The Glass Castle: come sopravvivere alla propria famiglia, con Naomi Watts e Brie Larson
Uscito negli Stati Uniti nell’agosto 2017, arriva ora anche nelle sale italiane, distribuito da Notorious Pictures, The Glass Castle (Il Castello di Vetro). La pellicola è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo libro autobiografico di Jeannette Walls -giornalista americana- che pubblicato nel 2005 è ancora nella classifica New York Times Best Seller, un vero e proprio caso editoriale.
La Lionsgate aveva acquisito i diritto sul libro nel 2012 e per il ruolo della protagonista inizialmente era stata ingaggiata Jennifer Lawrence, poi sostituita da Brie Larson (Room, Free Fire) che così è tornata a lavorare con Destin Daniel Cretton, il regista che l’aveva lanciata con Short Term 12, film indipendente del 2013. I due, nel frattempo. sono già al lavoro su un nuovo film: Just Mercy, da un romanzo di Bryan Stevenson.Insieme a Brie Larson nel casta anche Woody Harrelson (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, The Hunger Games, North Country) e Naomi Watts (Demolition, The Sea of Trees, Funny Games).
The Glass Castle è il racconto dell’infanzia nomade e travagliata di Jeannette Walls. Ua storia che per anni si è impegnata a nascondere, fino al momento in cui ha deciso di affrontare i propri demoni. Seconda di quattro fratelli, Jeannette (Brie Larson) cresce con una madre immatura (Naomi Watts), più attenta agli scorci da dipingere che alle necessità dei figli (a volte digiuni per giorni interi), e un padre istrionico e bipolare, alcolista, con i testa progetti sconclusionati. L’immaginario castello di vetro (da cui il titolo dell’opera), che promette un giorno di costruire per le bambine, diventa il simbolo delle promesse infrante e di quella chimera irraggiungibile chiamata “normalità”.The Glass Castle entra di buon diritto in tutta quella pletora di pellicole girate con mestiere, con un ottimo cast, senza apparenti difetti formali, ma che non decollano mai. Le vicende (traumi e abusi, ma sotto il cielo stellato) di questa famiglia strampalata (disfunzionale e tossica) cedono ben presto il passo alla noia.
Gli episodi dell’infanzia di Jeannette si alternano al suo percorso da adulta, in un susseguirsi di rifiuto e dipendenza per questa sua terribile famiglia che portano il film verso un finale catartico, in un crescendo di improbabile sentimentalismo.
In The Glass Castle non ci sono guizzi o intuizioni che salvano questa operazione patinata, troppo prolissa e ripetitiva per avere lo slancio necessario a mettere in scena la crudeltà, il dolore o anche, come contraltare, la forza del perdono e dell’accettazione.