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La doppia natura del mostro: esposizione collettiva in tre atti a CampoBase, Torino

Campo Base Torino, propone una tre giorni di sperimentazione: dal 26 al 28 giugno There’s a monster coming! andrà a comporsi una sera alla volta, ridefinendo così il concetto di mostra collettiva e coinvolgendo in modo inedito il visitatore.

Prima che il mostro entrasse negli armadi attraversando i nostri sogni e si costruisse un posto di rilievo nell’oscurità, diventando creatura spaventosa e temibile, il termine indicava invece tutt’altro. O meglio, il manifestarsi improvviso e prodigioso esisteva anche prima che deviasse verso l’orrorifico, ma rimaneva più strettamente legato all’accezione della sua origine latina: fatto o fenomeno portentoso, che attira perciò lo sguardo dello spettatore.

Flavia Tritto, Epoché (between us), still video, 2019
Flavia Tritto, Epoché (between us), still video, 2019

CampoBase accoglie entrambe le declinazioni del concetto di mostro e delinea un’esposizione che ne esalti e combini le sfaccettature. There’s a monster coming! Intende stupire e unire, sorprendere dal punto di vista tecnico-installativo (generando attesa e sorpresa, svelando la mostra in più giornate) e contenutistico (le tre opere di completeranno e contrasteranno, generando una nuova e sublime creatura).

Tre artisti per tre opere inaugurate in tre giorni. Dal 26 al 28 giugno ogni sera alle 19 sarà rivelata un’opera delle tre artiste in mostra, ognuna rappresentante di una componente della creatura ibrida – una sorta di taglia e cuci alla mostro di Frankenstein -, che andranno poi a comporre il lavoro finale.

Giulia Poppi

SplashSplapCiaff di Giulia Poppi sarà la scenografia; You have more microtubiles than a paramecium in your brain di Irene Adorni il suono; Phàntasma di Flavia Tritto la performance. Ognuna nella sua individualità prenderà vita in una giornata diversa, fino a completarsi al termine della terza sera. Lo spazio temporaneo di CampoBase smonta perciò il format dell’esposizione collettiva. Così tripartita l’opera si configura infatti come un evento in divenire, che costringe e invoglia lo spettatore a tornare e ritornare nel luogo espositivo. Il lavoro si manifesta per stratificazioni successive, in modo da offrire una visione d’insieme che non comprometta minimamente i valori personali di ogni contributo.

Irene Adorni, ChapterX,Digita lPrints,Video, Sound, London, 2018
Irene Adorni, ChapterX,Digital Prints,Video, Sound, London, 2018

Così facendo inoltre la complessità dell’opera si manifesta prima nelle sue parti che nell’organismo, lasciando intravedere dinamiche relazionali ora virtuose, ora difficoltose. Un dialogo volto all’incontro che non nasconde conflitti, allineamenti armoniosi ma anche attriti da oliare con il tempo. Un corpo incerto, risultato di un procedimento da laboratorio sartoriale: taglia e cuci, adatta e sistema. Un processo collettivo dove prendono parte pensieri, sensibilità e pratiche differenti. C’è un mostro in arrivo, ma non abbiamo paura.

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