Le opere d’arte che scandiscono la sigla iniziale di The Young Pope introducono immediatamente a diversi elementi cardine della serie tv, risalente ad un 2016 da cui ormai iniziamo ad allontanarci in maniera sensibile, le cui atmosfere e vicende si sono però rinnovate nel sequel The New Pope. Cosa ci suggerisce questa emblematica introduzione?
Sicuramente la sensibilità visiva dell’intera serie, caratterizzata un’impronta registica fatta di inquadrature sempre ragionate e messe in scena precise, lungamente pensate nei loro dettagli proprio come se fossero dipinti, interminabili attimi destinati a rimanere cristallizzati nella resa che il regista-pittore ha scelto per loro. Anteporre dei quadri alla visione del film sembra indicarci proprio questi: si tratta di un prodotto dove l’immagine gioca un ruolo centrale.
In secondo luogo, derivato direttamente dal primo, la valenza centrale dell’impianto simbolico presente nell’opera di Paolo Sorrentino. Lunghi silenzi interrotti da poche ed emblematiche battute, scambi di parole pesanti come mattoni, mai lasciati al caso e per questo bisognosi di estrema attenzione da parte dello spettatore; stessa attenzione da riversare necessariamente anche nella trasmissione visiva, che assume di conseguenza un ruolo centrale di completamento all’interno della narrazione. The Young Pope è una serie fedele al linguaggio cinematografico, un’opera che salvaguarda la centralità e la forza dell’immagine. Proprio come in un’opera d’arte predilige lasciarsi osservare, piuttosto che raccontare esplicitamente. Sta al nostro acume – oltre che alla sua eloquenza – riuscire a cogliere la trama simbolica che brilla sotto il tessuto enigmatico della vicenda.
E infine un terzo aspetto, a sua volta derivato dalla natura intrisa di simbolismo della serie, potrebbe lasciare intendere che Sorrentino abbia voluto condensare, ripercorrendola artisticamente, la storia della cristianità. Dalla nascita di Cristo alla fondazione della Chiesa, dalla processo evangelico alla definizione dei dogmi; dal drammatico periodo delle crociate all’illuminata esperienza di San Francesco, dall’edificazione di San Pietro alla lotta del cattolicesimo per resistere agli eretici e al cambiare dei tempi. Com’è finita questa lotta? Non è ancora finita e arrischiarci a dare un responso intermedio è quantomai rischioso. Possiamo in ogni caso constatare, senza offendere nessuno, che di certo la cristianità stia vivendo un periodo di crisi spirituale, morale e soprattutto sociale. Almeno questo è ciò che Sorrentino sembra lasciar intendere chiudendo questa riuscitissima sigla con la statua di Papa Wojtyla colpita da un meteorite.