
Nell’asta del 5 e 6 settembre, Nomisma stima 2500 euro il conio dall’impossibile classificazione della Resurrezione di Pio IV
Di certo c’è solo che nessuno sa classificare con certezza il conio della Resurrezione di Pio IV. Le definizioni difatti si sprecano. Spaziando da Triplice giulio o Testone o, ancora, prova o medaglia. D’altra parte la sua stessa fattura non aiuta a far chiarezza. Di sicuro il misterioso conio di Giovanni Angelo Medici di Marignano, 224º papa della Chiesa cattolica dal 1559 al 1565, risulta battuto col torchio, come si evince dalla corona di dentini anti tosatura, ovvero limatura del bordo, così da asportare illegalmente metallo prezioso. Una novità, considerato che le monete del periodo venivano battute a martello e in modo piuttosto grossolano. Oltre la modalità della battitura, a far pendere il piatto della bilancia in favore della moneta è anche il diametro di 28 millimetri, proprio dei coni monetati.

In attesa di un sempre possibile chiarimento, resta incontrovertibile la raffinata fattura del conio argenteo, noto in pochissimi esemplari, non più di quattro per quanto se ne sa. Più che al diritto, occupato come tradizione dallo stemma di Pio IV, è al rovescio che l’incisore che si è firmato con le sole iniziali A.E. è riuscito a realizzare un capolavoro. La movimentata scena è dominata dalla figura del Risorto, poggiato sulla tomba ormai vuota, che con la destra benedice e con la sinistra tiene la croce astile, accanto un soldato con scudo e scimitarra, impaurito per quello che sta succedendo. A sinistra due soldati romani accovacciati probabilmente dormienti e più in alto, su una colle, una città, che qualcuno ha individuato in Gerusalemme.
Nell’incanto sammarinese Nomisma del 5 e 6 settembre il conio inclassificabile, ma certamente prezioso, occupa la postazione 1525 ed è valutato 2.500 euro.
Duemila, numero più numero meno, i lotti della vendita che spazia dalla monetazione greca a quella romana, a quella delle molteplici Zecche italiane, comprese quelle dei Savoia per finire con alcune ricercate produzioni dell’Italia repubblicana, come le 500 lire prova del 1957 con la bandierina rovesciata e il profilo della doma rinascimentale, superba incisione di Pietro Giampaoli, che nell’occasione si ispirò alla moglie, Letizia Savonitto. Due i lotti proposti, entrami stimati 8.000 euro. A partire dal 1958 la stessa moneta, riveduta e corretta, cominciò a tintinnare nei borsellini degli italiani.


Ampio e vario il settore delle medaglie napoleoniche coniate tra il 1802 e il 1805, gli anni dell’ascesa e del consolidamento del potere assoluto. Con quotazioni che spaziano da poche centinaia a qualche migliaia di euro. Come quella del 1803 della Regia Accademia Fiorentina con busti accollati di Carlo Ludovico di Borbone a Maria Luisa diademata al diritto e tre ghirlande di quercia, alloro ed ulivo intrecciate al rovescio, che partirà da 2.500 euro















