Farronato anticipa i (pochissimi) dettagli nell’intervista rilasciata ad Alessandra Mammì pubblicata ieri su D-Repubblica. “Niente divisioni fra loro; obbligo di interazione, confronto fra le opere e collaborazione”
“Ci saranno solo tre artisti; niente divisioni fra loro; obbligo di interazione, confronto fra le opere e collaborazione”. Il Ministero per i Beni Culturali ha imposto l’embargo assoluto fino alla presentazione ufficiale, eppure qualche sommaria informazione sul futuro Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia trapela, nell’intervista che il curatore Milovan Farronato ha rilasciato ad Alessandra Mammì pubblicata ieri su D-Repubblica. Tre artisti, quindi, e questa è una notizia decisamente buona, se si pensa ai “carrozzoni” che ci eravamo abituati a vedere alle Corderie con i padiglioni curati da Beatrice&Buscaroli, Sgarbi, Pietromarchi, Trione. Tre artisti come nell’ultimo, di Cecilia Alemani: con il quale emerge un altro punto di contatto, legato a uno dei tre protagonisti del 2017. “Curare la mostra insieme a Roberto Cuoghi (“De Incontinentia” 2013)”, ricorda Farronato, “mi permise di penetrare la sua visione, aiutarlo a trovare energia nei meandri più nascosti della sua mente e allo stesso tempo riuscire, come lui, a non restare mai nel giusto mezzo”.
“Che effetto le fa, signor Farronato, rappresentare l’Italia?”, domanda poi l’intervistatrice. “L’Italia, in verità, la rappresenteranno gli artisti con i loro lavori. Comunque è buon effetto: io mi sento profondamente italiano. Sono felice di essere nato qui insieme al poema cavalleresco, Dante Alighieri, il suo Inferno e Paradiso, i capricci del barocco e le mille contraddizioni, quante quelle che posso avere io. Amo l’Italia e ho fiducia nel mio Paese. Dunque eccomi: sono pronto”. Ed è la stessa Mammì a cercare di sintetizzare l’idea che si è fatta di come sarà il patrio padiglione alla Biennale del 2019: “una mostra che si estende e si contrae, per lasciare spazio a imprevisti pertugi, architetture flessibili ed esperienze indimenticabili”.