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Parma, un gioiello fra il Po e l’Appennino, raccontata da Franco Maria Ricci

Franco Maria Ricci, storica casa editrice parmense dedicata all’arte e alla cultura, rende omaggio ad alcune delle più belle città italiane attraverso una serie di pubblicazioni monografiche di alto spessore intellettuale e dalla pregevole estetica.
Dopo Bergamo, Mantova, Napoli e Torino, è il turno di Parma, dal Medioevo dell’Antelami alla reggenza di Maria Luigia, passando per il Rinascimento dei Farnese, uno scrigno di bellezza e cultura

Roma. Appartata in quell’angolo di pianura fra il Po e l’Appennino, già in epoca romana Parma fu una fiorente città che si arricchì con il commercio della lana, dome scriveva Marziale sul finire del I Secolo d.C. Da un semplice accampamento di Legionari, dopo la conquista della Gallia Cisalpina nacque appunto la città che decadde nei secoli delle invasioni barbariche, per rifiorire attorno al IX-X Secolo, grazie a energici cancellieri imperiali che continuarono l’amministrazione già carolingia.

Nel suo saggio in apertura di volume, Historia Urbis, Gianni Guadalupi traccia le vicende della città, narrandone le peripezie di città imperiale nell’Italia dei Liberi Comuni, e che vide naufragare i suoi sogni di autonomia quando cadde sotto il dominio dei Visconti, nel secondo Trecento, rimanendovi fino al XVI Secolo. Le turbolente vicende politiche, però, non scoraggiarono le arti, e la città vide infatti nascere, dal XII Secolo, il Duomo, il Battistero, il Palazzo Comunale, opere dell’architetto e scultore Benedetto Antelami. Il volto “grifagno” della città medievale sarà ingentilito prima dal Correggio che affresca il Duomo e altri importanti edifici religiosi, e poi dal mecenatismo dei Farnese, che vi regnarono dal 1545 (anno in cui il Pontefice Paolo III creò il Ducato per il figlio naturale Pier Luigi) al 1731. E saranno loro a fare di Parma una grande capitale, e tale rimarrà fino ai tempi di Maria Luigia. Dopo una turbolenta fase fra gli anni 1830-1860, Parma entra nell’Italia unita, e sarà ardentemente socialista prima di subire l’ondata fascista. Ma saprà riscattarsi ottenendo, a guerra finita, la Medaglia d’Oro della Resistenza. 

La cavea del Teatro Farnese vista dal palcoscenico. Photo Luciano Romano

Una città dalla storia politica assai intensa, ma non meno interessanti sono le vicende urbanistiche, che Marzio Dall’Acqua ripercorre nel suo saggio Forma Urbis, che si dispiega fra la città aristocratica di impianto romano e ingentilita dai palazzi cinquecenteschi e settecenteschi, dove l’occhio è quasi ovunque accarezzato dal celeberrimo “giallo Parma”, e, appena al di là della “Parma voladora”, il torrente  che attraversa e dà il nome alla città, quella riva sinistra quasi guardata con sospetto, la parte povera e “selvaggia” dell’abitato, quasi una zona a sé stante, e che ancora oggi sembra mantenere una sua drammatica e commovente identità: fino alla metà del Novecento, era questa la parte più povera della città, ma anche quella più “ardente”; qui infatti furono erette le barricate per resistere alla violenza fascista. Dall’Acqua ripercorre anche i cambiamenti del paesaggio circostante mano a mano che la città si ingrandiva, così come i vari “sedimenti” cittadini, dall’epoca gallica, a quella etrusca e poi romana, proseguendo con il Medioevo che emerge dallo sfacelo della dominazione longobarda, quando la città rischiò di sparire a causa del degrado degli argini del torrente e delle conseguenti alluvioni, del dissesto di strade e ponti, e dell’aria malsana a causa della palude circostante.

San Giovanni Battista, particolare dell’architrave della Porta della Vita. Battistero. Photo Fotoscientifica

Ma dopo il Mille la città tornò a fiorire, nacquero i “borghi”, quelle vie intermedie, non troppo larghe né troppo strette, che ancora oggi caratterizzano parte della viabilità. Nel secondo Cinquecento fu Ottavio Farnese a portare nuovo impulso urbanistico, con il Palazzo Ducale, il Palazzo del Giardino e il Corridore, su cui poi sorse la Pillotta. Anche il Settecento sarà un secolo importante, soprattutto con il Du Tillot che fece di Parma l’Atene d’Italia, mentre alla grande Maria Luigia si deve, fra le altre cose, il celebre Teatro Regio, dai melomani giudicato, in fatto di acustica, superiore persino alla Scala. Quanto spiegato nei saggi introduttivi prende forma compiuta in questo esauriente volume attraverso due capitoli per altrettanti itinerari di questo letterario, stabiliti dal torrente Parma: la Riva Destra e la Riva Sinistra. Intervallate da splendide immagini in larga parte formato testo, di architetture, dipinti, sculture, affreschi e loro particolari, minuziose schede dedicate ai più importanti edifici della città ne ripercorrono la storia in maniera esauriente: teatri, musei, biblioteche, edifici religiosi, tutto il composito mosaico culturale parmense si racconta al lettore,che può così scoprire tesori meno noti come il Museo d’Arte Cinese, l’Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista, o il Palazzetto Eucherio Sanvitale, e tante chiese disseminate per le vie cittadine, ognuna delle quali conserva ancora oggi importanti capolavori, soprattutto del XVI e XVII Secolo. 

Questo viaggio letterario alla scoperta della città espande i suoi confini anche verso i dintorni, dalla pianura all’Appennino, raccontando per parole e immagini i castelli della Bassa parmense, la collezione della Fondazione Magnani Rocca o il Museo Guatelli della civiltà contadina, a Ozzano Taro.

Parma, un gioiello di cultura e buon vivere, da riscoprire anche attraverso la raffinata narrazione del volume di Franco Maria Ricci.

Antonio Allegri detto il Correggio, Ovato con coppia di putti, affresco, Monastero di San Paolo, Camera del Correggio. Photo Carlo Vannini

Parma
Franco Maria Ricci, 2007
pp. 258, Euro 80,00
francomariaricci.com/it

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