Dagli scavi condotti dall’Università di Roma Tre, emergono reperti straordinari dal punto di vista della conoscenza degli eventi storici del Colosseo: gli spettatori scommettevano monete di bronzo sull’esito dei vari combattimenti.
Se uno dei compiti principali dell’archeologia è quello di ricostruire le relazioni intercorse nel tempo fra gli uomini e fra la società nel loro contesto ambientale, non c’è dubbio sull’importanza dei reperti tornati alla luce nel corso degli scavi condotti dall’Università di Roma 3, nell’area antistante il settore meridionale dell’Anfiteatro Flavio. Una preziosa ‘spazzatura’ sigillata da una serie di depositi di argilla fluviale sedimentata che ha permesso la conservazione dei preziosi reperti. Monete, dadi , resti di cibo, ossa di animali e perfino di un’orso, aggiungono un altro tassello alla conoscenza sulle attività che si svolgevano nell’area dell’Anfiteatro Flavio.
Non si tratta di una novità assoluta: monete e ossa animali sono stati ritrovati anche in passato nelle vicinanze dell’area. E’ la loro combinazione insieme al luogo specifico del ritrovamento che racconta una storia particolare e a tratti inedita degli spettacoli pubblici. La grande quantità di monete e dadi rinvenuti dimostra infatti come gli spettatori scommettessero sul finale dei vari combattimenti. Ce lo racconta l’antico condotto fognario che ha riportato alla luce molto materiale e che ha permesso di unire i vari elementi di questa sorta di puzzle. Come ha spiegato infatti il Professor Riccardo Santangeli Valenzani che guida l’attività di scavo: “I condotti fognari sono sempre uno spaccato molto preciso delle attività e delle condizioni di vita di una struttura di un determinato periodo.”In questo caso, questo primo riempimento del condotto fognario ci racconta le ultime fasi della vita antica del Colosseo, quando ancora vi si svolgevano le attività, i giochi e le venationes. Sulla base dei materiali ceramici e delle stesse monete ci troviamo quindi nell’arco del V secolo dopo Cristo.
La grande quantità di monete di bronzo ritrovate infatti, lascia pensare che gli spettatori se le scambiassero con una certa frequenza ( le perdevano perché se le scambiavano di continuo) probabilmente scommettendo sugli esiti dei vari spettacoli, che prevedevano, com’è noto, anche l’impiego di animali feroci. A tal riguardo, un altro dettaglio che emerge insieme ai reperti è che, probabilmente, nell’ultimo periodo imperiale non era più possibile importare dalle Province animali feroci (tigri, pantere , leoni) e per questo motivo le scommesse puntavano sull’unico animale feroce disponibile. Insieme ai frammenti ossei di piccoli animali che testimoniano i vari pasti consumati dagli spettatori durante gli spettacoli infatti, sono stati ritrovati i resti ossei di un orso.
Fonte Il Messaggero