Pisa ospita per la prima volta una grande mostra dedicata al maestro giapponese Hokusai, pittore e incisore (Edo, ottobre o novembre 1760 – Edo, 10 maggio 1849), che ne ripercorre l’iter e permette di entrare nel suo mondo ukijoe, tradotto letteralmente con immagini del Mondo Fluttuante (Palazzo Blu, 24 ottobre 2024 – 23 febbraio 2025, catalogo Moebius edizioni, Milano).
Prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Blu e Mondomostre con il contributo di Fondazione Pisa, la mostra è curata da Rossella Menegazzo e presenta duecento opere giunte dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, dal Museo d’Arte Orientale di Venezia e da collezioni private italiane e giapponesi. Insieme ai lavori del maestro sfilano quelle di altre personalità, come Hokkei, Gakutei, Hokuba, Ryūryūkyō e la bravissima figlia Ōi, il cui nome completo è Katsushika Ōi, così come quello del padre è Katsushika Hokusai
Il percorso espositivo si articola in otto sezioni: 1) Vedute celebri del Giappone, 2) Vedute del monte Fuji, 3) Manga e manuali, 4) Rappresentazione di poeti e poesie, 5) Surimono: biglietti e inviti, 6) La libertà di dipingere, 7) Hokusai e il giapponismo, 8) Hokusai pop.
All’inizio ci sono i lavori più noti di Hokusai, le stampe di vedute di luoghi celebri (meisho) destinate al vasto mercato: templi e architetture, ponti e cascate, oltre a libri illustrati (ehon) che documentano le prime vie di collegamento interne del Giappone, come il Tōkaidō e i luoghi iconici della capitale amministrativa di Edo.
Una produzione che sfocia nelle famose Trentasei vedute del monte Fuji (1830-32), nella seconda sezione, a cui sono affiancati i tre volumi dedicati alle Cento vedute del monte Fuji (1834-35, 1840 circa) e un album di epoca Meiji mai esposto prima d’ora, che riprende il lavoro sulle trentasei vedute di Hokusai. Spicca la famosa [Grande]onda presso la costa di Kanagawa, del 1830-32 ca., che sembra gigantesca ma in realtà è piccola, suggestiva e di grande impatto. Si entra nella vita giapponese del tempo, nel lavoro degli uomini come in quelle Nuove risaie di Ōno nella provincia di Suruga.
La terza sezione presenta la produzione di volumi illustrati, in particolare la serie di quindici volumi di Manga intesi come manuali di disegno per pittori professionisti e amatori, insieme ad altri libri illustrati e manuali che condensano tutti i personaggi e gli elementi che si ritrovano poi compiuti nelle stampe policrome di Hokusai. Da queste opere i pittori europei dell’Ottocento, come Toulouse Lautrec, Monet e Van Gogh, hanno tratto ispirazione per le loro pitture.
Tra gli album di grande formato è esposto il famoso Pivieri sulle onde (Nami chidori), uno dei più raffinati di Hokusai del genere erotico, noto come shunga, “immagini di primavera”, che circolava in segreto, evitando la censura con severe copertine per offrire, all’interno, immagini di licenziosi incontri amorosi.
La mostra prosegue con una selezione di opere legate a temi e personaggi letterari e poetici, come lo Specchio dei poeti giapponesi e cinesi dedicato ai cento grandi poeti classici, e Cento poesie per cento poeti in Racconti illustrati della balia, che rivela una scelta coloristica nuova.
Il fulcro della mostra è imperniato su una produzione artistica esclusiva e poco conosciuta dal pubblico: i surimono, biglietti e inviti di massima raffinatezza tecnica, concepiti per una committenza colta ed elitaria. Questa sezione include opere rare conservate in centinaia di esemplari presso il Museo Chiossone, mai esposte prima d’ora in modo completo. Interessante perché permette di confrontare lo stile di Hokusai con quello dei suoi allievi, evidenziando l’originalità dei temi, delle tecniche e dei formati.
Che cosa sono i surimono? Biglietti augurali, d’invito e pubblicitari creati per eventi, ristoranti, incontri letterari, destinati a una clientela ristretta e prodotti in edizioni limitate. Caratterizzati da illustrazioni di grande eleganza, arricchite da pigmenti d’argento e oro, o dalla stampa ricavata a secco, da varianti di colore, includono testi e poesie.
Il percorso storico si chiude con una selezione di rotoli dipinti a mano che rappresentano l’apice dell’abilità e dell’eccentricità di Hokusai. Da queste opere affiora il pensiero religioso e scaramantico dell’artista, con la presenza di animali leggendari e portafortuna come galli, draghi e tigri, oltre a immagini del sacro monte Fuji..
A testimonianza dell’eredità di Hokusai presso gli artisti contemporanei giapponesi la mostra offre una selezione dei più noti rappresentanti del pop giapponese come Yoshitomo Nara (1959), famoso per le figure di bambine dai volti spaventosi o come il gruppo teamLab, fondato nel 2011 e rinomato per il museo d’arte digitale immersiva a Tokyo, o ancora come il disegnatore Manabu Ikeda, che realizza disegni affollati di minuti particolari, tra cui l’opera Foretoken, in cui ha ripreso la “Grande Onda” in una immagine apocalittica. Non manca un artista italiano, Simone Legno, che alla Grande Onda ha dedicato un’opera pittorica appositamente per la mostra.
Un filmato porta poi nei segreti della tecnica dell’incisione giapponese su matrici di legno e policromia, destinata al grande mercato in singoli fogli a stampa o riservato a una committenza più colta.