Negli archivi di Firenze, Milano e Como gli studiosi Sara Taglialagamba e Domenico Savini ritrovano e ricompongono la “Filza Dei”.
La figura di Leonardo da Vinci, è chiaro a tutti, è probabilmente la più appassionante fra quelle ereditate dai secoli passati. Per le caratteristiche del personaggio, trasversale alle arti e alle scienze. E anche per la sua vita decisamente movimentata, sia a livello personale che pubblico. Vita movimentata che mette a dura prova anche gli studi sul genio rinascimentale, con testimonianze disseminate fra varie corti e anche fra diversi stati. E con eventi accorsi a sconvolgere il tramandare documenti e informazioni, da questioni dinastiche a rivoluzioni (francese). A tenere le fila di queste vicende è da decenni Sara Taglialagamba, studiosa di Leonardo, discepola del grande leonardista Carlo Pedretti e direttrice della fondazione a lui intitolata.
La Filza Dei
Proprio a lei, assieme a Domenico Savini, grande studioso degli archivi, genealogista di riferimento per le famiglie nobili europee, si deve la clamorosa scoperta destinata a rivedere molte delle acquisizioni finora disponibili su molti aspetti della vita di Leonardo. Nella sostanza diremmo: il rinvenimento del “Testamento di Leonardo”. Una notizia tanto clamorosa merita tuttavia delle specifiche: ovvero che la scoperta riguarda la trascrizione più fedele all’originale del testamento, purtroppo andato perduto. Taglialagamba e Savini hanno condotto ricerche su fondi archivistici fra Firenze, Milano e Como. Affidando i risultati all’articolo “La Filza Dei: Giovanni Battista e i documenti inediti su Leonardo da Vinci”, appena uscito sulla rivista Achademia Leonardi Vinci.
Leonardo scrisse il suo testamento ad Amboise davanti al notaio Guglielmo Borean, alla presenza di cinque testimoni e dell’inseparabile Francesco Melzi. E il pittore, pupillo del vinciano, si affrettò a inviarlo ai familiari del Maestro. Il contenuto del documento – scrivono i due studiosi – fu tramandato grazie al lavoro di ricerca e trascrizione svolto dall’antiquario, genealogista e archivista fiorentino Giovanni Battista Dei (1703-1786). Fu lui ad inviarne copia all’erudito conte comasco Antonio Giuseppe della Torre di Rezzonico (1709-1785). Il quale raccolse in vita una messe di documenti relativi a Leonardo, intenzionato a pubblicarli ma morto prima di poterlo fare. A pubblicarlo furono successivamente altri eruditi milanesi, ma in una versione difforme dalla trascrizione originale.
Trascrizione originale
La portata storica della recente scoperta, quindi, è quella di disporre ora della trascrizione originale, ovvero la più fedele al documento oggi perduto. La cui importanza fu vivamente apprezzata dal citato professor Carlo Pedretti e da Giulio Melzi d’Eril, discendente di Francesco Melzi. Oltre al testamento, la cosiddetta “Filza Dei” svela molti altri documenti provenienti dall’archivio privato della famiglia da Vinci. Fra questi la ricostruzione degli alberi genealogici della famiglia, dai quali emergono interessanti dettagli mai valorizzati precedentemente. E una lettera scritta da Francesco Melzi da Amboise ai familiari di Leonardo informandoli della morte del maestro.
Quali sono dunque i contenuti del testamento? I dettagli emergeranno grazie a un approfondito studio che Taglialagamba e Savini pubblicheranno entro qualche mese. Il Melzi comunque sarà l’esecutore e l’erede principale: a lui andranno tutti i manoscritti, gli strumenti e le “opere del pittore”. È menzionato anche Gian Giacomo Caprotti detto il Salai, altro fedele discepolo, che però non è più con Leonardo: “tornato a Milano portando con sé numerosi dipinti suoi e probabilmente della bottega leonardesca, si rivelerà ricchissimo, si sposerà e morirà per un colpo di fucile”, afferma Sara Taglialagamba. Nel testamento si ritrovano ancora i nomi del servitore Battista de Villanis, dei fratelli di Leonardo da parte di padre, che ricevono “400 scudi di sole e il podere di Fiesole”, le chiese di Saint Florentin e di San Dionisio e i poveri dell’Ospedale di Dio e di San Lazzaro ad Amboise.