'Tibet sconosciuto'. New York celebra Giuseppe Tucci, orientalista italiano

Vajriputra Arhat. 17th century. Possibly Kham (East Tibet) (particolare) Image courtesy of the Museum of Civilisation/Museum of Oriental Art Giuseppe Tucci Rome.

New York celebra il grande orientalista italiano Giuseppe Tucci con una straordinaria mostra al museo della Asia Society: “Unknown Tibet: The Tucci Expeditions and Buddhist Painting” ovvero “Tibet sconosciuto: le spedizioni e i dipinti buddisti di Tucci”, aperta fino al prossimo 20 maggio.

E’ anche l’unica occasione per vedere questi capolavori – oltre 50, datati dal 13esimo al 19esimo secolo – prima che tornino ad essere esposti a Roma, perché nel frattempo il Museo Nazionale d’Arte Orientale dove erano conservati è stato chiuso.

Lha’i rgyal po. 16th century. U (Central Tibet). Tradition: Gelug. Pigments on cloth. MU-CIV/MAO “Giuseppe Tucci,” inv. 969/802. Image courtesy of the Museum of Civilisation/Museum of Oriental Art “Giuseppe Tucci,” Rome. — Lha’i rgyal po. 16th century. U (Central Tibet). Tradition: Gelug. Pigments on cloth. MU-CIV/MAO “Giuseppe Tucci,” inv. 969/802. Image courtesy of the Museum of Civilisation/Museum of Oriental Art Giuseppe Tucci Rome.

Tucci aveva comprato i dipinti buddisti durante le sue otto spedizioni in Tibet, fra il 1928 e il 1948. Nella mostra li si ammira a fianco delle foto che illustrano gli incredibili viaggi: oltre 7 mila chilometri a piedi in un’area del mondo allora praticamente sconosciuta e raggiungibile non in aereo, ma dopo essere arrivati per nave in India. I dipinti e le foto insieme sono spesso l’unica testimonianza rimasta dei templi buddisti visitati da Tucci, perché dopo l’occupazione del Tibet da parte della Cina comunista l’80% dei templi è stato distrutto.

Shakyamuni Buddha. 15th century. Ngari (West Tibet). Pigments on cloth. MU-CIV/MAO “Giuseppe Tucci,” inv. 963/796. Image courtesy of the Museum of Civilisation/Museum of Oriental Art “Giuseppe Tucci,” Rome.

Tucci era molto interessato alle religioni orientali e durante la spedizione del ’35 si era convertito al buddismo. Aveva potuto comprare i dipinti perché rovinati dall’uso, anneriti per esempio dal fumo delle candele e quindi considerati non più adatti a ispirare le preghiere e le meditazioni. In Italia i dipinti sono stati “puliti” – grazie all’eccellente know-how dei nostri restauratori – e ora sono godibili di nuovo nei loro sontuosi disegni e colori.

Vajriputra Arhat. 17th century. Possibly Kham (East Tibet). Tradition: Gelug. Pigments on cloth. MU-CIV/MAO “Giuseppe Tucci,” inv. 926/759. Placement as indicated on verso: 3rd from right. Image courtesy of the Museum of Civilisation/Museum of Oriental Art “Giuseppe Tucci,” Rome.

E’ stata la Presidente della Asia Society, Josette Sheeran, che ha vissuto a Roma dal 2008 al 2013 come Executive Director del World Food Programme e che conosceva il Museo Nazionale d’Arte Orientale, a voler portare questa mostra a New York. Dove l’inaugurazione ha visto la partecipazione di un folto pubblico, perfetta sintesi del melting pot della Grande Mela: asiatici, italiani, newyorkesi, cittadini di tutto il mondo e di tutte le religioni appassionati di arte e cultura.