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In Sicilia, alla Villa Romana del Casale, spunta un mosaico “quasi moderno”

Il mosaico raffigurante i sandali/infradito nella Villa Romana del Casale, dove gli scavi sono in corso da 70 anni. Foto: per gentile concessione di Isabella Baldini.
Il mosaico raffigurante i sandali/infradito nella Villa Romana del Casale, dove gli scavi sono in corso da 70 anni. Courtesy Isabella Baldini.
Alla Villa Romana del Casale, nel cuore della Sicilia, gli scavi continuano a restituire sorprese. Dopo decenni di ritrovamenti celebri — dalle “ragazze in bikini” agli amorini pescatori — un nuovo mosaico raffigura un paio di “sandali”.

Il motivo è emerso nel frigidarium delle terme meridionali, accanto all’iscrizione Treptona bibas, probabilmente legata a una donna che amministrava parte del complesso. La scoperta porta la firma degli studenti dell’ArchLABS Summer School dell’Università di Bologna, che riunisce partecipanti di undici paesi per formarsi nelle tecniche di scavo più avanzate.

Secondo la direttrice del programma, Isabella Baldini, i decori a forma di sandali erano comuni nelle terme tardoantiche, con esempi documentati in Spagna, Cirenaica, Cipro, Giordania e Asia Minore. Dettagli di questo tipo, osserva la studiosa, sottolineano il carattere cosmopolita e aristocratico del complesso. Il confronto con l’oggi è inevitabile. I Romani calzavano caligae robuste o soleae leggere, mentre le moderne infradito discendono dai sandali giapponesi zōri, rielaborati in Brasile.

Il famoso mosaico delle “ragazze in bikini” di Villa Romana del Casale. Courtesy Getty Images.

La villa stessa, con i suoi 37.000 metri quadrati di mosaici distribuiti su tre terrazze, resta uno dei massimi esempi di vita aristocratica tra III e IV secolo. Qui si riconoscono scene di competizioni sportive, vendemmie e la famosa Grande Caccia, che mostra animali catturati e spediti lontano, forse per spettacoli voluti dal proprietario, con legami in Nord Africa.

Protetto da una frana medievale fino agli anni Cinquanta, il sito fu scavato da Gino Vinicio Gentili e inserito nel Patrimonio Mondiale UNESCO nel 1997. Nonostante la notorietà, gli studiosi ricordano che molto resta da indagare: ricostruzioni digitali, indagini geofisiche e ricerche d’archivio sono ancora in corso per definire l’impianto originario.

Accanto alla ricerca, resta la questione della tutela. Organizzazioni italiane hanno richiamato l’attenzione sul rischio di trascuratezza e carenza di fondi: un contrasto netto con l’opulenza che i mosaici della villa continuano a testimoniare.

Gino Vinicio Gentili guidò i primi scavi della Villa Romana del Casale negli anni ’50. Courtesy Isabella Baldini.

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