Paris Photo celebra la sua venticinquesima esposizione. Il meglio della fotografia internazionale tra grandi firme, autori emergenti e partenariati d’eccellenza. Al Grand Palais Éphémère, Parigi, fino al 13 novembre.
Una torta con molte ciliegine il venticinquesimo appuntamento di Paris Photo, prima fiera internazionale dedicata alla fotografia, che si svolge temporaneamente al Grand Palais Éphémère, in attesa del restauro del Grand Palais. Una grande kermesse che richiama collezionisti, musei e visitatori da tutto il mondo. A questa edizione-anniversario partecipano 183 espositori provenienti da 31 Paesi.
Nella sezione principale troviamo 134 gallerie che presentano artisti affermati e 24 mostre ciascuna dedicata a uno o due artisti, più 92 collettive. Il settore Curiosa è consacrato all’arte emergente e curato da Holly Roussell, curatrice dell’UCCA Center for Contemporary Art di Pechino (con 16 gallerie da 9 paesi). Infine la parte dei libri nella Galerie Eiffel, con 34 editori da 9 paesi, che offre edizioni limitate, anteprime e testimonia l’importanza del libro fotografico.
Le firme storiche e i grandi autori contemporanei ci sono tutti ed è impossibile definire dei temi principali, come sottolinea la direttrice Florence Bourgeois: «Si vuole soprattutto offrire una panoramica della fotografia, sulle tecniche che possono rendere le foto e le tirature unici. Ci sono poi i lavori politici come quello di Boris Mikhaïlov sull’Ucraina, alla Galleria Suzanne Tarasieve, o quelli sul corpo e la performance, in primis Marina Abramović, da Wilde, e le esposizioni dei nostri partner». Tra questi, BMW Group festeggia venti anni di collaborazione con Paris Photo. La casa automobilistica tedesca da 50 anni è impegnata nel mondo della cultura con partenariati a lungo termine.
Thomas Girst, direttore del dipartimento cultura e storico dell’arte racconta come la politica culturale della BMW sia iniziata nel 1972, commissionando all’artista Gerhard Richter tre dipinti monocromatici (rosso, giallo e blu, tre metri per sei ciascuno) per la lobby della sede centrale dell’azienda a Monaco di Baviera. Da allora BMW ha continuato a sostenere gli artisti, sempre garantendo loro piena autonomia creativa. Apertura totale a sperimentazione, nuovi linguaggi e forme di creatività con residenze d’artista e con il programma BMW Art Makers, i cui vincitori 2022 sono l’artista Arash Hanaei e il curatore Morad Montazami. La loro opera Suburban Hauntology, esposta a Paris Photo e già presentata a Les Rencontres d’Arles la scorsa estate, si interroga sull’architettura utopica degli anni Settanta, come quella di Jean Renaudie a Ivry-sur-Seine e nello stesso tempo indaga i nuovi, complessi, spazi del metaverso. Frutto della ricerca è un’installazione ibrida, tra disegni digitali, un ologramma che riproduce l’edificio di Renaudie, un video e una partita a scacchi virtuale tra Mark Zuckerberg e il filosofo Mark Fisher.
A corollario, lo stand BMW propone una retrospettiva degli artisti residenti dello scorso decennio. Per esplorare la fiera si possono seguire i fil rouge tracciati da Thomas Girst con i suoi venti coup de coeur (per esempio la coppia di artisti rumeni Iosif e Aurora Királi, nello stand di Anca Poterasu Gallery), ma anche quelli dell’ospite d’onore, l’attrice almodovoriana Rossy de Palma che ha selezionato otto opere forti e insolite – come il Female Torso with Veil, Paradise Cove (1984) di Herb Ritts – o i 20 artisti selezionali dai curatori di JP Morgan, tra questi André Kertész con Les lunettes et la pipe de Mondrian del 1926 (Gallerie Françoise Paviot). La rivista Elle si concentra invece su un percorso al femminile, orchestrato quest’anno da Federica Chiocchetti per promuovere la visibilità delle donne artiste e il loro apporto alla storia della fotografia.
Non poteva mancare Letizia Battaglia, presentata dalla Galleria Alberto Damian di Treviso, tra scatti famosi ed altri meno noti. Lasciare però spazio alla scoperta personale di altri autori è d’obbligo. Barry Salzmann della galleria Deepest Darkest, di Cape Town, per esempio, che esplora luoghi dove si sono consumati genocidi con poetici paesaggi metaforici e foto ad alto impatto emotivo. O come Mathieu Gafsou, premiato dalla Maison Ruinart, con il sostegno della Fondazione Pico e selezionato tra gli artisti presentati nella sezione Curiosa, per le foto ispirate ai paesaggi naturali e umani, percorsi in bicicletta durante la sua residenza nello Champagne. Nel settore Edizioni, l’opera di Émeric Lhuisset, intitolata Ukraine – Hundred Hidden Faces, Civilians up in Arms, ha ottenuto una menzione speciale dalla giuria del Photobook Awards.