Un cast molto affiatato, è il primo impatto che emerge dagli interpreti di “The Monuments Men” alla conferenza stampa che si è svolta ieri, lunedì 11 febbraio, presso l’elegante hotel di piazza repubblica del Principe di Savoia a Milano. Le risposte sono sapientemente alternate a scherzi e battute da campus universitario. Apre le danze proprio il regista George Clooney che sostituisce il nome del suo cavaliere con quello del vicino Bill Murray, che risponde a tono, scrivendo a penna “Help me” nel suo segna posto. E non mancano neppure le frecciatine, da parte di John Goodman, che togliendosi un sassolino dalla scarpa, accusa Clooney di aver affidato la parte più bella al suo “preferito” amico Matt Damon.
Ma subito rientrano in una veste seria quando si trovano a rispondere sulle motivazioni che hanno spinto la realizzazione di questo film, che narra la storia, tratta dal libro di Robert Edsel e Bret Witter, di un drappello di soldati, che nella vita civile sono degli esperti, storici dell’arte, professori, curatori di museo e architetti, guidati dall’ufficiale dell’esercito George Stout (ruolo che Clooney si è ritagliato addosso) per salvare dalla follia nazista qualcosa come sei milioni di opere d’arte nei paesi occupati dall’esercito tedesco.
Un ulteriore momento per non dimenticare quali fossero le vere intenzioni di Hitler che senza scrupoli oltre a sterminare i popoli, voleva cancellare la loro memoria, la loro cultura che in quel momento era rappresentata dalle opere d’arte. Quest’ultime fortunatamente in parte salvate, proprio dagli Ufficiali dei Monumenti, voluti dal presidente americano Roosevelt, che riuscirono ad intervenire poco prima di essere attuato l’ordine di distruggere tutto, cancellando definitivamente per sempre, la memoria di quel popolo.
George Clooney nella doppia veste di regista e attore ha voluto iniziare la sua visita milanese proprio come la prima scena del film, andando ad ammirare “l’ultima cena” di Leonardo salvata , come ricorda Matt Damon, dall’amore della popolazione milanese, che con tenacia si sono prodigati a puntellare e rinforzare con sacchi di sabbia tutta la parete del dipinto, rimasta fortunatamente illesa anche dopo il bombardamento del confinante convento di Santa Maria delle Grazie avvenuto nell’estate del 1943. E qualche mese dopo, una incursione di aerei alleati, bombardarono e distrussero l’Abbazia di Montecassino, mentre le forze hitleriane facevano incetta di dipinti, sculture, pale d’altare, opere di ogni epoca da destinare al Führermuseum che Hitler sognava di far sorgere a Linz.
Dopo la prima di Berlino non sono mancate le critiche alla sceneggiatura del film definita leggera ed in alcuni passaggi “scemotta” paragonandola allo stile di MASH diretto da Altman, in cui l’umorismo e la goliardia sono due punti fondamentali che reggono l’intera storia. Ma George Clooney difende la sua creatura, da buon pater familias, dichiarato: “Partendo dal libro abbiamo tenuto a mente i film che ci piacevano, come La Grande fuga, I Guerrieri, I Cannoni di Navarone…anche lì c’era una buona dose di umorismo che mi piaceva. Così abbiamo fatto un film sull’arte, ma senza fare una lezione di educazione civica, volevamo l’intrattenimento. E poi, se ingaggi persone così per il cast, ti aiutano loro a rendere tutto divertente”.
Infine Clooney risponde sullo stato attuale della cultura: “anche se in periodi di crisi la cultura passa in secondo piano rispetto ad altre priorità, bisognerebbe sempre tenere alta la guardia e raccontare le storie che ci stanno dietro.” Peccato però, che i tempi rigidi della conferenza stampa, non hanno permesso di avere una risposta per conoscere il suo pensiero sul fatto che ancora oggi numerosi musei oltreoceano, detengono illecitamente opere archeologiche prevalentemente siciliane, frutto di scavi clandestini ed illecite esportazioni.