Il 2020 rappresenta l’anniversario dei 50 anni di relazioni diplomatiche Italia-Cina. L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura in Pechino organizzano, in sinergia con lo Yuan Art Museum di Pechino, la mostra personale dell’artista Lorenzo Fonda, curata da Alberto Mazzacchera. Questa è la prima grande mostra italiana organizzata a Pechino dallo scoppio della pandemia COVID19.
Lorenzo Fonda (Pirano d’Istria, 1947) si ispira da tempo a due antichi miti greci assorbiti dal mondo romano. Ulisse è il personaggio letterario che racchiude in sé la duplice valenza di essere il più antico ma al contempo il più moderno. L’arte, nel corso dei secoli, più e più volte si è confrontata con la sua vicenda sempre rinnovando l’interpretazione dell’intera Odissea. Nel XX secolo Ulisse diviene il prototipo dell’uomo contemporaneo: inquieto, alienato, irrimediabilmente scisso nel proprio io. Attraverso questa interpretazione, l’arte celebra ritratti isolati e parziali dell’eroe. Frammenti di un eroe che rischia di essere schiacciato sul piano dell’uomo che dimentica il proprio destino.
Il mito di Prometeo invece tratta del rapporto tra gli uomini e gli dei, rapporto, però, che si sviluppa attraverso l’inganno. Per tale ragione Prometeo si pone, secondo numerosi filosofi, come l’inizio della morte di dio. Il mito impersonato da Prometeo, si lega in certa maniera al destino dell’uomo incatenato alla tecnica, costretto in un dove che è sempre un altrove.
Fonda propone il grande viaggio, partendo dai quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco. Se la serie dedicata a Prometeo esprime di Fonda tanto del suo modo di fare e di intendere la pittura, con il gruppo dei dipinti di Ulisse, l’artista intende evidenziare l’accezione della ricerca di sé, del viaggio interiore.
La pittura di Fonda è a due velocità: se da una parte risulta meditata a lungo, dall’altra appare eseguita in maniera fulminea. Con l’obiettivo della sua macchina fotografica inizia a tracciare nella sua mente porzioni di dipinti, a scandagliare differenti soluzioni plastiche e prosegue senza disegno preparatorio finché, con segno vigoroso e rapido, irrompe sulla superficie dei suoi dipinti.
Le tele di norma sono preparate con una scura miscela oleosa colorata con terre. Le figure emergono con immissione di tocchi di luce riflessa dai colori chiari delle pennellate. È così che le forme affiorano o si disfano nel turbinio creativo che scuote i dipinti di Fonda. Il vuoto è parte fondamentale della sua poetica. Questo perché il suo è un approccio scenografico e come tale esprime tutta la potenza nel colpo d’occhio d’insieme. Tale scelta gli consente da un lato rapidità d’esecuzione e dall’altro il riuscito raccordo con le grandi campiture monocrome di derivazione materica e informale.
Le opere a sfondo mitologico di Fonda pongono l’interrogativo sul viaggio che attende ognuno di noi quando si ha il coraggio di abbandonare l’apparente sicurezza del porticciolo per andare in mare aperto, come Ulisse, verso l’avventura incomparabile di un’esistenza realmente vissuta.
Lorenzo Fonda (Pirano d’Istria, 1947) a soli cinque anni d’età, esule, si trasferisce con la famiglia in Italia, a Trieste. Questo fatto traumatico svilupperà in lui un indomito spirito nomade. Giovanissimo a Parigi, nel 1963, nelle interminabili giornate di studio a cospetto dei capolavori dei grandi maestri esposti al Musée du Louvre, La morte della Madonna di Caravaggio è per lui un’assoluta folgorazione. Qualche anno dopo, nel 1969, alla Galleria La Luna di Perugia si concretizza la sua prima personale di pittura. Nel laborioso percorso, fatto di ricerca incessante, nel 1980 conosce Alberto Burri (1915 – 1995), anche lui in origine medico, con il quale per molti anni condivide esperienze di lavoro ed un’autentica amicizia. In questo eccezionale mix di conoscenze, egli prende coscienza di sé alla ricerca della propria cifra stilistica, di una poetica fatta di misteri, di rimandi simbolici.
L’itinerario dell’artista procede in maniera costante e sicura, delineandosi per Fonda un cammino gremito di soddisfazioni e di incontri straordinari con intellettuali, artisti, attori, cantanti, uomini di spettacolo, e con regnanti e governanti. Elabora, dal 1988, per il Festival Umbria Jazz il manifesto ufficiale. In quello stesso 1988, prende corpo la sua rilevante attività di scenografo disegnando le scene, prime di una corposa serie, della pièce teatrale Dannunziana di Giorgio Albertazzi (1923 – 2016). Nei primi anni Novanta lo spirito nomade porta Fonda a vivere in Giordania, dove su invito della regina Noor di Giordania realizza una sequenza di dipinti di grandi dimensioni per re Hussein di Giordania. Tra il 1995 ed il 1996, l’artista è in Giordania assorbito dall’esecuzione di un ampio corpus di grandi dipinti attinenti alla storia della Giordania. Tra il 2000 ed il 2001 in Australia, sotto il patrocinio dell’Ambasciatore d’Italia, Fonda realizza importanti mostre personali a Sydney, a Melbourne e Brisbane. Raccoglie importanti successi anche negli U.S.A.. Rientrato in Italia esegue per lo Sferisterio di Macerata, oltre alla regia, le grandi scene e i costumi per il Don Carlo di Verdi (2005). Per il Teatro dell’Opera di Roma crea le scene della Salomè di Richard Strauss, per l’inaugurazione della stagione lirica del 2007; per il Teatro di Tampere in Finlandia, realizza le scene, costumi e regia del Don Carlo di G. Verdi (2009) mentre per il Teatro Verdi di Trieste fa la scenografia e i costumi del L’amico Fritz di Mascagni (2012). Per il regista e attore statunitense Robert Redford ha creato, nel 1989, l’opera simbolo del Summit USA/URSS, “Green Glasnost”. Ha realizzato varie opere per significativi eventi RAI trai quali il prestigioso Prix Italia. Le sue monumentali tele sacre hanno ripetutamente incontrato la committenza ecclesiastica, in particolare quella del Vaticano con il Pontificio Consiglio della Famiglia. Da qui scaturisce l’incontro con Papa Francesco, nel 2014, al quale viene offerto il grande quadro La Famiglia è Sacra, esposto in piazza San Pietro per l’udienza straordinaria del pontefice per la giornata dedicata a San Valentino. All’estero ha tenuto mostre personali a: Antwerpen (Campus Gallery, 1972), Washington D.C. (Andreas Galleries, 1984, 1986, 1989 – Ambasciata d’Italia, 2007), New York (Di Laurenti Galleries, 1987), Bonn (Galerie Villa Rolandseck, 1993, 1994, 2004), Melbounre (Arts sans Frontier Gallery, 2000), Sidney (University Sidney, 2000), Brisbane (Medusa Gallery, 2001), Vienna (Istituto Italiano di Cultura, 2007).
Nel 2011 è stato invitato ad esporre al Padiglione Italia della 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Per l’Expo 2015 ha esposto in Giappone ad Aichi, nel Padiglione Italia dedicato all’arte contemporanea, quattro grandi tavole. L’anno successivo, alcuni suoi dipinti figurano nella manifestazione Myth and Speed, promossa a Mosca dal Ministero delle Attività Produttive italiano ora Ministero delle Sviluppo Economico. Alcuni sui significativi dipinti fanno parte della Collezione d’Arte della Farnesina.
Informazioni utili:
FONDA IL GRANDE VIAGGIO MEDITERRANEO TRA MITO E REALTÀ: ULISSE E PROMETEO
Pechino – Yuan Art Museum – 112 Lizexiyuan, Wangjing 12 novembre – 28 dicembre 2020.
Dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 17:30