Il terzo appuntamento con la danza a Nervi è stato sabato il 6 luglio, con la compagnia di danza del Teatro Accademico dell’Opera e del Balletto dello Stato dell’Azerbaigian, che ha portato sul palcoscenico dei Parchi A Legend of Love. Un balletto che possiamo oramai considerare storico, in quanto la prima assoluta di questa produzione risale al 23 marzo 1961 al Teatro Kirov di Leningrado (oggi San Pietroburgo), in URSS.
A Legend of Love, il secondo balletto di Yuri Grigorovich, il primo fu il Fiore di pietra – ebbe come protagonista Rudolf Nureyev nel ruolo principale di Ferkhad e consolidò la sua reputazione di nuovo coreografo innovativo. Una produzione che vanta una collaborazione multinazionale: la coreografia del ballerino russo, il libretto del poeta turco Nazim Hikmet, la colonna sonora dell’azero Arif Melikof e le scene disegnate dal georgiano Simon Virsaladze.
Virsaladze realizzò le scenografie sotto forma di un vecchio libro, le cui pagine erano ornate con caratteri arabi. I personaggi di The Legend, dunque, sembrano usciti dalle pagine di questo libro: l’orgogliosa, crudele e profondamente appassionata regina Mekhmeneh Bahnu, che paga il prezzo della sua impareggiabile bellezza per curare la sorella morente Shyrin e l’artista Ferkhad, che è affascinata dal giovane e gentile Shyrin e che disprezza l’amore di Mekhmeneh Bahnu. Peccato che sul palcoscenico di Nervi questa scenografia non si è potuta godere in quanto, per un disguido di viaggio, gli scenari sono rimasti bloccati a Trieste.
Dell’originale balletto si sono comunque apprezzate le scene di folla delle processioni e delle danze dei cortigiani, che si mescolano con gli assoli di Mekhmeneh Bahnu e i vari duetti amorosi tra Ferkhad e Shyrin. I passi classici sembrano visti attraverso il prisma di una trama orientale: le tipiche pose delle braccia, i motivi di danza portante delle miniature persiane e la capricciosa scrittura ornamentale nei trafori simili a merletti dell’alfabeto arabo. Una coreografia che oggi appare indubbiamente datata, ma che fu molto innovativa per il 1961, quando questa creazione riportò la danza sinfonica al Teatro Mariinsky, collegando Grigorovich con il grande maestro del secolo precedente, Marius Petipa, che creò tale grandiosa danza e quadri sinfonici.
Il corpo di ballo dell’Azerbaijan State Academic Opera and Ballet Theater e dai ballerini dell’Azerbaijan State Dance Ensemble si sono dimostrati dei buoni esecutori della complicata e marziale coreografia di Gregorovich (ricordiamo ancora vivente coi suoi fantastici 97anni!), soprattutto eccellenti i ruoli solistici interpretati da Ayan Eyvazova (la regina Mekhmeneh Bahnu), Dinara Mamedova (la principessa Shirin), Ilya Manaenkov (il pittore di corte Farhad) e Odushev Timur (il giullare di corte).
Certamente i tagli che sono stati apportati alla coreografia a causa delle mancate scenografie hanno penalizzato la resa complessiva dello spettacolo di cui si comprendeva poco la trama, se non letta precedentemente. Da quanto visto si capiva ben poco della storia di amore e gelosia del triangolo Mekhmeneh Bahnu-Farhad-Shirin, soprattutto quando la regina Mekhmene Banu affida a Ferkhad un compito impossibile: per conquistare Shirin, il pittore deve prima scavare un buco nella montagna di ferro che blocca la strada verso una fonte d’acqua. Per amore del suo amore, Ferkhad è disposto a tentare l’impossibile e dice addio all’amata. Del resto non poteva essere diversamente riducendo un balletto di ben tre atti e otto scene in un atto unico di un’ora!
In ogni modo il pubblico di Nervi, sebbene non copioso, è sembrato aver comunque apprezzato quanto proposto dall’Azerbaijan State Academic Opera and Ballet Theater, un’istituzione culturale di primo piano nella Repubblica dell’Azerbaigian da oltre un secolo. Una compagnia che in oltre 80 anni ha raggiunto un successo significativo sviluppandosi ampiamente. Tra gli importanti nomi rappresentanti del balletto nazionale (oggi guidato da Ruslan Pronin, Artista Onorato della Russia) ricordiamo Gamar Almaszade, Leyla Vekilova, Rafiqe Akhundova, Maqsud Mammadov, Vladimir Pletnev, Tamilla Shiraliyeva e Chimnaz Babayeva, artisti entrati per sempre nella storia della cultura azera.