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NFT: è ora di vendere prima che tutto crolli?

Un’analisi ragionata del fenomeno artistico del momento.

Ho voluto aspettare prima di scrivere ed espormi in prima persona sul tema degli NFT (Not Fungible Tokens). Si tratta di un fenomeno estremamente complesso che non può essere liquidato con un banale apprezzamento o una diffidenza superficiale nei confronti dell’acquisto di un file. Che un file sia oggi considerabile come un oggetto a tutti gli effetti credo non vada più giustificato in nessuna sede. La nostra vita è completamente immersa nel digitale e non esiste ragione per cui anche le arti visive e il collezionismo non possano finalmente entrare nella contemporaneità che stiamo abitando.  

In poche settimane abbiamo assistito a record di vendite continui di NFT tra i più diversi, moltissimi extra arte: da Elon Musk che ha scritto una canzone sulla vanità (e l’ha venduta in NFT,) al marchio Charmin di carta igienica che ha sperimentato un’asta NFT con i profitti da devolvere in beneficenza, fino a Tacos Bell e Pizza Hut che stanno lanciando i loro Token.

Quella delle arti visive è solo una piccola porzione del fenomeno. 

Il punto è quanto questi acquisti, che sono legati a doppia mandata con le criptovalute e le loro oscillazioni, possano rivelarsi profittevoli a lungo termine. Nessuno lo sa, questa è la verità. Dopo un brusco rimbalzo sui prezzi medi (del -70% nelle scorse settimane di aprile), la crescita sembra essere ripresa. L’interesse nei confronti di questo mondo è ormai globale, dal Canada alla Nuova Zelanda. Il prezzo medio attuale vanta un aumento di circa 10 volte il prezzo medio di un NFT di 6 mesi fa ($ 142 all’inizio di ottobre 2020). Nel dettaglio, il prezzo medio degli NFT è aumentato in modo sorprendente raggiungendo un picco di circa $ 4.000 a metà febbraio. Da allora, le vendite record continuano a seguire, con una media di quasi 1.500 dollari. Ovviamente, questo spostamento della curva era prevedibile ed è persino rassicurante riguardo a qualsiasi potenziale “correzione del mercato” che potrebbe sorgere. La tendenza sembra, più che recessiva, quella di mostrare una stabilizzazione su un altipiano a seguito di un picco speculativo.

Courtesy https://nonfungible.com/

In questo approfondimento cercheremo di concentrarci però solamente sul discorso delle arti visive, che a mio parere ben sposano la nuova tecnologia.

Quello che personalmente trovo anomalo e poco sano è il volume delle transazioni a settimana, più che raddoppiato rispetto al trimestre precedente, passando da circa 20.000 a oltre 40.000 transazioni settimanali. Voi capite che un’opera che a gennaio costa 3.000 dollari, poi a marzo 40.000 e oggi magari 100.000, non rappresenta per nessuno un porto sicuro. C’è da chiedersi costantemente quale sia il momento buono per liberarsene, evitando di perdere un mucchio di quattrini. Più che dentro a un marketplace di arte pare di essere al Nasdaq. 

CryptoPunks è senza dubbio uno dei progetti più chiacchierati negli ultimi tempi, soprattutto per quanto riguarda queste vendite record, rispettivamente a $ 7.680.621 e $ 7.571.191 il 03.11.2021.

I progetti più ponderati mi sembrano quelli che potete trovare su SuperRare, un marketplace di stampo curatoriale che propone una selezione ragionata del meglio in circolazione. Il valore medio di un’opera d’arte venduta su SuperRare è passato da $ 1.232 a $ 12.166 (quasi 10x).

Ovviamente nulla oggi suggerisce quale sarà il futuro dei mercati NFT. Dato il recente clamore che circonda questa asset class, è possibile che alcuni drastici cambiamenti si verificheranno nei mercati nelle prossime settimane.

La cosa che mi preme di più sottolineare in merito al futuro degli NFT non ha nulla a che vedere con il loro mercato.
Il tema fondamentale è che l’arte digitale sia stata finalmente attenzionata e legittimata a livello mondiale, ed era ora. 

È evidente che un artista aderente al presente che stiamo vivendo non può che cimentarsi con il digitale per esprimere la contemporaneità. È fisiologico che l’olio, il bronzo o il marmo non possano più essere considerati materia prediletta di questo tempo. Viviamo nel digitale, era ora che avessimo accesso a dell’arte digitale.

 

Un’opera di Annibale Siconolfi 

Spesso mi viene appuntato che la produzione recente sia scarsa. Mi permetto di dissentire, non è scarsa, anzi è fin troppo abbondante. Il problema sta semmai nel trovare le primizie, nel fare ordine in un mare sconfinato dove migliaia di artisti da tutto il mondo stanno cercando la maniera di farsi spazio. 

Sono fermamente convinto che, mercato a parte, nei prossimi mesi avremo a che fare con produzioni di altissimo livello. Non è questa per ora la sede per sparare nomi nel mucchio, ma sarà mia premura segnalare le proposte migliori (per chi avesse voglia, sto cominciando a condividere quello che trovo di particolarmente rilevante nelle mie storie di Instagram). 

Se vi interessa il settore e siete in cerca di nuove leve vi consiglio di visitare il Mocda, un museo che espone opere d’arte digitali allo scopo di documentare, collezionare e promuovere la posizione dell’arte digitale a livello internazionale.

Normalmente nell’arte prima si fanno le mostre, si diffonde il proprio lavoro, e poi si vende. Qui è successo un po’ l’inverso. Ma attenzione a parlare male del digitale, perché il futuro dell’arte può arrivare soltanto qui. Non sicuramente nei media del ‘900. 

Il mercato ha dato attenzione a questo mondo, ora aspettiamo di verificare il contenuto.

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