Print Friendly and PDF

Storie di vita nella storia dell’arte: 5 romanzi di Susan Vreeland da leggere, da Artemisia a Vermeer

Immagine di copertina - Theodore Roussel, The reading girl (1887, olio su tela, 152 x 161 cm)
Immagine di copertina – Theodore Roussel, The reading girl (1887, olio su tela, 152 x 161 cm)

Storie di vita che si intrecciano con la storia dell’arte, storie di uomini e donne che hanno fatto la differenza, hanno lasciato il segno o sono stati testimoni della nascita di grandi capolavori e di fondamentali svolte artistiche. Parliamo dei romanzi della scrittrice americana Susan Vreeland.

Susan Vreeland, apprezzata autrice americana venuta a mancare nel 2017, è nota al pubblico come la scrittrice che amava coniugare l’arte e la fiction. Dei nove libri pubblicati nel corso della sua carriera, sette di questi raccontano le appassionanti storie di celebri artisti e personaggi, a volte storici, altre di fantasia, a loro vicini. Storie d’arte, di vita e d’amore.

Attraverso viaggi letterari nello spazio e nel tempo, la Vreeland apre per i suoi lettori finestre sugli immaginari di dipinti famosi e su momenti cruciali della storia dell’arte, senza rinunciare mai alla leggerezza e alle suggestioni romantiche che rendono i suoi romanzi unici nel genere. Assistiamo così alle lotte e alle controverse vicende di Artemisia Gentileschi nel bestseller La passione di Artemisia, indaghiamo un dipinto di Vermeer ne La ragazza in blu, seguiamo la scia dello sgangherato velocipede a vapore di Renoir ne La vita moderna e ci appassioniamo alla vita della pittrice canadese Emily Carr con L’amante del bosco.

Ripercorriamo insieme, in ordine cronologico, cinque romanzi che Susan Vreeland ci ha lasciato e che non dovrebbero mancare nella libreria di chi non solo ama l’arte, ma crede nelle belle storie.

La passione di Artemisia di Susan Vreeland, copertina del libro pubblicato da Neri Pozza Editore
La passione di Artemisia di Susan Vreeland, copertina del libro pubblicato da Neri Pozza Editore

La passione di Artemisia (The Passion of Artemisia, 2002)

Artemisia Gentileschi: celebre non soltanto per essere stata riconosciuta come la prima grande pittrice della storia, ma per essere stata una delle prime donne in assoluto a denunciare pubblicamente uno stupro. Raccontare la vita della pittrice romana significa ricostruire i tratti di una donna forte, determinata e coraggiosa in un’epoca dominata da uomini, forza bruta e ingiustizie. Una sfida tutt’altro che facile per la Vreeland che, con grande sensibilità e una buona dose di invenzione, riesce a dare forma ad una storia fatta di luce e moltissime ombre, proprio come la pittura della sua protagonista.

Una lettura agrodolce che ci trascina all’interno delle botteghe dei pittori del XVII secolo, rivelandone gli scorci, le atmosfere e gli odori, un universo totalmente al maschile in cui la giovane Artemisia si insinua con fatica. Dal terribile processo del tribunale papalino fino all’ammissione all’Accademia di Disegno di Firenze, il romanzo segue i passi solitari di una giovane artista verso il pubblico riconoscimento del suo innato talento  e il raggiungimento del successo.

Primo esperimento letterario di genere storico-artistico, senza alcuna ambizione biografica, La passione di Artemisia è divenuto in pochi mesi un vero e proprio successo mondiale. A oggi il libro più venduto dell’autrice americana.

Dettaglio della lampada Dragonfly disegnata da Clara Driscoll, 1900-1906 ca. Courtesy of the New York Historical Society
Dettaglio della lampada Dragonfly disegnata da Clara Driscoll, 1900-1906 ca. Courtesy of the New York Historical Society

Ritratti d’artista (Life Studies, 2004)

Se con i suoi libri la Vreeland ci ha abituato a spalancare finestre su vite passate, in Life Studies del 2004 preferisce farci spiare da porte semi aperte sulla quotidianità di grandi artisti, svelandocene attimi fugaci eppure segnanti.

Pagina dopo pagina, pennellata dopo pennellata, con maestria vengono affiancati i racconti e le vicende di personaggi del calibro di Édouard Manet, Paul Cézanne, Claude Monet e Vincent van Gogh alle storie degli individui con cui hanno intrecciato momenti di vita. Sono le mogli, le amanti, i figli e gli amici dei cosiddetti geni del cambiamento, i protagonisti dell’Impressionismo e delle sue inevitabili derive.

Confermando il grande amore per i dettagli e le descrizioni accurate di colori, atmosfere e sensazioni, l’autrice americana tratteggia ritratti e scene intimistiche che svelano, ad esempio, gli incontri di Monet con la devota amante Alice Hoschedè, i ricordi rancorosi nella vedova Suzanne Manet e l’immagine della bambina con l’innaffiatoio in mano ritratta da Renoir in un giardino rigoglioso.

La vita moderna (Luncheon of the Boating Party, 2007)

Nel 2007 Susan Vreeland sceglie di catapultare i suoi lettori all’interno di uno dei più celebri manifesti della pittura impressionista: La colazione dei canottieri di Pierre-Auguste Renoir. Con un’equilibrata miscela di verità storica e plausibile finzione, la Vreeland segue i passi di uno squattrinato Renoir durante la lenta e laboriosa realizzazione del più celebre dei suoi capolavori, oggi punta di diamante della Phillips Collection a Washington.

Una narrazione paziente e ricca di brillanti intuizioni che ci svela l’immagine fedele di un’epoca affascinante, bella per definizione, e i turbamenti di un artista che sente ancora il bisogno di dimostrare il proprio talento. Così i quattordici protagonisti ritratti dal maestro prendono nuovamente vita attraverso la descrizione accurata degli incontri domenicali nella veranda della Maison Fournaise sull’isola di Chatou, durante i quali canottieri, fanciulle e gentiluomini posano durante le ore più calde e luminose e brindano alla gioia di vivere – la joie de vivre, vero motto della vita moderna – sotto gli occhi attenti dell’amico artista.

Quattordici personaggi, uomini e donne i cui nomi e cognomi ci vengono restituiti da fonti esatte, che Susan Vreeland fa suoi e rende veri protagonisti di quegli incontri spensierati e vagamente bohémienne, immaginandone l’estro, la personalità e i sentimenti sulla base di quei ritratti tracciati dalle pennellate evanescenti di Renoir.

Una ragazza da Tiffany di Susan Vreeland, copertina del libro pubblicato da Neri Pozza Editore
Una ragazza da Tiffany di Susan Vreeland, copertina del libro pubblicato da Neri Pozza Editore

Una ragazza da Tiffany (Clara and Mr. Tiffany, 2010)

Nell’ultimo decennio dell’800, quando il movimento Arts and Crafts riforma il settore delle arti applicate ponendo le basi del design moderno, a New York vediamo compiersi la storia della Tiffany Glass & Decorating Company, il più celebre laboratorio artistico di produzioni in vetro dell’età moderna.

Figlio del cofondatore della già potente società di gioielleria Tiffany & Co, Louis Comfort Tiffany divenne famoso per il particolare tipo di vetro prodotto a fine secolo, il cosiddetto vetro Tiffany, e per le ancora oggi immortali creazioni Art Noveau nate nelle sue fabbriche grazie al lavoro di molte talentuose donne. Pur portando il nome di un uomo, la storia dei Tiffany Studios è infatti una storia totalmente al femminile che Susan Vreeland sceglie di raccontare attraverso gli occhi di Clara Driscoll, designer di più di trenta lampade Tiffany, fra cui la Peony, la Wisteria, la Daffodil e la più nota Dragonfly, immancabile in ogni buon libro di storia dell’arte.

Clara è solo una delle tante ragazze di Tiffany, descritte come creative, abili e infaticabili lavoratrici dedite quotidianamente alla selezione, al taglio e all’assemblaggio del vetro, sotto le cui mani nascevano oggetti sofisticati fatti di fiori, foglie, tralci di vite, libellule e farfalle opalescenti.

Una ragazza da Tiffany è una timida storia di emancipazione femminile non semplicemente nel mondo dell’arte, ma in un mondo del lavoro che lentamente cambia e trasforma le sue città in metropoli, i laboratori artigianali in grandi fabbriche, la creazione artistica singola in produzione seriale e le giovani operaie in ambiziose imprenditrici di se stesse.

Clara Driscoll nei Tiffany Studios, 1901 ca. Dettaglio di una fotografia conservata al Metropolitan Museum of Art
Clara Driscoll nei Tiffany Studios, 1901 ca. Dettaglio di una fotografia conservata al Metropolitan Museum of Art

La lista di Lisette (Lisette’s List, 2014)

Nel 2014 Susan Vreeland presenta ai suoi lettori Lisette, giovane parigina costretta a rinunciare a un apprendistato nella galleria d’arte di Laforgue per trasferirsi in campagna nella primavera precedente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Pur non avendo una vera corrispondenza storica, il personaggio di Lisette è ricalcato sull’immagine dei molti uomini e delle molte donne che, sfidando le paure e i pericoli della guerra, tentarono di mettere in salvo un gran numero di opere d’arte dai saccheggi e dai roghi delle SS ordinati da Goering e Goebbels in tutta Europa.

In quello che sfortunatamente è il suo ultimo libro, Susan Vreeland sceglie di raccontare una storia fatta di attese, responsabilità e speranza che però la guerra la guarda da lontano, mostrandoci i turbamenti di un villaggio apparentemente fuori dal mondo, fra le montagne della Provenza. È qui infatti che Lisette conosce Pascal, vecchio corniciaio parigino e nonno del marito, e scopre lo straordinario tesoro che nasconde in casa: sette quadri appesi alle pareti raffiguranti casolari di campagna, campi fioriti all’ombra di montagne, nature morte e fanciulle. Sette meravigliosi dipinti che portano la firma di Cézanne, Pissarro e altri grandi maestri del Post-Impressionismo.

Oggetti dal valore inestimabile che racchiudono storie e ricordi. Oggetti che Pascal vuole tramandare al nipote e alla sua giovane moglie amante d’arte affinché non vadano mai perduti. Un’eredità dal valore inestimabile la cui difesa dai nazisti e successiva ricerca diventerà la missione di Lisette nell’arco di undici lunghi anni.

Soldati americani ritrovano un'opera d'arte nascosta nelle miniere durante la Seconda Guerra Mondiale. Courtesy of The National Archives
Soldati americani ritrovano un’opera d’arte nascosta nelle miniere durante la Seconda Guerra Mondiale. Courtesy of The National Archives

Commenta con Facebook