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L’arte della follia di Ligabue e Ghizzardi. Nei labirinti di Sgarbi e Franco Maria Ricci

Antonio Ligabue Vedova nera, 1955
Antonio Ligabue
Vedova nera, 1955
Olio su faesite, cm 130×175
Mostra “Arte e follia”, Labirinto della Masone
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)

Apre il Museo della Follia nel Palazzo della Ragione. Bramosi di scoperta inoltriamoci nei meandri della mente.

«Non ci sarà sortita. Tu sei dentro/e la fortezza è pari all’universo/dove non è diritto né rovescio/né muro esterno né segreto centro.» (Tratto da Labirinto di Jorge Luis Borges)

Tra ragione e follia, all’arte lasciamo l’ultima parola.

Paradossale quanto avvincente l’iniziativa curata da Vittorio Sgarbi, che ha portato al centro della Padanìa il sogno infranto concepito a Salemi e sperimentato a Matera. Mantova, nominata avamposto di Expo, esporrà fino al 22 novembre immagini, documenti, oggetti che raccontano l’umanità fantasma dei manicomi, le condizioni umilianti dell’alienazione, la violenza della costrizione. Frammenti che evocano la brutale verità di una folle giustizia.

Ci introducono al museo gli infermieri e gli infermi dell’artista palermitano Cesare Inzerillo. Una galleria di uomini grotteschi, incontrati nelle memorie infantili di una Sicilia popolare.

Cesare Inzerillo Paziente N. 1 Sezione "Tutti Santi", Museo della Follia, Mantova
Cesare Inzerillo
Paziente N. 1
Sezione “Tutti Santi”, Museo della Follia, Mantova
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)

Poi si entra nella Stanza della Griglia. Novanta ritratti di pazienti ritrovati nelle cartelle cliniche degli ex-manicomi d’Italia compongono un polittico di oltre 12 metri. Una cappella votiva illuminata dalla fredda presenza di tubi al neon.

Cesare Inzerillo, Marilena Manzella Ritratti ritrovati nelle cartelle cliniche di alcuni ex-manicomi Stanza della Griglia, Museo della Follia, Mantova
Cesare Inzerillo, Marilena Manzella
Ritratti ritrovati nelle cartelle cliniche di alcuni ex-manicomi
“Stanza della Griglia”, Museo della Follia, Mantova
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)

Prima incontriamo i loro sguardi – condannati senza colpa – poi i loro ricordi. Oggetti abbandonati, giocattoli, farmaci. «Nulla di strano o di originale, nulla di specifico; tutto di doloroso» (Vittorio Sgarbi).

Duole il silenzio che pervade le stanze dell’ospedale psichiatrico abbandonato di Teramo, la desolazione che accarezza i muri scrostati nelle fotografie di Fabrizio Sclocchini.

Fabrizio Sclocchini  Stanze Museo della Follia, Mantova
Fabrizio Sclocchini
Stanze
Museo della Follia, Mantova

Nelle sezioni successive il diritto dell’uomo di essere uomo è al centro di un’inchiesta sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e di due video dall’archivio Rai dedicati a Franco Basaglia, promotore della Legge 180, formula principe della riforma psichiatrica in Italia.

Nel museo il percorso è ancora ricco tra testimonianze storiche e mostre temporanee. Continua consegnandoci «una serie di suggestioni, di paure, di prepotenze che dovranno riguardare anche noi, protetti e attratti dai matti. D’altra parte, non potendone fare a meno, li abbiamo fatti diventare artisti. […] Nati sotto Saturno furono chiamati» – afferma Sgarbi – «e noi ne vediamo i loro occhi sofferenti, allucinati, e ne sentiamo la febbre nelle opere».

All’immaginazione febbricitante di Antonio Ligabue (nato il 18 dicembre 1899 a Zurigo e cresciuto a Reggio Emilia dove è stato ripetutamente internato per “psicosi maniaco-depressiva”) e di Pietro Ghizzardi (nato il 20 luglio 1906, mantovano di origine) è dedicata una grande mostra antologica. Organizzata da Augusto Agosta Tota, presidente del Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma, comprende 190 opere di Ligabue e 37 inediti di Ghizzardi. “Due fervide anomalie” – coesistono nello spazio padano rimanendo parimenti estranei alla tradizione figurativa del Novecento italiano – hanno messo a nudo la vita autentica, la verità umana quand’anche drammatica. Pittore, il primo, di un mondo lussureggiante popolato da belve – tigri mai viste e immaginate – che si sbranano con la ferocia di un conflitto tutto umano. Interprete, il secondo, del voluttuoso animo di donne che compongono una galleria sterminata di ritratti. Prepotenti ed erotici, i busti femminili ci parlano di un desiderio e di un’ossessione.

Pietro Ghizzardi Marilin, 24 febbraio 1968 (inedito)    Tecnica mista su cartone cm 78x49,5 Museo della Follia, Mantova
Pietro Ghizzardi
Marilin, 24 febbraio 1968 (inedito)
Tecnica mista su cartone, cm 78×49,5
Museo della Follia, Mantova

«Le donne di Ghizzardi e le belve di Ligabue hanno come “unici” modelli quelli che furono i loro sogni, le loro fantasie o i loro fantasmi, e questi hanno come unica ragione di esistere di suscitare i sogni, le fantasie e i fantasmi di colui che li guarda. Perché essi sono incomparabili e singolari, perché le loro opere sono incomparabili e singolari. Qualità essenziali grazie alle quali riescono a sfuggire le deviazioni, le strade senza uscita, i vicoli ciechi del labirinto della storia dell’arte. Salvo che, se si riesce a schivarne le insidie, si finisce per capire che l’unica regola dell’arte è l’eccezione.» (Tratto dal testo in catalogo “Percorso nel labirinto dell’arte alla scoperta di Ligabue e Ghizzardi” di Pascal Bonafoux)

La rassegna si inserisce all’interno di un percorso ideale da Mantova alla campagna parmense, dove l’editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo Franco Maria Ricci ha voluto il labirinto più grande del mondo. Da sempre affascinato dai labirinti, iniziò a sognare di costruirne uno ispirato dall’amico e collaboratore Jorge Luis Borges.

Labirinto della Masone nella tenuta di Franco Maria Ricci a Fontanellato, Parma
Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci a Fontanellato, Parma
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)

Otto ettari di superficie e tre chilometri di viali interni di bambù con duecentomila piante alte fino a cinque metri tra cui perdersi.

«Qualcuno potrebbe essere tentato di chiamare il mio Labirinto la Folie Ricci. Non mi dispiacerebbe. La Follia è una Dea potente: tutte le volte che nella vita mi sono sentito troppo ragionevole e un po’ annoiato l’ho pregata d’intercedere per me. Fu la Follia a riscattare la vita misera e disgraziata di Antonio Ligabue e di Pietro Ghizzardi, ora protagonisti della prima mostra temporanea ospitata dal mio Labirinto.» (Franco Maria Ricci)

E non a caso. Ligabue, infatti, inaugurò la fortuna editoriale di Ricci, mentre Ghizzardi rappresentò una scoperta non meno affascinante entrando a far parte della sua collezione d’arte.

Per concludere con Sgarbi, «questi folli hanno trovato la libertà della creatività. La follia diventa liberazione della bellezza. Questo è il senso dell’impresa che nasce dalla mente di un folle come Franco Maria Ricci che ha imposto la ragione della bellezza e oggi ce la dona come culmine del suo sogno».

Antonio Ligabue Aquila con volpe, 1944
Antonio Ligabue
Aquila con volpe, 1944
Olio su faesite, cm 125×110
Mostra “Arte e Follia”, Labirinto della Masone
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)
Antonio Ligabue Testa di tigre, 1953-1954
Antonio Ligabue
Testa di tigre, 1953-1954
Olio su faesite, 66×57,5
Museo della Follia, Mantova
Antonio Ligabue Autoritratto con mosca
Antonio Ligabue
Autoritratto con mosca
Olio su tela, cm 70×50
Mostra “Arte e Follia”, Labirinto della Masone
Pietro Ghizzardi Autoritratto, 1970
Pietro Ghizzardi
Autoritratto, 1970
Tecnica mista su cartone nuovo, cm 70,5×50
Mostra “Arte e Follia”, Labirinto della Masone
Pietro Ghizzardi Romantica, 28 dicembre 1961
Pietro Ghizzardi
Romantica, 28 dicembre 1961
Tecnica mista su cartone, cm 78,7×54,4
Mostra “Arte e Follia”, Labirinto della Masone
Opere di Pietro Ghizzardi Veduta della mostra "Arte e Follia", Labirinto della Masone
Opere di Pietro Ghizzardi
Veduta della mostra “Arte e Follia”, Labirinto della Masone
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)
Lorenzo Alessandri Gioconda modella invereconda, 1982
Lorenzo Alessandri
Gioconda modella invereconda, 1982
Olio su masonite, cm 70×100
Museo della Follia, Mantova
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)
Agostino Arrivabene Lucifero. Pesante ho l'anima, di una tenebra perenne, 1997
Agostino Arrivabene Lucifero. Pesante ho l’anima, di una tenebra perenne, 1997
Olio su lino, cm 60×50
Museo della Follia, Mantova
Cesare Inzerillo Parocco e chierichetto; Penitente Sezione "La Classe Morta", Museo della Follia, Mantova
Cesare Inzerillo
Parocco e chierichetto; Penitente
Sezione “La Classe Morta”, Museo della Follia, Mantova (Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)
Umberto Gervasi Sedia elettrica, 2000 Terracotta policroma, cm 272x152x120 (Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)
Umberto Gervasi
Sedia elettrica, 2000
Terracotta policroma, cm 272x152x120
(Foto di Giulia Mauri © ArtsLife)

 

INFORMAZIONI UTILI SUL MUSEO DELLA FOLLIA

Una iniziativa di Regione Lombardia a cura dell’Ambasciatore Vittorio Sgarbi per il programma “Expo Belle Arti 2015”

Palazzo della Ragione – Piazza delle Erbe, Mantova

19 maggio – 22 novembre 2015

Orari: lunedì 14.00 – 19.30; dal martedì al venerdì e festivi 10.00 – 19.30; sabato: 10.00 – 23.00

Biglietto intero 10 €; biglietto ridotto 8,50 €

SULLA MOSTRA Museo della Follia. Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi

A cura di Vittorio Sgarbi

Organizzata da Augusto Agosta Tota, presidente del Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma

Palazzo della Ragione – Piazza delle Erbe, Mantova

19 maggio – 31 ottobre 2015

SUL LABIRINTO DELLA MASONE

Strada Masone 121
43012 Fontanellato, Parma

Aperto ogni giorno 10.30 – 19.00. Chiuso il martedì

Biglietto intero 18 €. Ha valore per un giorno e permette l’accesso all’intero complesso e alle collezioni d’arte e bibliofile.

Sono previste riduzioni per gruppi superiori alle 15 persone e visite scolastiche.

Tutti i percorsi del complesso del labirinto sono privi di barriere architettoniche e consentono l’accesso in forma autonoma a persone diversamente abili. Il biglietto è gratuito per un accompagnatore di persona disabile.

SULLA MOSTRA Arte e Follia. Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi

A cura di Vittorio Sgarbi

Organizzata da Augusto Agosta Tota, presidente del Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma

Labirinto della Masone, Fontanellato

29 maggio – 31 ottobre 2015

 

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