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Pensieri di un artista isolato. Angelo Musco

Angelo Musco Angelo Musco
Angelo Musco
Angelo Musco

Angelo Musco e le sue riflessioni di artista “recluso” al tempo del Coronavirus. Diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi

Non era mai successo. Nemmeno il coprifuoco della Guerra Mondiale era così rigido: tutti a casa, mattina, sera, notte. E non era mai successo che il rapporto, il contatto con l’”altro”, imprescindibile regola del vivere contemporaneo, diventasse il nostro peggior nemico. Ci voleva un pericolo invisibile, ancor più minaccioso proprio perché impalpabile, per costringerci a fare qualcosa che ormai non facciamo più: guardarci dentro. Vivere solo con noi stessi. Un riallineamento delle coscienze, che ci permette – o forse ci costringe – a rivedere certe cose con un’ottica diversa, più “pura”. Alcuni artisti italiani lo fanno con i lettori di ArtsLife: diari letterari tra confessioni e speranze, intimi e riflessivi, un ripensamento dell’arte come scelta di vita sociale. Da New York – e dalla Pennsylvania – un contributo che allarga la nostra visione, quello di Angelo Musco

Bushkill/ Pennsylvania Aprile 2020

Da vari anni sono abituato a separarmi dalla città per qualche giorno ogni settimana o due, avendo la fortuna di avere una casa a sole due ore da New York. Ogni volta che posso, scappo in una realtà completamente opposta, nei profondi boschi della Pennsylvania, dove il negozio più vicino è ad almeno 30 minuti di macchina. Orsi, cervi e animali selvatici sono i miei vicini e gli ospiti più graditi.

Mi ritrovo a vivere qui da varie settimane adesso, in fuga da una New York sopraffatta da ansia e inaspettata mancanza di controllo. Dove tra le tante paranoie adesso appare anche quella del semplice respirare. Trasferendo il mio studio qui, pensavo che in questa assoluta solitudine avrei prodotto di più, e l’idea mi entusiasmava sotto vari aspetti: nessuna distrazione, separazione dalla routine quotidiana casa/studio, rumore e suoni esterni costanti, incontri sociali/lavoro.

Alberi nel giardino di Angelo Musco
Alberi nel giardino di Angelo Musco

Catapultato fuori da quella routine, mi sono ritrovato a non volerne un’altra. Lavorando senza un programma preciso, senza suoni di nessuna sorta. Una scelta, un desiderio specifico e nuovo, solo uccelli, il suono del vento, la tastiera del computer, la macchina del caffe che mi supplica per una pausa. E il suono rinfrescante dello stappo di una delle infinite bottiglie che accompagnano lunghe serate vicino al fuoco. Con i suoi suoni ormai armonici per me.

Tra le varie pause bucoliche in queste lunghe ma magiche giornate di solitudine, mi ritrovo spesso steso sull’erba a guardare in alto contando ramo dopo ramo queste incredibili ragnatele naturali create dai fittissimi alberi ancora nudi ma in procinto di rinascere. E scopro le aree intrinseche tra di loro, che non sono più vuoti ma forme specifiche che in un momento sono solide e immediatamente dopo fluide e in trasformazione. Diventando subito un’altra forma, come tasselli di mosaici in continuo cambiamento. Forme spesso interrotte dal passaggio di un volatile che mi riporta alla realtà, e che seguo con gli occhi cercando di scoprirne la specie. Alternando la produzione di studio con lavori di giardino e desiderio costante di con-tatto con la terra, Natura e Artificio diventano sempre di più un pensiero ormai costante.

Angelo Musco, XYLEM
Angelo Musco, XYLEM

In contrapposizione alla mia bucolica quotidianità, questa dicotomia fra natura e artificio, dove la comunicazione fra gli animali e piante è assolutamente libera e tra le persone è ormai solo virtuale, enfatizza il nostro essere testimoni al passaggio radicale in un’era artificiale, un’era alla quale eravamo già stati introdotti e dove la società lentamente si stava adattando alle sue nuove forme. Ma inaspettatamente, adesso ha preso un sopravvento radicale. Osservare questa trasformazione non è solo un’esperienza storica, ma umile ed estremamente vulnerabile.

Poco più di due anni fa mi sono imbarcato in un nuovo progetto fotografico. “The Land of Scars” (La terra delle ferite), un progetto in fermento da anni. E che finalmente ho avuto il coraggio di iniziare nel 2018, con l’assoluta consapevolezza che sarebbe durato vari anni data la mole (circa 12 metri per 3) e il numero di persone coinvolte. Dove vulnerabilità e specificità sono forza trainante del lavoro. Un progetto dove i soggetti che appaiono sono tutte le persone che hanno lasciato un segno nella mia anima e che hanno modificato la mia vita e quotidianità negli ultimi venti anni. Trasformando questo lavoro in un immenso diario emotivo, semplicemente con la loro presenza ed espressione, descrivendo il nostro passato in uno sguardo.

Angelo Musco, D1
Angelo Musco, D1

Per fortuna, appena un mese fa ho concluso i miei viaggi per la raccolta del materiale fotografico di tutti i soggetti di questa nuova avventura. Persi, cercati e poi ritrovati dopo tanti anni. Mi ritrovo oggi in piena costruzione, in un luogo inaspettato, dove ho dovuto ricalibrare tutti i piani di produzione e adeguarmi ad un nuovo approccio per la costruzione di questo progetto. Non solo dal punto di vista del luogo, ma della costruzione stessa, avendo assistenti coinvolti nella costruzione in produzione da altri luoghi. E quindi in costante comunicazione attraverso le varie piattaforme digitali a noi disponibili in questa nuova realtà.

In questo momento attrezzi non solo tecnologici, come il silenzio e il ricordo, diventano anche loro protagonisti, in una relazione intima con la costante possibilità del fallimento e del continuo rischio. Circondato all’esterno da milioni di alberi e all’interno da milioni di immagini, folle e ricordi di contatti umani che sono ancora più forti adesso.

Mi ritrovo spesso a consultare (virtualmente) queste muse (amici, parenti, ex-amanti) alla ricerca di un dettaglio che mi manca, di una parola o espressione che possa aggiungere o modificare ciò che è davanti a me. In questa costante comunicazione ho notato un cambiamento completamente inaspettato in tutti coloro con cui ho riattivato questa comunicazione.

Angelo Musco, XYLEM (dettaglio)
Angelo Musco, XYLEM (dettaglio)

Questo rallentamento forzato della società ha attivato un cambiamento della percezione. Il dettaglio ha cominciato a diventare protagonista nella vita delle persone con cui ho iniziato questa conversazione, e mi auguro in tanti altri. Un momento in cui anche coloro non considerati “addetti ai lavori” sviluppano una sensibilità nella lettura delle cose, dei dettagli. Data dal rallentamento dei sensi e dall’aumento delle emozioni e percezioni. Questo blocco della società fa si che le persone osservino adesso ciò che accade intorno, coinvolgendo i propri sensi in un modo tutto nuovo. E leggendo la realtà intorno in maniera molto simile alle pratiche quotidiane di molti artisti. Uno sviluppo della sensibilità della lettura inaspettato e assolutamente benvenuto…

Adesso più che mai la connessione emotiva col corpo e i personaggi che appaiono nel mio ultimo progetto è divenuta ancora più completa e profonda. Un’esperienza che mi lascia pensare, spesso sperare e mettere in discussione alcuni punti: è possibile che l’intelletto e la preparazione comincino a farsi spazio e ad essere attraenti, prendendo il sopravvento in una società dove il cattivo comportamento era la chiave per il successo fino a poche settimane fa?

È possibile che per la prima volta ci sia l’opportunità di decidere i propri valori senza la pressione di essere osservati? Possibile che la reclusione e l’isolamento possano dare un senso di sicurezza e finalmente un controllo sul proprio tempo e sulla sua gestione? Una società dove finalmente il potere di aggregazione e il senso di comunità acquista un valore quasi sacro, dove l’individuo acquista forza e potere grazie alla comunità che lo circonda, è possibile questo?

Decisamente non solo un momento storico, non solo una “Grande Pausa”, ma un vero e proprio Reset Button per il nostro essere.

Angelo Musco

http://www.angelomusco.com/

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