Come spesso accade quando un libro diventa un film, anche i film che diventano musical lasciano sovente dell’amaro in bocca. E’ purtroppo questo il caso di Dirty Dancing – The Classic Story On Stage lo spettacolo teatrale più atteso, più chiacchierato e più pubblicizzato del momento che ha debuttato giovedì 9 ottobre al Barclays Teatro Nazionale di Milano. Molto rumore per nulla (o quasi), direbbe Shakespeare!
La storia è senza tempo: ha fatto sognare vecchie e nuove generazioni, migliaia di ragazze che ancora oggi si immedesimano nella giovane Baby Hauseman in vacanza con la famiglia nel resort dei Kellerman, dove incontra Johnny, l’affascinante maestro di ballo. E, nella tipica atmosfera estiva da villaggio turistico, tra musiche e balli sensuali e proibiti, sboccia un’indimenticabile love story riassumibile nelle due battute, rimaste scolpite nella memoria di tutti i fan, che in pochissime parole delineano il carattere dei due protagonisti: l’impacciata Baby che porta un cocomero, e Johnny, un po’ spaccone, che irrompe nella sala da ballo esclamando deciso che “Nessuno può mettere Baby in un angolo”.
Dirty Dancing uscì nelle sale il 21 agosto 1987 scatenando un successo planetario con le sue 40 milioni di copie della colonna sonora vendute. Ma solo 17 anni dopo la sceneggiatrice Eleanor Bergstein decise di portarlo a teatro in un musical che, dopo il debutto in Australia nel 2004 ha fatto il giro del mondo, riscontrando un successo senza precedenti. Anche a Milano i numeri preannunciano un successo di pubblico da record: 45 mila biglietti venduti ancora prima del debutto. Ma a sipario alzato, il risultato è discutibile.
La scena si apre su una scenografia minimal composta da due pareti scorrevoli oltre le quali vengono proiettate le stesse ambientazioni del film. L’effetto è bellissimo e quasi incredibile a teatro, soprattutto nella celebre scena in cui Baby e Johnny provano la presa della loro coreografia, immersi nell’acqua fino alla vita. Talmente realistico da sembrare vero e aspettarsi che veramente Baby riemerga dall’acqua con i capelli bagnati e la maglietta zuppa.
Ma la perfetta aderenza al film diventa un’arma a doppio taglio. Per quanto durante la conferenza stampa il produttore esecutivo e direttore artistico Federico Belloni e la stessa Eleanor Bergstein avessero annunciato che i tempi dilatati del teatro avrebbero concesso di approfondire maggiormente le storie di tutti i personaggi, a conti fatti le aggiunte sono pochissime e in generale tutto lo spettacolo resta una copia del film con un’impronta cinematografica eccessiva. Se dietro una macchina da presa infatti scene di pochissime battute possono funzionare, sul palcoscenico creano tempi morti poco piacevoli.
Perfetta la somiglianza fisica di tutti i personaggi – ognuno dei quali ha ricevuto l’ultima approvazione dalla Bergstein -, Baby in particolare, interpretata da Sara Santostasi, si muove esattamente come l’originale, tanto da riuscire ad ingannare l’occhio dello spettatore e sembrare veramente Jennifer Grey. Anche Gabrio Gentilini, nei panni di Johnny, riecheggia le movenze dell’indimenticabile Patrick Swayze, ma resta carente nella recitazione, poco curata in generale in tutti i personaggi. Quasi trasparente il personaggio di Penny Johnson (Federica Capra), mentre maggiore spazio sarebbe dovuto essere lasciato a Lisa, la sorella di Baby adorata dal pubblico, portata sul palcoscenico da Irene Urcioli e al cugino di Johnny, Billy Kostecki, interpretato da Marco Stabile.
Gli effetti speciali – uno su tutti il forte temporale – sono di grande impatto; apprezzabili le coreografie, che spaziano tra i diversi generi di musica e stili ballo, anche se con un cast più numeroso avrebbero avuto un effetto maggiore. Si nota inoltre l’intenzione di mettere l’accento sull’esperienza del villaggio estivo, con giochi e divertimenti tipici del luogo, ma resta un tentativo timido e poco articolato. Tra le note positive è invece bene sottolineare i costumi di Jennifer Irwin, Jack Galloway e Anna Josephs, e le acconciature di Linda McKnight e Betty Marini, che, identiche alla pellicola fanno letteralmente rivivere l’atmosfera del film.
A salvare lo spettacolo si aggiunge un’orchestra di otto elementi che ha suonato dal vivo tutte le musiche proposte: dal successo di “(I’ve Had) The Time of My Life”, main theme vincitore di un Premio Oscar e un Golden Globe, alle altre hit internazionali che sono rimaste negli anni scolpite nella memoria di tutti gli appassionati, come “Hungry Eyes”, “Do You Love Me?” e “Hey! Baby”.
Dirty Dancing sarà in scena al Barclays Teatro Nazionale di Milano fino al 28 dicembre.