
Comincia l’era Menegoi ad Artefiera (Bologna, fino a domenica 4 febbraio) con rosso proliferare di gettonatissime shopper a tracolla. Primo nuovo anno zero. Fiera più asciutta e pulita, meno gallerie, nuovo taglio curatoriale: massimo 3 artisti per gli stand piccoli, 6 per quelli più grandi, incentivo assoluto (e conseguente risposta entusiasta) per le proposte monografiche. Migliora il contemporaneo (sia per l’offerta, sia per il taglio degli stand, anche se il livello è sempre molto “locale”). Buono quanto ripetitivo il Novecento (troppi i pezzi già visti già in giro e pochi capolavori), mangiato (o incoronato, a seconda dei punti di vista) a fine padiglione dalla preziosa mostra dedicata alle collezioni istituzionali d’arte moderna e contemporanea di Bologna e regione. Bene la fotografia, che implementa e consolida l’offerta grazie al contributo di Fantom (aka Massimo Torrigiani, Silvia Barni, Francesco Zanot e Ilaria Speri). Un’isola felice (color azzurrino) nell’ala del contemporaneo. Cura, ricerca e dialogo reciproco con le 18 gallerie prescelte. Di sicuro, la migliore novità della fiera (Fotografia e immagini in movimento). Vendite? Ancora molto il lavoro da fare sui collezionisti (da rivedere l’invito per 5 buyer a galleria, inesistenti compratori dall’estero), buone le vendite da qualche decina di migliaia di euro, male i top lot. Una fiera nel complesso ancora stanca (morta) che sente ancora più oggi il bisogno di una violenta sterzata, perlomeno per ritrovarsi.
DA NON PERDERE
Fotografia e immagini in movimento, la “performance” di Fantom



Spunti di pittura contemporanea






Gli stand di Poggiali (da Frangi a Viale sui toni del bianco e nero), Vistamare (Spalletti celesti vista neri di Burri) e Verolino (da Vasarely a Ernst nel segno dell’arazzo)




Solo figura e sfondo, la mostra dedicata alle collezioni istituzionali d’arte moderna e contemporanea di Bologna e Emilia-Romagna (a cura di Davide Ferri)


Donghi, Fioroni, Licini, Mafai, Marca-Relli




