C’è tempo fino al 18 aprile 2022 per visitare la prima retrospettiva istituzionale dedicata a Matthew Wong. A proporla è l’Art Gallery of Ontario, in Canada.
La malinconia, la natura sublime, la riflessione romantica, il tormento dell’uomo, l’imponderabilità dell’esistenza. Questo il nucleo poetico dei paesaggi di Matthew Wong. Il pittore, tragicamente suicidatosi nel 2019, merita di essere raccontato e ricordato. Interamente autodidatta, nei suoi 35 anni di vita Wong è riuscito ha creare più di 1.000 opere.
Opere che lo hanno portato lentamente a farsi conoscere da critica, mercato e pubblico. Al momento della morte il pittore si stava infatti consolidando nel mondo dell’arte. Tuttora la sua reputazione continua a crescere nel sistema, facendo registrare ottime vendite. Quel che mancava, fino ad oggi, era una mostra in una grande realtà museale. A porre rimedio è Blue View, esposizione organizzata dalla Art Gallery of Ontario. É il Canada, il suo paese natio, a garantirgli quindi la prima retrospettiva istituzionale. La mostra (fino al 18 aprile 2022) presenta 40 delle circa 60 opere della Blue Series di Wong, a cui l’artista ha lavorato dal 2017 fino alla sua morte.
Le immagini sono una sinfonia di indaco, turchese, azzurro, blu e nero. Raccontano scene tranquille, che l’artista ha tratto da un viaggio fatto con sua madre in Sicilia. Ci sono lunghe strade tortuose e scorci intimi in stanze buie. Spesso emergono figure solitarie. Utili non per stravolgere il tono emotivo delle opere accendendole di vita, ma al contrario per esasperare, con quella piccola variazione di umanità, un’inevitabile condizione di isolamento.
All’apparenza queste figure sembrano stonare, vuoi perché piccole, disperse, vuoi perché abbozzate, indefinite, sommarietà pittorica in un quadro dalle curve precise, dai toni puliti e compatti. Eppure rappresentano un bagliore di umanità che ancora il dipinto alla figurazione, impedisce che i suoi pattern densi decentrino la scena verso suggestioni troppo astratte. D’altra parte, come abbiamo già visto, sono inoltre in grado di trasformare un eccentrico paesaggio in un evocativo territorio dell’anima, un espansione naturale dell’inconscio dell’artista. A sua volta specchio di un’esistenza difficile, vissuta sul confine dell’autismo e della depressione, segnata dalla sindrome di Tourette.
Più tecnicamente la Blue Series è una variazione sui temi del blu e del paesaggio. Le opere in mostra spaziano da intime gouache a monumentali dipinti ad olio. Un’eterogena meditazione sulle agrodolci emozioni legate al colore blu. Introspezione, ma anche senso di isolamento e tristezza. Interessante anche la varietà di stili impiegati, dalla calligrafia cinese alla pittura su pergamena, dal puntinismo al fauvismo.
Per molti versi il suo stile viene associato al Post-Impressionismo, a pittori come Édouard Vuillard e Paul Sérusier. C’è il tema paesaggistico, naturalmente, ma anche la ricchezza dei dettagli, la brillantezza dei colori, la vastità della prospettiva. Sempre dal punto di vista tecnico, se vogliamo rintracciare alcune caratteristiche più moderne, possiamo evidenziare la tendenza a stilizzare le forme, il ricorso ad ampie campiture monocrome o l’utilizzo di tonalità pastello, dal sapore quasi digitale.
Inevitabile, infine, un parallelismo diretto con Vincent Van Gogh. Al di là delle vicende personali, per cui pure condividono più di un aspetto, le loro opere suscitano un medesimo impatto visivo. Dalla varietà della tavolozza alla pennellata energica, dalle combinazioni calibrate di colori alla palpabile atmosfera decadente, di dramma alle porte, di tragedia che avanza.