Il gallerista è scomparso per cause naturali solo sei mesi dopo il padre Franz Paludetto, figura centrale nell’arte italiana degli ultimi 50 anni
Un maestoso castello medievale, e due morti ravvicinate e improvvise, una almeno prematura e inaspettata. Sembrano gli ingredienti di un romanzo noir, e invece è la storia triste di una dinastia importante per l’arte italiana e internazionale. A pochi mesi dal padre Franz, scomparso il 16 maggio a 84 anni, ieri sera è morto il gallerista Davide Paludetto, che di anni ne aveva soltanto 53. Scenario, sempre il Castello di Rivara, da quasi quarant’anni piazzaforte della famiglia, oggi prestigioso Centro d’Arte Contemporanea. Anni fa il figlio aveva aperto la galleria “Davide Paludetto Arte Contemporanea”, con sede a Torino in via Artisti. Le prime sommarie notizie parlano di una morte avvenuta per cause naturali.
L’attività di Davide Paludetto si era instradata su quella del padre, che ogni anno organizzava due importanti mostre nell’equinozio di primavera e d’autunno. “Il mio primo obiettivo (o se vuole la mia linea) è stato quello di cercare e affermare una mia identità e una mia autonomia, senza copiare gli altri”, affermava in una recente intervista. E la sua autonomia l’aveva messa in atto: divenendo uno dei primi a “scoprire” artisti come Luigi Ontani e poi Maurizio Cattelan, per fare qualche esempio. E poi lavorando con personaggi del calibro di Félix González-Torres, Paul McCarthy, Charles Ray, Gordon Matta-Clark, Candida Höfer, fino a Stefano Arienti, Eva Marisaldi, Mario Airò. “Ci possono essere differenze di gusto, ma questo è importante”, diceva nella stessa intervista del figlio Davide. “L’unica cosa di cui mi lamento con lui è che non mi ha ancora dato un nipote”.