Dal 18 al 21 maggio 2023 Grasse, capitale francese e mondiale della profumeria, si trasforma in un immenso giardino. ExpoRose edizione 51 invade piazze, vicoli, fontane e facciate dei palazzi con fiori di ogni tipo in bouquet e in composizioni di grande bellezza e raffinatezza.
Riflettori puntati sulla rosa centifolia, profumatissima rosa di maggio e orgoglio della città della Costa Azzurra, ingrediente essenziale della profumeria, fonte inesauribile di ispirazione per i profumieri. É per questi suoi talenti che è considerata la rosa più famosa d’Europa, con la sua ricchezza nascosta nei delicati petali che si aprono ogni mattina da maggio fino all’inizio di giugno. E che ritroviamo nei profumi più prestigiosi, versatile e adattabile alle composizioni più classiche e più strane. Il suo profumo va dal dolce al fruttato, è intenso, delicato, profondo, opulente. Si sposa bene con note polverose e animali, golose e speziate.
Esiste del resto fra Grasse e i profumi una stretta correlazione, e non solo perché fin dal ‘700 la città della Costa Azzurra vanta il primato mondiale della profumeria. Il clima mite favorisce la coltura di erbe come la salvia, il rosmarino, la menta, le verbene, il timo, la cedrina. Erbe le cui essenze distillate rientrano in vario modo nella composizione dei profumi. Ma è soprattutto la coltivazione della centifolia a ricevere un formidabile impulso.
La città era nota in Europa già nel Medioevo per le pelli e le concerie, poi giunse alla corte di Francia Caterina de’ Medici (Firenze 1519- Blois 1589), sposa di Enrico II (1547), che lanciò la moda dei guanti profumati come segno di lusso e di raffinatezza. La nipote di Lorenzo il Magnifico portò con sé dall’Italia il suo profumiere preferito, René Le Florentin, che posizionò il suo atelier sul Pont a Cange e divenne famoso per i profumi e le pozioni. Numerosi profumieri italiani si installarono da allora a Parigi, soprattutto sotto il regno di Maria de’ Medici.
Nel ‘700 i guantai-profumieri di Grasse ottennero uno statuto speciale che li distingueva dai comuni conciatori. Essi conoscevano bene la sapienza antica di mettere assieme gli estratti naturali, i processi di fissazione per estrarne le essenze, le alleanze di spiriti e di alcoli in grado di aggiungere quel tocco in più capace di rendere raro e prezioso un profumo normale. Anche il più frettoloso turista di passaggio per Grasse non potrà sottrarsi al piacere di visitare qualcuna delle profumerie più antiche e famose, Fragonard, Gallimard, Molinard. Qui si può anche creare e preparare il proprio profumo e ricevere alla fine un attestato di profumiere.
Attenti però, l’odorato, capace di grandi godimenti, in grado di percepire sensazioni, associarle, scinderle, comporle, può divenire improvvisa saturazione e stordimento. Ci si può perdere e perfino boccheggiare, drogati dall’intensità degli aromi, fra gli alabastron egiziani, i lekytos, gli aryballos, i balsamari di Cartagine e di Atene esposti nelle vetrine. Ci si può perdere in questo artificiale paesaggio olezzante, che sprigiona essenze acri e dolciastre, esprime antitesi, scopre nuove tonalità.
Tappa imperdibile è il Museo internazionale della profumeria, dove un interessante percorso rende conto del linguaggio e dell’evoluzione dei profumi nel corso di quattro millenni. Su 3500 mq di superficie vengono narrati 4000 anni di storia sulla nascita e la storia del profumo. Costruito attorno al muro di cinta della città del ‘300 tra il palazzo settecentesco dei Pontevès e l’edificio contemporaneo, il Museo ospita circa 50.000 oggetti che vengono fatti ruotare in mostra attraverso una selezione di 3000 pezzi alla volta.
Il percorso parte dall’antico Egitto, dove unguenti e oli profumati venivano usati sia per sedurre che per curarsi, alla civiltà greca e romana, fino a giungere ai tempi moderni. La visita si snoda lungo una successione di sale e di vetrine dove sono sistemati gli alambicchi degli antichi alchimisti, porta-profumi di lacca, di legno, palissandro, flaconi di porcellana dura di Meisser e Limbach in oro e rubini, ampolle di cristallo, di vetri di Boemia, di smalti d’Inghilterra e d’Olanda. In una piccola serra crescono le piante più usate in profumeria: la mimosa del Tanneron, la violetta di Torrette-sur-Loup, la lavanda di Valensole, il gelsomino e la rosa di Grasse.
Libri e documenti dedicati al linguaggio suggestivo dei profumi completano la storia della profumeria fra crisi e mutamenti, innovazione e ricerca, da quando con le corna di zebù veniva trasportato lo zibetto, materia prima di origine animale impiegata come fissatore, fino alle preziose confezioni Art Nouveau, i Lalique, Poiret, Coty e ai classici contemporanei Chanel, Dior, Lanvin, Schiaparelli. Ma il pezzo più importante ed emozionante, depositario di storia e sventura, è il lussuoso necessaire da viaggio di Marie-Antoinette, ordinato dalla regina di Francia poco prima dello scoppio della rivoluzione che l’avrebbe condotta alla ghigliottina.
In questo mondo vago e fluttuante si può ancora sognare di crinoline e falpalà, di rosee Veneri e delicate fanciulle, le stesse fissate sulla tela dal pittore Jean-Honoré Fragonard (Grasse 1732-Parigi 1806), figlio di un guantaio-profumiere, che sarebbe divenuto l’artista alla moda della società parigina pre-rivoluzionaria. Appena usciti dal Museo, si può visitare la casa di campagna dove Fragonard si rifugiò durante la Rivoluzione. Dalla storia degli aromi si viene catapultati nel cuore di un mondo frivolo e felice, fra le scene idilliache de I progressi d’amore nel cuore di una fanciulla, quattro grandi copie dei pannelli che Madame Du Barry commissionò al pittore di Grasse per il Pavillon di Louveciennes, (gli originali sono a New York) e che allora la dama rifiutò. In L’appuntamento e Lettere d’amore si ritrovano le atmosfere di sogno, bellezza e leggerezza, non ancora lacerate dai corruschi lampi di nubi e saette, che preannunciavano la fine, irrimediabile, di un mondo e di una società di lì a poco decapitati dalla lama tagliente della ghigliottina.