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London journal – 22 giugno 2012

Riemergo solo nel primo pomeriggio dopo le ore di lavoro del mattino. Finalmente affrancata dallo schermo del computer, metto il naso fuori dalla finestra per farmi un’idea del clima che c’è fuori. Non sembra così male. Esco. Inforco gli occhiali da sole, scendo un piano di scale, apro la porta. Piove. Apro l’ombrello. Occhiali da sole e ombrello, mi metto in movimento: vado a vedere la Summer Exhibition alla Royal Academy of Arts.

Nell’ampio cortile davanti alla facciata di quella che è una delle istituzioni più antiche di Londra mi accoglie la bella scultura di Chris Wilkinson. L’avevo intravista anche ieri sera dopo essere uscita da Christie’s e mi aveva fatto venir voglia di visitare l’intera mostra.

Una mostra, la Summer Exhibition, che in realtà è una via di mezzo tra una fiera e un supermercato dell’arte. Very English, verrebbe da pensare. All’entrata mi equipaggiano con un libretto che mi ricorda tanto un vecchio breviario da prete: sarà la mia guida nell’intricato dedalo di stanze che si snoda dietro l’enorme porta di vetro satinato che ha l’attitudine di porta del paradiso. In effetti, varcata la soglia, mi trovo immersa in una accecante luce bianca proveniente dall’alto: è il sistema di illuminazione della Royal Academy che sfrutta benissimo la luce naturale che proviene dall’esterno e dona alle sale un’atmosfera cristallina.

Mi ritrovo in una sala circolare rossa attorno cui si diramano varie aperture. Prendo a sinistra ed entro in una sala enorme e piena di gente che, guida-breviario alla mano, osserva, indica, commenta. Alle pareti che mi circondano sono infatti appesi decine e decine di quadri, grandi, piccoli, piccolissimi e, solo qualche volta, enormi. Sono disposti in modo da non formare una linea retta, ma delle ampie onde che percorrono tutti i muri. Mi sorprende vedere quante persone si possano dare appuntamento casuale un giovedì pomeriggio alla Royal Academy. Tutti sono affaccendati a scarabocchiare sulla guida-breviario segrete annotazioni, tanto che anche io scovo nella borsa una penna e apro alla prima pagina. Mi accorgo allora che la guida-breviario in realtà è un listino prezzi: ogni opera appesa al muro ha un numero, la cui corrispondenza si ritrova nel libricino, con tanto di titolo, nome e referenze dell’artista, nonché prezzo dell’opera stessa. Credo che da noi sarebbe impossibile pensare a qualcosa del genere, noi che nemmeno nelle fiere esponiamo i cartellini con i prezzi, noi che a parlare di soldi nel mondo dell’arte è quasi un taboo. Qui invece funziona diversamente: tutto è più chiaro, l’arte ha un prezzo. La Summer Exhibition è una vera macchina da guerra che dal 1768 propone annualmente decine di nuovi artisti da scoprire a prezzi più o meni abbordabili. Quest’anno le opere esposte sono 1474 e gli artisti provengono un po’ da tutto il mondo. Chiunque infatti può sottoporre il proprio lavoro alla commissione selezionatrice per partecipare Summer Exhibition: una chance da non sottovalutare, visto i numerosissimi pallini rossi che segnalano le opere vendute. Continuo il mio tour, mi guardo intorno, magari magari mi capiti di scovare la nuova Tracey Emin.

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