Le Gallerie d’Italia di Milano presentano Frammenti da Bisanzio, dal 22 gennaio all’1 marzo 2020. La mostra, curata da Francesco Tedeschi, raccoglie le opere di Umberto Mariani: superfici di colore puro ispirate dalla tradizione bizantina.
Il colore talvolta non è solo una componente fondamentale nella realizzazione di un’opera d’arte, ma ne diventa assoluto protagonista. Così nella tradizione bizantina, spesso legata al tema dei mosaici, il valore cromatico riempie le forme senza contorni, da corpo alle figure e densità alla composizione. Una distesa variegata di colore sufficiente, almeno al tempo, per definire il mondo. In queste circostanza la linea e il segno non completano l’opera, ma ne vanno invece ad invece ad inficiare l’armonia complessiva. Per questo nell’arte bizantina non c’è traccia di essi, per questo nell’opera di Umberto Mariani (che a quella tradizione si ispira) non c’è altro che colore.
Con il mio lavoro faccio riferimento costante a forme e soggetti che appartengono da sempre alla storia dell’arte: il drappeggio, il panneggio e anche altre forme archetipe come l’ellisse, l’uovo, la croce. Il mio panneggio, le mie pieghe non hanno nulla di veristico e nemmeno di realistico, ma semmai si avvalgono di forme e significati simbolici ”
U. Mariani, Intorno alla bellezza, Milano, novembre 2014
Colore che trasmette emozioni e suggestione, che sfugge alla logica e si dirige direttamente dove è impossibile trovare ragioni. Le Gallerie d’Italia di Milano hanno accettato questo compromesso e dunque ospitano, dal 22 gennaio all’1 marzo 2020, una mostra personale dedicata a Mariani (Milano, 1936). L’esposizione Frammenti da Bisanzio – già presentata all’Ermitage di San Pietroburgo nel 2019 e a Ravenna e Roma nel 2018 – traccia la storia della relazione tra l’artista e l’ispirazione culturale e figurativa proveniente dall’oriente bizantino.
Mariani, autore di opere fondate su un principio di composizione del colore e della materia che prende forma dalle pieghe dei fogli di piombo con cui da tempo opera nella serie denominata La forma celata, considera la sua opzione per la monocromia come un modo di rivelare, attraverso la combinazione dei colori e delle forme, una concezione astratta, trascendente e simbolica.
