Si intitolerà “Between/Worlds: Resonant Ecologies” la 13ma edizione della Biennale MOMENTUM, in Norvegia. Dal 14 giugno alla metà di ottobre 2025, le promesse sono quelle di una indagine tra altre forme di vita
Connessioni tra suono, arte ed ecologia, in un viaggio che si promette straordinario, almeno per la geografia: siamo infatti sull’isola di Jeløy, in Norvegia, dove la Biennale MOMENTUM promette di indagare i confini tra mondi umani, non umani e più che umani. Curata da Morten Søndergaard, la biennale del nord promette di offrire una chance per conoscere “quello che succede quando ci avviciniamo a cose, esseri umani, batteri, DNA, nano e quantum tramite lavori sonori, attraverso e tra questi mondi”. Il suono diventa così lo strumento per esplorare e rivelare le risonanze sottili che legano la nostra esistenza alle ecologie locali, globali e tecnologiche. Insomma, non tanto di nuovo sotto il sole, anche per un’altra motivazione: la scelta del tema Resonant Ecologies, presa dalle teorie eco-femministe della scrittrice Donna Haraway – ormai ben più che sdoganata figura del pensiero – che enfatizza le tensioni tra conoscenze locali e strutture globali, e invita a una riflessione su come il suono può rivelare quelle “ecologie inascoltate” che spesso sfuggono alla nostra percezione quotidiana.
I luoghi di risonanza: Moss, Jeløy e la Galleri F 15
La biennale si svilupperà attraverso 40 progetti site-specific, installati in una serie di luoghi e paesaggi naturali, ciascuno scelto per la sua relazione con il tema curatoriale. La Galleri F 15, situata sull’isola di Jeløy, storica sede di MOMENTUM, ospiterà una serie di interventi che reinterpretano i confini tra suono e narrazione; gli spazi urbani di Moss saranno trasformati in paesaggi sonori che rivelano strati di realtà nascosti; la foresta di Alby e i fiordi circostanti offriranno un’opportunità unica per esperire le sonorità naturali in una chiave immersiva. “Con Between/Worlds: Resonant Ecologies, siamo entusiasti di offrire al pubblico un viaggio in cui il suono diventa strumento per comprendere la complessità delle nostre realtà interconnesse”, ha dichiarato Lise Pennington, direttrice della Galleri F 15.
La configurazione del suono, insomma, non solo come una scelta estetica, ma un atto filosofico per cambiare la nostra sensibilità verso il mondo, o, per “dissolvere la prospettiva dell’arte umanistica tradizionale”, rendendo l’arte uno strumento che vibra tra mondi diversi, esplorando una pluralità di realtà, come ha ricordato il curatore, Søndergaard. Addio, forse, alla vecchia “art & sound”, qui ci vorrà orecchio.