Georgia O’Keeffe – Amazzone dell’arte moderna, in libreria la graphic novel sulla madre del Modernismo americano
Di Georgia O’Keeffe molto si è detto e molto si è scritto. Figura capitale dell’arte del XX secolo, madre del Modernismo americano, icona indiscussa della scena culturale contemporanea, è stata la prima pittrice a cui il MOMA di New York ha dedicato una retrospettiva. Immortalata da Alfred Stieglitz (poi suo marito e unico grande amore) e da Warhol, amica di D.H. Lawrence, Ezra Pound e Walt Whitman, eccentrica, umorale, egoista, spudorata, geniale, per lei gli aggettivi si sono sempre sprecati. I suoi grandi fiori, maestosi e ieratici, analizzati sotto luci freudiane, i suoi paesaggi desertici, visionari e allucinati, sotto quelle junghiane.
Mentre alla Fondation Beyeler (Basilea) è in corso una grande retrospettiva dedicata all’artista (evento non frequentissimo nel Vecchio Continente), è uscita in libreria Georgia O’Keeffe – Amazzone dell’arte moderna (Oblomov), graphic novel firmata da Sara Colaone (disegni) e Luca de Santis (testi), alla loro terza collaborazione dopo In Italia Sono Tutti Maschi e Ariston. L’edizione italiana segue quella francese (Georgia O’Keeffe – Amazone de l’art moderne), edita dal Centre Pompidou di Parigi in occasione della grande mostra dedicata alla pittrice nel 2021.
Grande sfida di ogni biografia è quella di riuscire a raccontare chi era il suo protagonista, Georgia O’Keeffe – Amazzone dell’arte moderna accoglie questa sfida e la vince, dando voce alle contraddizioni di un’artista tormentata da insicurezze e slanci creativi, ossessioni e speranze, determinata a vivere a modo suo, tanto nel lavoro quanto nel privato.
Un viaggio nella memoria, in sospeso tra passato e futuro (dell’arte), un percorso a ritroso: dopo la morte di Alfred Stieglitz, grande fotografo e gallerista americano che ha lanciato la sua carriera negli anni Dieci, Georgia si è rifugiata nel suo Ghost Ranch (New Mexico), con lei le amiche Maria Chabot, Anita Pollitzer e la segretaria Doris Bry, per fare il punto sul patrimonio di foto e di disegni di Stieglitz. È questa l’occasione per ripensare alla sua vita, densa come un romanzo, ai suoi amori, alla sua carriera e alla sua arte: gli studi a Chicago, l’affermazione come donna e artista, la fuga nel deserto per emanciparsi dall’ingombrante (e dolorosa) figura di Stieglitz, la consacrazione come pittrice più importante d’America.
La storia è raccontata come un patto faustiano col destino, quale sarà il prezzo da pagare? Quanto è disposta Georgia O’Keeffe a rinunciare per avverare il suo desiderio? E soprattutto, qual è stato questo suo ardente desiderio?
Questa graphic novel affronta un compito gravoso, raccontare un’artista che non ha mai voluto essere raccontata, che non si è mai ritrovata nelle parole che gli altri hanno usato per descrivere lei e il suo lavoro. Lo fa alla perfezione, sempre in bilico tra un intimismo accorto, discreto, e un sottile umorismo (Georgia aveva una lingua affilatissima), riuscendo a trasmettere la complessità di un carattere istrionico e fragile.
Funzionano alla perfezione le matite di Sara Colaone, che con grande sintesi rendono atmosfere e paesaggi, tormenti interiori e desolanti sensazioni di vuoto, con un ritmo perfetto che alterna tra loro i ricordi, le visioni e la cronaca. Non c’è la rincorsa allo stile O’Keeffe™, non troverete fiori ambigui e colori pastelli, troverete piuttosto un ritratto contemporaneo e a fuoco di una un’artista tanto celebrata quanto raramente ascoltata.
Il diritto di non essere definiti dalle parole degli altri, quella della O’Keeffe è una storia che segue questa lotta, più ancora che quelle femministe delle suffragette, in una ricerca artistica che non fosse definita da categorie come quelle di “maschile” o “femminile”, il suo è stato un percorso creativo totalizzante, a volte pratico (“i fiori vendono”), ma sempre liberissimo, in fuga dagli ismi, dalla critica e della definizioni. Luca de Santis attorno a questa intuizione costruisce un racconto serrato, onesto e rispettoso di una donna ingombrante e sfuggente, mettendo a fuoco la voce della protagonista, emancipandola dalle formule trite usate per descrivere le sue opere e il suo percorso artistico.
Georgia O’Keeffe si riappropria qui della sua malinconia, della sua tristezza, il suo leggendario impeto (da amazzone, per l’appunto) lascia spazio anche all’incertezza, allo spaesamento di fronte alla vastità della natura, dello spirito del mondo, inafferrabile ma presente in ogni scorcio della natura a cui si rivolge piena di speranza e di dubbi.