“Poi, ecco che arriva quella stupidissima macchinetta di una Kodak, che anche un bambino può tenere in tasca e non dice mai una sola parola, e di colpo mi si crea il gelo intorno!”: a parlare così è il re Leopoldo immaginato da Mark Twain, uno dei tanti personaggi che, a partire dalla metà dell’Ottocento, sono apparsi in racconti e romanzi di qua e di là dell’Oceano.
E sono dieci i racconti e i romanzi che Walter Guadagnini – uno dei più autorevoli storici e critici della fotografia in Italia – ha raccolto nel volume edito da Skira: “Racconti dalla camera oscura“. Una breve presentazione di qualche pagina e via con un’antologia di storie che hanno come centro ideale il fotografo e la fotografia, dal 1851 al 1970. Più di un secolo fotografico da “La casa dei sette abbaini” di Nathaniel Hawtorne (dove la fotografia diventa soggetto all’interno dell’opera letteraria) a “L’avventura di un fotografo” di Italo Calvino (dove si è voluto evidenziare il cambiamento di clima nella pratica e nella riflessione sulla fotografia). Un’antologia di testi (quasi sempre completi e non estrapolazioni limitanti) che mettono in luce i rapporti complessi tra fotografia e letteratura, come i letterati e gli intellettuali hanno interpretato e raccontato la fotografia. Filo conduttore degli autori che si susseguono nel volume è l’avere, se così si può dire, un’idea classica dell’immagine fotografica, che attraverso i testi emerge in tutto il suo il mistero e ambiguità.
“Con il piacere è come con le fotografie. Quello che si realizza in presenza dell’essere amato non è che un cliché negativo, lo si sviluppa dopo, una volta arrivati a casa, quando si ritrova a propria disposizione quell’interiore camera oscura il cui ingresso è interdetto finché si sta con la gente”
(Marcel Proust)
Racconti dalla camera oscura a cura di Walter Guadagnini
2015, 14 x 21 cm, 208 pagine, brossura
ISBN 978-88-572-1855-7
€ 15,00