A ridosso del centenario della nascita (Bologna, 1922) la mostra indaga le esperienze personali, culturali e di Pasolini attraverso la fotografia
“Metaforicamente la sua pelle, immortalata dal mezzo fotografico, diventa così spazio privilegiato per comprendere, con vicinanza, il percorso professionale di quell’inafferrabile uomo”. Così Marco Minuz, curatore della selezione fotografica, parla della mostra Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie, allestita fino al 13 marzo 2022 a Genova, alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale. Un’esposizione che a ridosso del centenario della sua nascita (Bologna, 1922) vuole riportare l’attenzione sulla figura di Pasolini e le sue principali esperienze personali, culturali e professionali attraverso il mezzo della fotografia. Lo scomodo intellttuale è stato infatti uno dei personaggi pubblici più fotografati del suo tempo, e molti di questi scatti sono divenuti ormai immagini iconiche del poeta.
La relazione di Pasolini con il mezzo fotografico è stata ambivalente. Da una parte scriveva “niente come fare un film costringe a guardare le cose”. Ma il suo rapporto con le immagini immobili era differente come testimoniano le sue parole: “alle fotografie è sufficiente dare una occhiata. Non le osservo mai più di un istante. In un istante vedo tutto”. La selezione di fotografie proposta in mostra permette di costruire un vero e proprio percorso nelle principali esperienze che hanno caratterizzato il lavoro e la vita del poeta. Articolato in sezioni dedicate ognuna a uno specifico tema, come la città di Roma, i ragazzi delle borgate romane, il concetto di corpo, l’esperienza del cinema. Fra gli autori presenti Letizia Battaglia, Sandro Becchetti, Piergiorgio Branzi, Elisabetta Catalano, Elio Ciol, Mario Dondero, Massimo Listri, Nino Migliori, Italo Zannier.
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