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Il Louvre restituisce 258 tesori: rispettata la volontà della baronessa Rothschild

Musée du Louvre, Parigi, Francia. Credits: Atlantide Phototravel
Musée du Louvre, Parigi, Francia. Credits: Atlantide Phototravel
Il Museo del Louvre torna sotto i riflettori, questa volta non per un capolavoro esposto, ma per un gesto storico: la restituzione di 258 opere d’arte alla Fondation des Artistes, un atto di giustizia che chiude un capitolo dimenticato della storia culturale francese e ne apre uno nuovo all’insegna della responsabilità e della trasparenza.

Tra avori, gioielli, ceramiche orientali e sculture africane, i tesori restituiti provengono dal lascito della baronessa Adèle de Rothschild, mecenate visionaria che, alla sua morte nel 1922, donò allo Stato francese la propria dimora e le collezioni con un obiettivo preciso: sostenere gli artisti viventi. Ma qualcosa andò storto. Nel tempo, centinaia di oggetti finirono sparsi in diversi musei pubblici, Louvre incluso, senza più alcun legame con la missione originaria del lascito. Per decenni, questi pezzi d’arte rimasero “congelati” nelle collezioni statali, finché, nel 2019, un inventario congiunto tra il Ministero della Cultura, il Louvre e la Fondation des Artistes ha portato alla luce l’errore.

A distanza di oltre un secolo, oggi il patrimonio torna a casa: un ritorno simbolico e concreto a favore della creazione artistica contemporanea, come avrebbe voluto la baronessa Rothschild. “Si tratta di una delle più vaste restituzioni mai effettuate da un museo nazionale a una fondazione artistica”, ha sottolineato Laurence des Cars, presidente del Louvre. Un’operazione nata non da contese legate alla guerra, ma da un atto di revisione etica e amministrativa.

Charles Escot, Ritratto di Adele de Rothschild, baronessa Solomon de Rothschild, 1867

Laurence Maynier, a capo della Fondation des Artistes, ha definito la decisione “giusta e coerente”, sottolineando come queste opere possano ora finalmente contribuire alla missione originale: supportare gli artisti di oggi.
Il trasferimento ha coinvolto anche il Museo di Cluny, il Museo delle Arti Decorative e la Biblioteca Nazionale di Francia, in un processo corale basato sul dialogo e sulla trasparenza istituzionale.

Questa operazione, oltre a correggere una dimenticanza storica, fissa un importante precedente per la gestione del patrimonio culturale, perchè i musei non sono “soltanto” custodi della bellezza, ma anche interpreti fedeli della volontà di chi ha affidato loro quei beni.

Più che una semplice restituzione, questo atto rappresenta un passaggio di testimone tra passato e presente, offrendo nuova linfa all’arte contemporanea. Un gesto che rafforza il legame tra istituzioni culturali e creatori, e rilancia il valore civile del mecenatismo.

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