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Tra Bontempelli e Bachelard. Le epifanie impalpabili di Silvia Ciaccio a Milano

Silvia Ciaccio Silvia Ciaccio
Silvia Ciaccio
Silvia Ciaccio

La mostra, dal titolo “Souffle Distanze”, fino al 2 dicembre 2018, presenta il lavoro inedito di Silvia Ciaccio. Il percorso creativo dell’artista intreccia vissuti familiari, interessi culturali e un’intensa passione per le diverse forme di espressione del sentire.

Le opere in mostra sono tutte realizzate con tecnica mista su carta velina. La scelta di questo materiale deriva da un particolare vissuto di Silvia che, all’età di 4 anni, frequenta il Laboratorio Bruno Munari. Grazie a questa esperienza si avvicina all’uso creativo di materiali differenti realizzando “sculture da viaggio”, “libri illeggibili”, “proiezioni dirette”. Sono soprattutto queste ultime a ritornare nel lavoro dell’artista: le diapositive, le cui immagini sono date dalla sovrapposizione di veline colorate inserite all’interno del telaietto della diapositiva, vengono proiettate sul muro rivelando forme astratte legate al mondo immaginifico dei bambini; le ombre e  le trasparenze  di queste veline impalpabili e aeree tornano in quello che l’autrice chiama “astrattismo atmosferico”.

Il percorso creativo di Silvia Ciaccio è accompagnato dalla lettura appassionata dei testi del filosofo Gaston Bachelard (in modo particolare La poetica dello spazio e La poetica della rêverie) e dello scrittore Massimo Bontempelli, il cui surrealismo magico de La scacchiera davanti allo specchio la condurrà ad una profonda riflessione artistica. Proprio l’incontro con Bachelard la porta a confrontarsi con il mondo della rêverie, le cui immagini si “svelano” nella narrazione appassionata delle “veline”.

La lettura di Bachelard arricchisce, inoltre, il tema de “l’uomo socchiuso”, tema che era già in nuce dai tempi del liceo nella riflessione sulla filantropia e nel periodo degli studi universitari, quando l’artista si accosta al tema del sottosuolo dostoevskiano, evidenziando l’esistenza ferita dell’essere umano. Le veline de “L’uomo socchiuso” portano i segni di un’assenza, ma la tensione verso l’alto sublima il dolore della ferita. “L’uomo socchiuso” rappresenta il culmine di una complessa riflessione sul tema dell’idea di immagine a partire dal primo lavoro sull’“immobilità vissuta” attraverso gli specchi.

Dalla leggerezza delle veline e dalla sonorità impalpabile dei brani musicali scelti deriva il titolo Souffle. La parola francese prolunga musicalmente, attraverso l’atmosfera, il suo suono così come le veline prolungano, attraverso l’atmosfera, la rêveriedell’immagine.

Infine, la parola Distanze abbraccia tutto il percorso artistico in quanto rievoca la distanza di una rêverie che ci porta lontano, la distanza dalla ferita ormai superata e sublimata, e in ultimo la distanza dall’opera d’arte, concetto chiave dell’artista, che si limita a lasciare una semplice impronta della sua esistenza nelle iniziali del suo nome (S.C.) scritte in matita con un tratto leggerissimo, quasi per paura di interferire con la vita della sua opera. Ne scaturisce il paradosso di una firma anonima che segna inevitabilmente la totale autonomia dell’opera d’arte.

Per informazioni: Silvia 333 67 81 784 / Maria Pia 338 62 84 529

Musiche atmosferiche di Brian Eno, Alva Noto eRyūichiSakamoto.

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