Da quando la pandemia ha raggiunto anche gli Stati Uniti, costringendo tutti a rimanere in casa, il fotografo di Brooklyn Stephen Lovekin ritrae i suoi vicini attraverso le finestre: ognuno di loro mostra un messaggio di speranza.
Dare voce e unire le persone senza violare le regole, creando una testimonianza originale e potente del periodo storico che stiamo vivendo. Questo è il proposito con cui il fotografo newyorkese Stephen Lovekin immortala i residenti di Brooklyn, suoi vicini, attraverso le finestre delle loro case. Il progetto, dal titolo Words at the Window: Self Isolation and the Coronavirus raccoglie ritratti di persone in quarantena che mostrano, ognuna, un messaggio di speranza e resilienza scritto a mano su un foglio.
Lovekin ha seguito da vicino l’evolversi della situazione di emergenza, prima fotografando i newyorkesi in giro con guanti e mascherine, le strade sempre più vuote, le misure di sicurezza da rispettare. Poi, ispirato da Shirley Fuerst, artista di 91 anni che continua a realizzare opere nel suo appartemento-studio, ha scelto di focalizzarsi sulle persone, sullo spirito con cui ognuno sta cercando di affrontare la situazione. Posando lo sguardo sulle finestre, unico contatto possibile tra l’interno e l’esterno, il fotografo ha chiesto a ognuno di mostrare un messaggio da condividere con il mondo.
Il risultato è un caleidoscopio di sguardi sull’emergenza, che al contempo esplora le infinite accezioni del termine famiglia. C’è quella classica, che dice che ce la possiamo fare. Ci sono le giovani coppie, che scrivono da soli, ma insieme. C’è l’artista che ha ispirato il progetto, sola in casa, che sventola con fierezza il suo l’arte ci salverà!. E poi c’è chi la butta sulla politica, riflettendo su come questa emergenza ci dia l’occasione di rivedere il nostro contraddittorio modello sociale. Ogni giorno, Stephen Lovekin posta nuovi scatti sul suo profilo Instagram.