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L’ITALIA DELL’ARTE OSTAGGIO DELLA POLITICA

Toh, incredibile… che razza di intuizione inedita e mai sentita. Da quanti anni siamo tutti -e pressochè in ogni campo del sapere e del fare- ostaggio degli umori di quel politico o di quell’altro? Politici travestiti da untori del fare. Che però non fanno. Falsi interpreti del bene sociale e comune che di bene fanno fanno soltanto il proprio o al massimo quello del loro gruppo (familiare o parlamentare che sia). Da quanti anni? Da troppi. Qualunquismo…penserete? Non importa.

Questa volta abbiamo sturato il lavandino. La Biennale di Venezia è l’unico evento artistico italiano in grado di dare una “vera” ribalta internazionale al nostro Paese. E che succede? Succede che Vittorio prima si appunta sul petto la medaglia per dirigere il nostro Padiglione. Poi scompare. Che il compito non fosse facile lo si era capito subito. Quando, in autunno, si incontrava Sgarbi nottetempo per locali e alcune case di Milano in preda a energetiche e creative affabulazioni sul da farsi. Per l’amor di Dio, giustificabilissimo. Creare un format originale e solido di fronte a una tale platea non è cosa da niente. Così come comprensibili sono persino i suoi attualissimi strali polemici contro il neo-mininistro Galan sulla poltrona veneziana. Ma insomma vi pare possibile che nessuno ancora sappia nulla intorno al progetto del “Padiglione Italia”? A cui ora si aggiunge persino la minaccia di dare forfait e nemmeno aprirlo?

Questo è il nostro Paese. Troppo occupato a litigare per riuscire a creare. Non è questa l’Italia che vogliamo. Siamo stufi!
Per questo ArsLife ha deciso, in occasione della 54° edizione della Biennale veneziana alle porte, di fare (come per la precedente) un permanente servizio con link di luoghi, consigli pratici e recensioni. Ma soprattutto amplierà gli spazi di informazione e commento sui Padiglioni stranieri presenti in laguna. Non perchè siamo anti-italiani. Ma perchè l’Italia dell’arte non esiste. E se esiste, purtroppo, latita.
Quanto a Sgarbi ci spiace moltissimo sia andata così. Io personalmente l’ho spesso difeso e sempre sostenuto. Ora però non posso che accodarmi al giudizio di un nostro editorialista: il fantomatico e pungente Lucien de’ Rubempré. Leggete qui cosa ne pensa .
Nella speranza, ormai molto fugace, che Vittorio riesca a smentirmi.

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