo nei boschi. Spoiler? Niente affatto, questo è solo il punto di partenza da cui Carrere inizia una discesa diabolica nel caso di cronaca nera di cui, più di ogni altro efferato omicidio, si è portati a mettere in dubbio l’autenticità. Ma ogni cosa è accaduta veramente e tutti, in qualche modo, dovremmo farne i conti.

Il libro delle illusioni di Paul Auster
Fin dove si estende la forza dell’arte? Può essere ragione e motore di una vita, quotidiana linfa di un’esistenza che in essa trova piena realizzazione; ma può essere anche un’illuminazione improvvisa, non richiesta e non aspettata, che in un attimo ribalta le regole di un vivere che pensavamo in viaggio su rigidi binari. Così la vicenda di un professore disperato si interseca con quella di un vecchio fuoriclasse del cinema muto, ormai scomparso da tempo, sottilmente unite dalla trame multiformi delle opere cinematografiche e letterarie che permettono alla finzione di sfociare in realtà.

Cuore di tenebra di Joseph Conrad
Quando per caso ti imbatti in Jovanotti che dichiara “Vorrei non aver mai letto Cuore di tenebra per gustarmi la meraviglia di leggerlo per la prima volta” non puoi rifiutarti di recuperare questo grande classico della letteratura. Un lungo racconto o un romanzo breve, una trascrizione dettagliata di un racconto orale o una prosa così intensa e partecipata da sembrare improvvisata al momento, una critica alla borghesia o una condanna totale all’animo umano, un perfettibile meccanismo letterario o una particolare  e avvincente avventura nel cuore del Congo? Cuore di tenebra è tutto questo e anche di più: un potentissimo groviglio di immagini e descrizioni evocative, una danza mistica sul filo del mistero, una vera e propria illuminazione nell’oscurità della foresta.

redazione
City Lights Books, San Francisco

Dario Moalli

Contro la vostra realtà. Come l’estremismo del web è diventato mainstream di Angela Nagle
Saggio formidabile e assolutamente da leggere: una spiegazione abbastanza accessibile ma completa e sorprendente di come l’Alt-right e tutte le frange ad essa connesse abbiano sostanzialmente conquistato internet, creato immaginari e distorto la realtà a loro favore. Sconvolgente l’odio che questi gruppo indivuidi hanno riversato nei confronti di donne, vedasi il Gamergate, e minoranze, ma soprattutto l’ideolgia complessa e quasi filosofica alla base delle loro azioni e comportamenti. Da Milo Yiannopoulos a Steve Bannon, fondatore di Vice, fino a Donald Trump, Salvini e Le Pen: ecco “come l’estremismo del web è diventato mainstream”.

Essere una macchina: Un viaggio attraverso cyborg, utopisti, hacker e futurologi per risolvere il modesto problema della morte di Mark O’Connell
Libro dai contenuti piuttosto inquietanti, ma scritto con uno sguardo unico: partecipe ma critico, divertito ma angosciato. Sfumature che vanno dall’inchiesta, alla road novel, al romanzo di formazione si mischiano creando un mix unico che non annoia mai. I protagonisti sono i Transumanisti, individui pienamente convinti dell’absoloscenza dell’essere umano nello stato attuale che sono alla ricerca di trasferire la mente su diversi supporti per vivere in eterno e non soffirire più i dolori e i limiti della carne. Concentrati sopratutto nella Silicon Vallery queste persone ricevono ogni anno milioni e milioni di dollari per loro folli ricerche. Ma il Transumanenismo è una visione illuminata del futuro dell’uomo o un’altra forma religione? Beh leggete il libro e fatevi una vostra idea.

Techno: ritmi afrofuturisti di Claudia Attimonelli
Questo volume non racconta semplicemente la nascita della Tecno ma affronta tutta una serie di implicazione, sociali, culturali, razziali, fisiche sostanzialmente poco conosciute e non prese assolutamente in considerazione quando si parla di musica. Si va quindi dalla Disco Music, alla House fino alla Tecno, si parla di città Chicago, New York, Detroit, Berlino, di stereotipi, del significato dei club, di chi erano i frequentatori. Perchè questa è tutta black music.

El Ateneo Grand Splendid, Buenos Aires

Gloria Mottarelli

Il Gigante Sepolto di Kazuo Hishiguro
Me lo ha prestato il mio coinquilino vendendomelo come “un po’ fantasy, strano, ma davvero bello”. È ambientato nell’Inghilterra di re Artù, un paese sconvolto dai sanguinosi conflitti fra Britanni e Sassoni, in cui la pace regna solo perché nessuno ricorda niente: high concept insomma. La storia ruota quindi intorno al tema della memoria: i protagonisti sono due anziani tenerissimi che partono per un viaggio alla ricerca del figlio, di cui ricordano poco nulla. Ma lentamente, durante il tragitto di pochi giorni fitto di peripezie, emergono le memorie: quelle belle e quelle meno belle. Un’ambivalenza che si riflette a livello collettivo: vale la pena riportare alla luce il passato fatto di massacri, odio e sofferenza? È un romanzo lento e a tratti prolisso, che richiede di abbattere ogni difesa per lasciarsi fluttuare in un universo onirico denso di metafore. Si finisce a piangere, quindi leggetelo soltanto se non siete già troppo depressi.

La ragazza del convenience store di Sayaka Murata
Ho letto pochissimi libri di autori nipponici in vita mia, e sto inconsciamente cercando di rimediare. Bestseller in Giappone, dove ha venduto una cosa come un milione di copie, La ragazza del convenience store è un libricino che si divora in due giorni. La protagonista è Keiko, una ragazza con tendenze misantrope che durante l’Università inizia a lavorare in un supermarket di Tokyo, di quelli aperti h24 7/7. Ora Keiko ha 36 anni però, e continua a lavorarci. Anzi, il supermarket rappresenta tutto per lei, anche se le fa guadagnare giusto il minimo per permettersi un monolocale in città. Eppure, in quel microcosmo fatto di ordine e ritmi fissi, il lavoro alienante del supermercato (di quelli in cui ogni mattina si ripetono in coro le frasi di cortesia da rivolgere ai clienti) riesce a far sentire Keiko di avere un proprio posto nel mondo. Una riflessione leggera ma incisiva sul mondo del lavoro usurante, sulla meccanizzazione dell’individuo e sulla necessità, a tutti i costi, di adattarsi alla società.

Nine stories di J.D. Salinger
Questo lo sto ancora finendo e fa parte dei miei buoni propositi di questa quarantena: improve my english. Salinger è senza dubbio un mostro sacro, e questo libro racchiude nove dei suoi racconti, di cui sette furono pubblicati sul The New Yorker. Con il suo inconfondibile stile narrativo, leggero e ironico, fitto di battute (di cui probabilmente ho colto il 50%), l’autore mette in scena situazioni quotidiane in cui un accadimento straordinario o l’imprevisto emergere di una caratteristica del personaggio rendono la storia “speciale”. La parte che preferisco sono i dialoghi, divertenti e a tratti stralunati. E poi adoro l’abilità di Salinger nel mantenersi sempre in superficie, affidando a te, lettore, il compito di estrapolare significati più profondi. Il mio preferito finora? Direi “Juste Before the War with the Eskimos”. Forse soltanto perché penso di averlo capito meglio degli altri.

 

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