
Gianfranco Rosi con Sotto le Nuvole conduce gli spettatori nel cuore di una Napoli segreta e composta. Lontano dal baccano delle strade affollate
Agli antipodi del cinema pizza e mandolino c’è Gianfranco Rosi che, con Sotto le Nuvole, conduce gli spettatori nel cuore di una Napoli segreta e composta. Lontano dal baccano delle strade affollate, dal sole accecante, dalla musica assordante, dal traffico impazzito, dai mercati e dalla criminalità a cui tutti associano la città. Rosi traccia una litografia nelle gradazioni del grigio, trasportando lo spettatore nei meandri più nascosti della città, sulle tracce dei tombaroli di ieri e di oggi. Tra gli scavi tra Pompei ed Ercolano condotti da un team di accademici giapponesi e nei sotterranei dei musei, dove statue millenarie attendono di essere riportate in vita dall’aldilà.
In uno stato di trance in cui passato, presente e futuro si fondono, dove il sacro si mescola al profano e l’aulico al volgare. E dove i rumori bianchi catturano l’attenzione più dell’immagine. Napoli si svela fuori da Napoli, attorno a Napoli e nelle sue profondità nascoste, prismatica come in un tesseract, sempre sotto l’ombra del Vesuvio. Tra una telefonata ai vigili e le ripetizioni col maestro, si intrecciano millenni di scambi tra persone distanti geograficamente e culturalmente. Nei piccoli gesti, la storia gloriosa che si dipana.
Un archivio vivente
In concorso alla Mostra del Cinema, Rosi trasforma la città in un archivio vivente di memorie e frammenti nascosti. “Il sommerso è sempre questa necessità di creare un legame col passato e attraverso la memoria di ricostruirlo“, racconta il regista, descrivendo il lavoro di chi custodisce nei depositi museali statue e reperti che devono ancora riemergere, sospesi tra oblio e possibilità, in un parallelismo tra arte e società, tra ciò che appare e ciò che resta nascosto.
Una archivista cerca frammenti di una Napoli che non c’è più e li riassembla attraverso la memoria. Dialogando con statue che sembrano possedere un’anima. Bianco e nero, rumori bianchi e i suoni dei sotterranei creano una sospensione del tempo: passato, presente e futuro convivono come in un archivio vivo. La voce e il suono diventano strumenti privilegiati per far emergere ciò che non si vede. Trasformando ogni frammento custodito in un momento di rivelazione artistica.
Con Sotto le Nuvole, Rosi restituisce una Napoli sommersa. Dove il lavoro silenzioso degli archeologi e la custodia del patrimonio nascosto parlano più di qualsiasi veduta panoramica. Trasformando i depositi in luoghi di memoria, poesia e rinascita.














