Dai riti magici della terra lucana studiati da Angelo Lucano Larotonda alle impressioni napoletane di Renato Fucini, due bei volumi delle Edizioni Osanna rendono omaggio a quel Meridione popolare il cui fascino non cessa di risplendere
Fortunatamente, scorrendo il panorama editoriale italiano si trovano anche quelle realtà indipendenti che lasciano da parte le pubblicazioni “di cassetta”, le autobiografie dei vari personaggi più o meno sbiaditi, i ricettari gastronomici e i romanzi improvvisati, dando invece spazio a pubblicazioni ponderate, documentate, eleganti, nel nome di una vera e propria missione culturale. Osanna Edizioni, casa editrice che ha la propria sede nella Venosa di oraziana memoria, è una di queste realtà, il cui catalogo è un progetto culturale in continuo sviluppo, ricco di testi sulla cultura lucana in particolare e meridionale in genere, ma anche di saggistica oraziana, leopardiana e storica. Settori affascinanti della produzione letteraria italiana, ancora lontani dalla letteratura “da fast-food”, ma frequentati da autori e ricercatori per i quali la pagina bianca è una piacevole sfida da affrontare con onestà intellettuale, pazienza e attenzione ai dettagli.
Fra le tante perle di questo catalogo che annovera oltre quattrocento volumi ne segnaliamo due, diversi nell’argomento ma simili nel carattere d’indagine del popolo. Infatti, la personalità di un territorio si delinea anche grazie alla cultura “bassa”, quella genuina del popolo fatta di credenze ancestrali al limite del paganesimo, che affondano le radici nella notte dei tempi. Osanna Edizioni ha inserito in catalogo il curioso e affascinante La maciara indaffarata. Lessico della magia lucana, uno studio dell’antropologo Angelo Lucano Larotonda dei riti magici dei quali il popolo faceva largo uso per quasi tutte le necessità della vita quotidiana, dalle malattie infantili alle pene d’amore. Se a prima vista si può pensare ai riti magici come ad atti di blasfemia, si deve invece riflettere, come giustamente spiega l’autore nell’introduzione, sul contesto sociale: un contesto fatto di povertà, vissuta in una terra bella ma aspra e selvaggia, e quando l’aiuto del Padreterno sembrava non bastare, si doveva ricorrere a qualcos’altro, che aveva comunque una sua spiritualità, e aveva la sua “sacerdotessa” nella maciara, cioè colei che aveva il compito di attendere ai riti magici, e che ricordava l’antica Canidia, la strega di oraziana memoria. Il libro è concepito come un dizionario dei termini e delle pratiche magiche più comuni, e ogni termine è a sua volta un viaggio nelle passioni e nei timori di un popolo contadino tenacemente e nobilmente legato alla terra, ai suoi frutti, ai cicli naturali, alla vita come alla morte. Il risultato è uno studio antropologico che ci fa riscoprire la bellezza di un’antichità immateriale, spiritualmente più ricca della nostra materialistica società moderna. La Titania addormentata di Richard Dadd, riprodotto in prima e quarta di copertina, impreziosisce il volume e ne interpreta il carattere, con quella sua atmosfere misteriosa, ancestrale e sensuale.
Napoli a occhio nudo è invece il reportage di viaggio che Renato Fucini compì nella città partenopea nel maggio del 1877. La bella e approfondita introduzione di Toni Iermano, che è anche curatore del volume, spiega il contesto in cui maturò l’interesse del Fucini per il Meridione, ed è quindi l’occasione per venire a conoscenza di un ambiente intellettuale che ruotava attorno ai salotti intellettuali fiorentini e napoletani, ma è anche utile per conoscere quei testi che fanno parte della letteratura “classica” su Napoli e i suoi costumi, dalle Lettere da Napoli di Goethe all’Istoria civile del Regno di Napoli di Pietro Giannone.
Dalle pagine del Fucini emerge una città vivace e colorata nella sua anima popolare: l’autore infatti scelse di aggirarsi per i bassi, per la Rampa Brancaccio e per le grotte del S. Sepolcro degli Spagari. Una Napoli plebea, oscura, sotterranea, che però era anche piena di vita genuina, che non poteva non incuriosire Fucini alla ricerca di verità e carattere. A Napoli non mancava, soprattutto fra quegli stretti vicoli in cui si svolgevano mille attività, si riverberavano mille colori e vi risuonavano migliaia di voci. Fucini racconta una Napoli che fu, e in parte ancora è, colta nei suoi usi, costumi e riti, allargando però il punto di vista anche alle splendide Sorrento, Amalfi e Pompei, tappe irrinunciabili del Grand Tour,e delle quali nelle sue pagine fa risplendere gli straordinari colori.
A Osanna Edizioni il merito di aver stampato le impressioni partenopee del Fucini in un’elegante veste editoriale, arricchita dall’introduzione di Iermano, e con la copertina impreziosita dalle Piccole venditrici di frutta di Murillo, delicata pittura di gusto popolare che appunto interpreta al meglio la levità, la spensieratezza, la semplicità del popolo napoletano.
Osanna Edizioni