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Da un’altra prospettiva #1. L’importanza dell’allestimento nel mondo dell’arte: Stefano Raimondi

Raimondi
Raimondi

“Da un’altra prospettiva”: il 7 febbraio dalla pagina instagram dell’exhibit designer Andrea Isola è nato un format che ha come focus l’allestimento analizzato da chi le mostre le crea, ci investe, le cura e le visita. Andrea ha intervistato 24 professionisti del mondo dell’arte tra direttori di fiere e musei, curatori, galleristi e giornalisti, rivolgendo a tutti la stessa domanda: “Sapresti indicarmi, tra le mostre che hai prodotto/curato/visitato quella in cui l’allestimento ha giocato un ruolo fondamentale e per quale motivo?” L’obbiettivo, come spiega Andrea, è quello di far emergere l’importanza che danno all’allestimento gli addetti al settore e sensibilizzare il pubblico su come il volto di una mostra possa cambiare a seconda delle scelte progettuali di allestimento che vengono fatte.

Il contributo #1 è di Stefano Raimondi, direttore artistico di Art Verona e direttore di “The Blank Contemporary Art”.

La mostra a cui vorrei fare riferimento è “This is all so crazy, everybody seems so famous“, la prima personale in un’istituzione italiana dell’artista americano Cory Arcangel. Ho scelto questo progetto perché l’allestimento non è inteso come intervento strutturale, in un certo senso non è nemmeno visibile, ma rappresenta gran parte del concept della mostra e del successo che ha avuto. L’esposizione, che ho curato nel 2015 per la GAMeC di Bergamo, doveva svolgersi nel classico whitecube museale. La prima scelta è stata quella di rinunciare allo spazio del museo come spazio allestitivo e utilizzare un luogo cittadino e nello specifico Palazzo della Ragione, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, ornato con affreschi e quadri antichi.

Cory Arcangel
Cory Arcangel

Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città e tra le installazioni dell’artista americano, tra i più influenti artisti della New Media Generation.

Lo spazio della sala è concepito come una piattaforma, il cui centro è interamente occupato dalla grande tappeto Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters. Quest’opera è stata pensata come apparato allestitivo per annullare e sostituire il pavimento in cotto e allo stesso tempo “spingere” tutti gli altri lavori lungo il perimetro dello spazio, creando dei dialoghi inaspettati tra opere e affreschi. I colori del tappeto mutano in corrispondenza delle finestre, così da usare la luce naturale come elemento artificiale.

L’allestimento ha permesso al visitatore di sentirsi subito dentro uno spazio magico, di essere, come direbbero i futuristi, al centro e dentro la mostra.” (Stefano Raimondi)

Cory Arcangel
Cory Arcangel

ANDREA ISOLA:

Come dico sempre, allestire una mostra in un palazzo storico non è semplice, si deve far in modo che la bellezza del palazzo non sovrasti le opere e viceversa. Infatti, quello che caratterizza questo progetto è proprio il dialogo bilanciato tra contemporaneo e antico.

Le opere posizionate ai lati, i cambi di colore a pavimento in corrispondenza delle luci, nessun grande ingombro al centro della sala che disturbi la vista: sono tutti elementi che ci permettono di capire lo studio e il lavoro in fase progettuale di allestimento. Nulla è stato lasciato al caso.

#appuntidiunexhibitdesigner

Le foto sono state concesse gentilmente dagli intervistati

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