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Al PAC l’amore si fa rivoluzionario. 400 opere per la prima (grandiosa) mostra italiana di Anna Maria Maiolino

Anna Maria Maiolino Entrevidas, da série Fotopoemaçâo (Tra le vite, dalla serie Fotopoemazione), 1981-2010, Fotografia i bianco e nero e stampa digitale| foto Artslife
Anna Maria Maiolino
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Più di 400 opere per la prima mostra italiana in un’istituzione pubblica, il PAC di Milano, dell’artista italo- brasiliana Anna Maria Maiolino (1942, Scalea). O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO curata da Diego Sileo, in mostra dal 29 marzo al 9 giugno 2019, è la più ampia retrospettiva dell’artista mai realizzata fino ad ora.

Il percorso si sviluppa cronologicamente, ma in senso contrario. Dalla fine (il presente) verso l’inizio (gli anni ’60). L’argilla, elemento ricorrente nella produzione artistica di Maiolino, accoglie gli spettatori con un’installazione site specific. Argilla cruda, semplicemente seccata, che racchiude in sé l’entropia, l’energia dell’uomo (anzi della donna) che modifica la terra. L’atto del modellare (impastare), la libertà del gesto creatore che coinvolge direttamente l’artista in senso fisico e materico. L’opera si compone di due forme, da un lato i classici rotoli appoggiati su una pedana e, di fronte, sul muro, una moltitudine di elementi scultorei che compongono una trama, una mappa (forse). Oggetti seriali, ma non in senso industriale, realizzati dalla mano dell’artista e per questo diversi l’uno dall’altro. Questo lavoro (l’ultimo realizzato ma il primo della mostra) si presenta come una dichiarazione poetica: l’argilla, gli ovali, il vuoto (gli elementi scultorei sul muro sono di forma convessa) e le forme primordiali.

Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Claudia Castelli

Mi avete restituito all’Italia. Ho avuto di nuovo l’Italia come madre, sono stata lontana tanti anni e l’ho sempre vista, nel mio inconscio infantile, come una madre che non mi aveva curata. Io e la mia famiglia abbiamo sofferto quello che soffrono i migranti quando lasciano la loro terra, e non è una cosa facile.

Queste sono state le parole dell’artista, emozionata, durante la conferenza stampa. Anna Maria Maiolino, infatti, è nata in Italia nel 1942 (a Scalea, in Calabria) ma all’età di 12 anni si è trasferita con la famiglia prima in Venezuela (1954) e poi in Brasile (1960). Il suo lavoro fonde in uno stile iconico la creatività italiana e la sperimentazione delle avanguardie brasiliane. Arrivata in Brasile, negli anni ’60, si unisce al movimento Nova Figuraçâo, che declinava in termini brasiliani la Pop Art americana. I suoi lavori prendono ispirazione dall’immaginario quotidiano femminile: essere artista, donna e madre fece parte del mio bagaglio fin dall’inizio (spiega Maiolino in un’intervista con il curatore).

La serie Indicios (2000/2003), disegni realizzati su carta con ago e filo, vogliono denunciare la meccanicità (ripetitiva e noiosa) di gesti quotidiani appartenenti alla sfera domestica femminile come cucire. Un’azione banale, l’ago che buca il foglio attraversato da un filo, si fa pratica artistica. Le opere sono appese lungo la stanza centrale del piano inferiore del PAC in modo tale che si possano ammirare da entrambi i lati. Nei dipinti degli anni ’90 (esposti qui per la prima volta), cerca di tradurre sulla tela le ricerche fatte in scultura. Forme allungate, che potrebbero alludere alla dimensione sessuale, sono in realtà il risultato dell’indagine che l’artista ha eseguito sulla materia (la tela) e sull’azione (quella del corpo). La forza di gravità, il peso dell’inchiostro che porta la goccia a cadere sulla tela. Sono presenti, poi, tutte le opere politiche derivate dall’esperienza della dittatura brasiliana, oppressiva e censoria. La celebre installazione Entrevidas del 1981, una distesa di uova sparse in mezzo alla strada (dove le persone dovevano camminare), denuncia il periodo di equilibrio precario che il paese stava attraversando sotto il governo di Joâo Figueiredo (generale e presidente in carica fino al 1985). L’amore, per le sue origini, per la famiglia, per la sua terra d’adozione e per il suo lavoro. La pulsione (rivoluzionaria) che l’ha sempre spinta a creare. Quella che dà significato e mette in condizione di affrontare nuove sfide. Che aiuta a resistere nonostante l’oppressione di una condizione storico-politica avversa.

Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Artslife

Disegni, dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni. Anna Maria Maiolino ha sempre sperimentato qualunque mezzo artistico. Negli anni ’60 il suo interesse è orientato più verso il linguaggio e il corpo. Gli orifizi in particolare. Come la bocca, organo deputato all’elaborazione del pensiero, alla comunicazione ma anche al consumo di cibo. Antropofagia (titolo di un suo film del 1973-1974), un rimando al Manifesto Antropofago pubblicato nel 1928 dal poeta brasiliano Oswald de Andrade il quale riteneva che l’identità culturale brasiliana avesse cannibalizzato altre culture in risposta al dominio post-coloniale. Due bocche, una maschile e una femminile e la loro incapacità di comunicare. Incomunicabilità ma anche fagocitazione. Una delle sue opere più celebri, Por un fio del 1976 (già esposta a Milano nel 2015 durante la mostra La Grande Madre), mostra la Maiolino seduta tra sua madre e sua figlia nell’atto di tenere in bocca segmenti di corda, come a voler enfatizzare i legami famigliari. Fino ad arrivare all’ultima sala, i suoi primi lavori. Disegni a matita e tempera su carta, ritratti a penna che fanno parte della serie Primerìssimos e Os Primeriros nei quali troviamo molti segni che poi ritorneranno nel corso del suo lavoro. Altri disegni, invece, fanno parte del periodo newyorkese (1968-1969) dove il disegno rappresentava per lei una fuga dalla quotidianità, i figli piccoli e le incombenze domestiche. Prima artista, poi donna e madre.

Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Artslife

Venerdì 5 aprile alle ore 19:00 Anna Maria Maiolino eseguirà una performance, AL DI LÀ DI, con la partecipazione dell’artista Gaya Rachel e con la collaborazione di Flavio Kactuz. La performance è stata pensata in occasione della mostra e in concomitanza con Milano Art Week. Negli spazi del PAC l’artista tornerà ad elaborare argomenti relativi all’essere umano (il sociale, il politico, la vita, la morte e il femminile) dando rilevanza agli affetti relativi al Sè (l’io) e l’altro.

Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Artslife
Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Artslife
Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO, PAC| foto Artslife

*Entrevidas, da série Fotopoemaçâo (Tra le vite, dalla serie Fotopoemazione), 1981-2010, Fotografia i bianco e nero e stampa digitale| foto Artslife

Informazioni utili

Anna Maria Maiolino. O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO

29 marzo – 9 giugno 2019

PAC Padiglione d’arte Contemporanea
via Palestro 14, Milano

orari:
mercoledì, venerdi, sabato, domenica 9:30-19:30
martedì e giovedì 9:30-22:30
chiuso lunedì
ultimo ingresso 1 ora prima della chiusura

Durante l’art week (dal 2 al 7 aprile 2019) ore 9:30-22:30 ingresso con biglietto speciale €4 dalle ore 18

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