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ROBILANT + VOENA presenta Giacomo Ceruti

ROBILANT + VOENA presenta nella sua sede milanese una mostra che indaga uno dei più grandi artisti del Settecento italiano: Giacomo Ceruti.

Nell’occasione sarà possibile apprezzare un cospicuo nucleo di opere di questo protagonista della “pittura della realtà” lombarda, riscoperto a partire dagli anni venti del Novecento per merito degli studi di Roberto Longhi, Giuseppe Delogu, Giovanni Testori e Mina Gregori.

Grazie ai prestiti di importanti collezioni private di formazione antica o recente, la mostra affiancherà a dipinti già noti da tempo, alcune tele finora sconosciute, che contribuiranno a mettere a fuoco i diversi aspetti del linguaggio di questo formidabile pittore.

Nato a Milano e precocemente trasferitosi a Brescia, Ceruti è infatti una personalità dal percorso articolato, che in una prima fase della sua carriera seppe imporsi come ritrattista dai vigorosi accenti realistici e soprattutto come attento indagatore della vita quotidiana delle classi sociali più disagiate. Molto spesso, infatti, le opere che l’artista realizza tra gli anni venti e i primi anni trenta del Settecento per la nobiltà bresciana hanno come protagonisti i cosiddetti pitocchi: mendicanti, vagabondi, filatrici, contadini e artigiani. Un mondo di emarginati e di umili lavoratori che, a differenza di quanto era avvenuto nella pittura dei decenni precedenti, Ceruti mette in scena senza ironia, conferendo anzi ai protagonisti una solenne dignità, cui contribuisce il formato monumentale dei dipinti.

Questa propensione raggiunge i più alti risultati nel famoso ciclo di Padernello, la serie di tele pauperistiche che sancì la riscoperta dell’artista a partire dagli anni venti del Novecento.

Verso la metà degli anni trenta del Settecento Ceruti si sposta in terra veneta, lavorando tra Padova e Venezia dove ottenne importanti commissioni da uno dei più illustri collezionisti del tempo, il maresciallo Matthias von der Schulenburg. Il confronto con la cultura figurativa lagunare segna una cesura nel percorso di Ceruti, le cui conseguenze si faranno sentire per tutto il seguito della carriera dell’artista che, fatta eccezione per un soggiorno a Piacenza nel corso degli anni quaranta, si svolgerà in prevalenza a Milano, dove Ceruti morirà nel 1767.

In questa sua seconda stagione il pittore dimostra di privilegiare un linguaggio più elegante e raffinato, aggiornato sulle mode della coeva cultura figurativa europea. Così i suoi ritratti perdono la ruvida dimensione naturalistica degli anni giovanili per acquisire un tono mondano e internazionale, bene esemplificato in mostra dal Ritratto del Marchese Orsini a cavallo, proveniente dalla villa Orsini di Mombello di Imbersago. Lo stesso avviene per le scene di tema popolare, che sostituiscono ai toni drammatici degli esordi un registro più rasserenato, di cui è testimonianza l’idillio sentimentale rappresentato nell’Incontro al pozzo già parte della decorazione di palazzo Busseti a Tortona. Notevole è poi la serie di teste di carattere (Ritratto di fumatore in costume orientale; Vecchio con gatto; Vecchio con colbacco e cane) che fanno di Ceruti un grande interprete di quel genere pittorico mondano (e tipicamente settecentesco) molto amato a Venezia e in Francia.

Questi trapassi stilistici lasciano comunque inalterato il dato saliente della poetica cerutiana, da riconoscere nella capacità di restituire le diverse realtà del proprio mondo con uno sguardo schietto e disincantato; una lucida razionalità di osservazione che rende Ceruti perfettamente in linea con la sensibilità dell’età dei lumi che si andava allora diffondendo in tutta Europa.

Il catalogo della mostra è curato da Francesco Frangi e Alessandro Morandotti.

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INFORMAZIONI UTILI

Titolo: Giacomo Ceruti (1698 . 1767). Popolo e nobiltà alla vigilia dell’età dei Lumi

Apertura: 30 ottobre – 13 Dicembre 2013

Sede: ROBILANT + VOENA, Milano

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