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Cattelan: l’artista esodato e il pensiero-labile. Il mood dell’incertezza identitaria

Maurizio Cattelan
Maurizio Cattelan

Riflessione al vetriolo

Viviamo in una curiosa epoca, fateci caso. Oggetti, cose, “pensieri” debbono apparire per quello che non sono, ossia qualcosa d’altro. Che so una berlina è anche una coupé. Un suv pare un’aggressiva sportiva. Il concetto di “gender” annulla differenze di sesso e ruoli. Una rosa non è più una rosa, ceci n’est pas une pipe… Una fiera -d’arte- non è una fiera ma una pippa. L’antinomia epistemologica prosaicamente banalizzata a testimoniare il nostro smarrimento.

Ovviamente Artissima (Torino 6/9 novembre), la fiera più figa d’Italia -Artissima, Purissima, Coolissima- partecipa a pieno diritto al “mood dell’incertezza identitaria“, affidando ad un “curatore non curatore”, ad un artista esodato il progetto del pezzo forte di tutto l’ambaradan.

Infatti SHIT AND DIE è il titolo scelto per la mostra ONE TORINO -curata dalle thinking heads Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah e Marta Papini– che detto così lascia spazio a un po’ di poesia. Ma nella sua traduzione letterale, CAGA E MUORI, fa un altro effetto e, se poi teniamo conto che il Nostro è pure l’ideatore della rivista ToiletPaper, ci vien da pensare che ci sia qualche problema escatologico.

Ecco tutto questo pistoletto, pardon, pistolotto per dirvi che è iniziata la settimana della Cattellaneide, la narrazione in forma di fiera, non del pensiero debole, di cui Torino vanta la primogenitura, ma del pensiero labile, arguta declinazione del pensiero abile, abile a surfare con consumata destrezza sulla schiuma delle onde del modaiolo conformismo propalato dai megafoni delle Vestaglie dell’Arte. Prone a raccogliere le non ancora calcificate perle secrete dalla mente del Maestro. Pronte ad adattarsi alle numerose orecchie d’Asino di artistica memoria.

Benissimo, il nostro buon umore non può che trarne vantaggio. Un esercizio per “la manutenzione del sorriso” come Fruttero & Lucentini insegnano.

Gioiosi saluti
L.d.R.

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