
Alle OGR sono stati danneggiati maxi-schermi, sedie e tavoli, rotti monitor e vetri, lanciati fumogeni e minacciati giornalisti che stavano documentando l’azione
Cancelli e vetri sfondati, porte e fioriere divelte, gazebo distrutti. Questo lo scenario registrato ieri sera, 2 ottobre, quando oltre ventimila persone hanno partecipato al corteo Pro Palestina a Torino. E una frangia radicale composta da circa duecento manifestanti con il volto coperto si è staccata dal resto del corteo ed è entrata con forza nelle OGR di corso Castelfidardo. Dove in questi giorni si tiene l’Italian Tech Week. Sono stati danneggiati maxi-schermi, sedie e tavoli, rotti monitor e vetri, lanciati fumogeni e minacciati giornalisti che stavano documentando l’azione. Dopo circa venti minuti i manifestanti sono stati allontanati dalle forze dell’ordine intervenute senza che si registrassero scontri armati veri e propri.

Alcuni testimoni parlano di Torino “sotto scacco per dieci ore”, con blocchi anche all’aeroporto di Caselle e rete viaria in tilt. L’assalto assume un forte valore simbolico perché le OGR non sono soltanto uno spazio culturale e tecnologico d’avanguardia. Ma anche sede di eventi che avrebbero dovuto ospitare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, John Elkann e Jeff Bezos nei giorni successivi. Ora sono attese indagini per danni e responsabilità, mentre il dibattito politico si concentra sul confine tra diritto di protesta e atti vandalici inaccettabili.

Mobilitazione diffusa
In tutta Italia il 2 ottobre è stata una giornata di mobilitazione diffusa: nelle principali città cortei Pro-Palestina e blocchi cittadini, occupazioni simboliche di spazi universitari. Presidi davanti a stazioni, flash mob negli ospedali sotto la bandiera della solidarietà con la Flotilla. A Roma migliaia in piazza con presidio a Termini e corteo verso Palazzo Chigi, a Milano occupata l’Università Statale. A Napoli occupati i binari della stazione centrale con sospensione dei treni. Azioni che hanno segnato la “giornata intermedia” prima dello sciopero generale del 3 ottobre, e che hanno confermato la portata nazionale della protesta contro il blocco alla Global Sumud Flotilla e per Gaza.













