Area35 Art Gallery ha affrontato l’autunno ospitando ‘Oltre la Forma’, collettiva che indaga, attraverso tre maestri del Novecento e tre artisti contemporanei, il concetto di rappresentazione e sua traduzione.
Sei artisti, una galleria che intraprende un percorso museale, il Novecento ed il Duemila che si incontrano dialogando attraverso gli idiomi di Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano ed i linguaggi di Luca Coser, Pietro Finelli e Paolo Manazza. Un progetto nato per un museo internazionale, sospeso in un limbo inesplorabile a causa del Covid19, ha trovato realizzazione nella galleria di Giacomo Marco Valerio, a ridosso delle restrizioni autunnali, incontrando il pubblico e poi approdando online. Oltre la Formaè il titolo ma, invero, si tratta di un percorso ontologico che pare prendere avvio dall’annosa quaestio della rappresentazione, della sua traducibilità nel reale, quel reale da cui pure si muove per generare riflessione e tangibilità. L’iconografia, assumendo valore filosofico oltre che estetico è stata, in questo dialogo tra artisti, ridelineata, nel totale abbandono della forma per una tensione verso uno strappo, uno specchiamento, un ribaltamento del noto, proseguendo sino ad una visione di contrasto, ad una osservazione inconscia e ad un appiglio interiore.
Dinanzi a tale appiglio sostano per pochi istanti le opere di Luca Coser, la cui ‘prospettiva pittorica porta in scena una precipua percezione della realtà e della finzione artistica, tale da tradursi in fil rouge esperienziale della sua intera poetica’ si legge in catalogo e le due opere di Coser presenti in galleria, circoscrivono – seppur in modo del tutto intuitivo – qual che potrebbe definirsi come una relazione tra ‘lo spazio del supporto pittorico’ e l’artista, sino a trasformarsi in una sorta di ‘trasmigrazione di meta-scenari reali, interni che generano cortocircuiti percettivi, laddove altri linguaggi ed altri emblemi, giungenti dalla letteratura o dal cinema, sottendono una trama che va dipanandosi nella costruzione di mises en abyme cosmogoniche e metafisiche, nelle quali la forma, accennata e delineata dalle silhouettes di una drammaturgia celata, si riflette in sé, in un moto perpetuo che somiglia al concetto de “l’art pour l’art” di gauteriana memoria.’
È così che i due grandi lavori di Coser in mostra, titolati enigmaticamente Polvere, portano con sé e all’occhio dello spettatore la vibrante tensione dell’elemento scenico che si fa finzione attoriale nella realtà ma che, invero, è ‘ossimorica ombra luminosa’ soprattutto allorquando Egli trae spunto da un passato che ritorna per esser traslato in un salvifico ritorno dall’oblio. Il compimento di questo tragitto avviene ‘abbandonando l’ovvio, destabilizzandolo, tendendo in una direzione che vira oltre ed attraverso’.
Coser per destabilizzare l’ovvio attua un differente attraversamento del codex pittorico accademico, interviene sulla materia, agisce mediante la purezza della cromia con segnali che, in maniera emblematica, insistono nella composizione quasi come emblemi di una perturbante instabilità che, di fatto, però, delinea un equilibrio inatteso. Una armonia che procede dal privato, da una sorta di ‘polvere interiore’, scrutata, composita, frammentata, che diventa traccia pur abbandonando la forma, come suggerito dal titolo della mostra. Nella frammentazione, Coser, giunge al coinvolgimento condiviso, ad una relazione corale in cui i sensi e la mente sono allertati, di continuo, anche se in maniera silente. Osservare i suoi lavori, leggere le sue opere si trasforma in un momento comune nella personale visione interiore di ognuno. L’artista trentino, invero, affronta la questione della rappresentazione come allegoria di una manifestazione che avanza per elementi oppositi, in grado, però, di rispondere ad una velata esigenza di armonia. Equilibrio che si svela nel sincopato ritmo che Coser affida ai concetti di controllo ed abbandono, ovvero a quei risvolti che, leggibili, ritroviamo nella partizione delle sue opere, come anche nel caso di Polvere, in cui allo stupore della fulgida apparizione si contrappone la calma (apparente) – Ombre e luci, sfumarsi di cromie, cenni di narrazione che divengono trasognati ed onirici non luoghi di sospensione, ove ciò che è nascosto appare e ciò che è visibile si cela. – La sovrapposizione di icone di altera riconoscibilità, dettaglio pervaso di disinteresse descrittivo, assume ruolo preponderante nell’intero percorso maieutico, per giungere, infine, ad una pittura che è traccia di sé stessa, hic et nunc, ma traccia di un racconto di un altrove lontano.
Come Polvere nei nostri occhi, Luca Coser ci mostra qualcosa di inatteso, percepibile in maniera sempiterna, ‘Oltre la Forma’ ed oltre la nostra percezione.