Torino. Sulla via della folgore di diamante. Questo è il titolo della nuova parte di collezione di dipinti, appartenenti alla tradizione religiosa tibetana, esposti al MAO, Museo d’Arte Orientale, dal 27 marzo 2019 sino al 5 aprile 2020. Nella nuova esposizione si trovano 25 thang-ka risalenti al XVII e XIX secolo. Thang-ka indica un tessuto dipinto che può essere arrotolato. I dipinti sono eseguiti a tempera, il supporto è una mussola di cotone e la base è formata da una mistura gesso e caolino. I dipinti sono considerati oggetti religiosi non solo perché presentano soggetti e simboli religiosi appartenenti alla complessa iconografia buddhista tantrica, ma anche perché fungono da supporto concreto alla meditazione.
Le thang-ka, anche quando incentrate sulla raffigurazione di un unico soggetto religioso, sia esso simbolico, umano o divino, intendono trasmettere una complessità di competenze filosofico religiose che si esplicitano attraverso la definizione di elementi iconografici minori, immediatamente colti dai devoti buddhisti.
I soggetti iconografici esposti spaziano dalle raffigurazioni del Buddha Shakyamuni a quelle del Buddha Primordiale e dei Cinque Grandi Buddha Cosmici che da esso discendono. Nel sistema Vajrayana – la Via della Folgore di diamante – i Cinque Grandi Buddha sono infatti considerati essere emanazioni delle qualità spirituali del Buddha Primordiale, personificazione dell’Illuminazione innata.
Ciascuno dei Cinque Buddha Cosmici è associato a una direzione dello spazio. Amitabha, il “Buddha della Luce Infinita” è collocato a Occidente, mentre Amogasiddhi “Colui che conduce all’infallibile realizzazione” è il reggente del Nord. Nell’ambito di questo universo spirituale così spazialmente definito, si collocano esseri intermedi, quali i Bodhisattva, ovvero coloro che rinunciano all’estinzione dal ciclo di nascite e morti (nirvana) per indicare la via della salvezza a tutti gli esseri senzienti.
Oltre alle figure spirituali pacifiche troviamo divinità protettrici della religione, dall’aspetto terrifico, come Mahavajrabhairava, il Grande Terrifico, o Yamantaka, il distruttore della morte, così come maestri e adepti tantrici, che a loro volta si mostrano gentili come Tson-ka-pa, fondatore della scuola che dal XVI secolo sarà retta dai Dalai Lama, o terrifici nell’atto di scacciare i demoni.
Due thang-ka tibetane del XVIII secolo, piuttosto rare, sono quelle prodotte nell’ambito della scuola monastica del Bon. Si tratta di una via spirituale parallela al Buddhismo, risalente come quella dei Rnyng-ma-pa a un gruppo antico di lignaggi di praticanti tantrici. È la principale forma religiosa del Tibet non buddhista.
Oltre a vari soggetti religiosi, le opere esposte mostrano alcuni tratti stilistici appartenenti a diverse scuole pittoriche. Lo stile della thank-ga Storie di Mandhatar, Candraprabha, Supriya del XVIII secolo, si rifà alla scuola karma sgar bris, una delle due grandi correnti stilistiche in cui si divide la pittura tibetana degli ultimi quattro secoli.
Oltre ai soggetti rappresentati frontalmente, con una disposizione geometrica delle figure minori, che ricordano il primo stile d’origine nepalese, come nella thang-ka Vajradhara e i mahasiddha, si segnalano dipinti dalla gradazione cromatica particolare, come nella thang-ka Rol-pa’i-rdo-rje e nove manifestazioni di Amitayus che appartiene al gruppo dei mtshal-khang (pittura vermiglia), realizzata con sottili tratti dorati su fondo preparato con il rosso cinabro. Il dipinto Amoghasiddhi, una thang-ka di carattere misto, vede la figura centrale dipinta a tempera con vari pigmenti su un fondo realizzato con la stessa tecnica delle mtshal-thang.
Informazioni utili:
Sulla via della folgore
27 marzo 2019 – 5 aprile 2020
Mao, Museo d’Arte Orientale | Via San Domenico 11, Torino
Martedì- venerdì: 10.00 – 18.00
Sabato e domenica: 11.00 – 19.00
tel 011.4436927 – mao@fondazionetorinomusei.it – www.maotorino.it