Per la collana Il Labirinto Scritto, la prestigiosa casa editrice Franco Maria Ricci propone ai lettori il racconto di viaggio su La Via Emilia dello scrittore francese Gabriel Faure, fra considerazioni artistiche e suggestioni del paesaggio. Pagine raffinate che riportano alla luce la bellezza senza tempo della “provincia” italiana. Pagine 84, Euro 15,00.
Roma. Sul finire di settembre del lontano 1911, il poeta, romanziere e saggista francese Gabriel Faure (1877-1962) si lascia rapire dal fascino della Bassa Padana e intraprende un viaggio fino al Mar Adriatico, lungo l’antica Via Emilia, una delle strade consolari sulle quali la Repubblica di Roma, divenuta poi Impero, basò il sistema di controllo del territorio. Ma una strada non è mai una semplice infrastruttura, è anche e soprattutto un luogo dinamico di incontro e di scambio, e nell’attraversare differenti paesaggi acquista il sapore di un racconto in equilibrio fra realtà e poesia, come affermò lo stesso autore, «alla perenne ricerca di quell’indicibile che costituisce il nocciolo di ogni esperienza umana: che cosa importa se non riesco a dire […]! So forse da che cosa dipende lo charme di una rosa che si sfoglia, di un riflesso nell’acqua, di uno sguardo femminile?».
Su questa china, la Via Emilia diventa un luogo dell’anima. Da Piacenza a Rimini in cinque brevi capitoli, alla scoperta dei centri storici delle città attraversate, della loro storia e della loro arte, in un periodo, l’inizio del Novecento, in cui si viaggia ancora a ritmo lento, in cui si ha tutto l’agio di godere del paesaggio non ancora aggredito dalla cementificazione e dall’inquinamento; ma parte di quella bellezza sopravvive ancora, e si rivela al distratto viaggiatore contemporaneo.
Si parte dalla Piacenza dei Farnese, già fortezza avanzata delle legioni romane, e si prosegue per Borgo San Donnino (l’odierna Fidenza), incontrando Modena, Bologna, e terminando il viaggio a Rimini. Attraversando città e campagne, Faure ferma lo sguardo su monumenti, citando anche suoi connazionali che già avevano visitato quei luoghi, da Montaigne a Misson, assecondandone o confutandone le opinioni. La storia locale, l’architettura, la storia dell’arte, s’intrecciano per raccontare un universo vitale dove la città si intervalla alla campagna, dove il senso del viaggio sfuma nella scoperta, accentuata dalle attente descrizioni di edifici e paesaggi.
Un piccolo ma raffinato apparato iconografico arricchisce il volume (e il secondo capitolo in particolare) con alcuni dettagli degli affreschi parmensi di Antonio Allegri detto il Correggio, nato nell’omonima cittadina ma molto attivo anche nella vicina Parma. Le pagine di Faure dedicate ai suoi delicati affreschi sono piene di ammirazione per questo raffinato pittore, definito addirittura “un poeta” per l’intensità delle emozioni che le sue figure e i suoi colori donano all’osservatore. E attraverso lo sguardo ammirato dello scrittore francese, il lettore contemporaneo riscopre una bellezza che lui stesso definisce “musicale”. La storia dell’arte, quindi, si sublima nella letteratura, e qui, come nei passi dedicati alla città di Bologna (capitale dell’arte alla stregua di Roma), luoghi, epoche e persone sembrano unirsi ancora più indissolubilmente lungo questo percorso di romana memoria, ma in realtà ormai consegnato alle civiltà di ogni tempo.
La Via Emilia termina a Rimini, formando una sorta di confluenza con la Via Flaminia, che collega Roma con la cittadina adriatica. E di memorie romane è densa anche quest’ultima, minuziosamente raccontate da Faure che si lascia attrarre anche dalle architettura rinascimentali di Leon Battista Alberti, le quali gli riportano alla memoria il suo precedente soggiorno in città, nel 1905, e termina il suo cammino specchiandosi nel Mar Adriatico costellato di barchette di pescatori. Con queste pagine, Faure dona al lettore un diario di viaggio che racchiude impressioni e sensazioni che ancora oggi è possibile riscoprire almeno in parte.