La pittura come sublime luminosità. 1970-1979 ripercorre le sperimentazioni di Vincenzo Satta attorno alle forme geometriche e al valore fondante della luce. Curata da Claudio Cerritelli, l’esposizione è visitabile dall’8 ottobre al 29 gennaio 2021 alla galleria 10 A.M. ART di Milano.
L’idea che dopotutto il mondo sia una cosa semplice a volte ci accarezza. Forma, luce, colore. Pensando in questi termini, tutto quello che ci circonda si riduce alla combinazione di questi elementi. Da qui nascono soluzioni piuttosto complesse, che inevitabilmente ci conducono lontano dall’essenza delle strutture minime, di cui anche le più sfaccettate espressioni pur si compongono.
Potremmo allora intendere l’opera di Vincenzo Satta (Nuoro, 1937) come un setaccio dell’esistente, che libera le forme dall’ingombro dell’eccesso e ne denuda l’essenziale. Le sue sperimentazioni geometriche sono il nettare geometrico del mondo, tornato al suo embrionale stato intriso di sola semplicità. Queste sono oggi raccolte in mostra dalla galleria 10 A.M. ART, che presenta La pittura come sublime luminosità. 1970-1979, dall’8 ottobre al 4 dicembre 2020.
Un percorso a ritroso nella meccanica del mondo, dove si presentano come protagoniste le forme geometriche essenziali (quadrato, rettangolo, cerchio, fasce orizzontali e trasversali), incaricate di raccontare al meglio le infinite sfumature della luce. In sostanza, sono contenitori di colore.
Per esprimere il valore assoluto della luce, l’artista esplora le gradazioni trasparenti delle figure primarie, gli affinamenti tra un tono e l’altro, gli accordi formali e le variazioni impercettibili che dialogano con l’invisibile.
Le opere in mostra – come anche le maggiori esposizioni a cui ha preso parte, come Nuova Pittura (1972-1976), Un futuro possibile. Nuova pittura (1973), Pittura museo città (1975) – testimoniano dunque la necessità di Satta di superare una concezione tradizionale della pittura. Questa non è, nella sua arte, mimesis del dato naturale, bensì una pura vibrazione luminosa, una soglia indefinibile sul limitare della percezione.